Roma 6 gennaio 2014
Piangi piangi, che ti compero una lunga spada blu di plastica, un frigorifero
Bosch in miniatura, un salvadanaio di terra cotta, un quaderno
con tredici righe, un’azione della Montecatini:
piangi piangi, che ti compero
una piccola maschera antigas, un flacone di sciroppo ricostituente,
un robot, un catechismo con illustrazioni a colori, una carta geografica
con bandiere vittoriose:
piangi piangi, che ti compero un grosso capidoglio
di gomma piuma, un albero di Natale, un pirata con una gamba
di legno, un coltello a serramanico, una bella scheggia di una bella
bomba a mano:
piangi piangi, che ti compero tanti francobolli,
dell’Algeria francese, tanti succhi di frutta, tante teste di legno,
tante teste di moro, tante teste di morto:
oh ridi ridi, che ti compero
un fratellino: che così tu lo chiami per nome: che così tu lo chiami
Michele.
Sono versi profondamente e amaramente polemici.
Nella nostra società dei consumi tutto è ridotto a livello di oggetto, di merce: e, così, grottescamente si mescolano i giocattoli, gli elettrodomestici, le medicine, il catechismo, le allusioni alla tragica guerra di liberazione dell’Algeria. L’unico acquisto vero, al termine della filastrocca accusatrice e demistificante, sarà un fratellino: e per questo regalo, il bimbo, è invitato finalmente a ridere.
***
Abbraccia tuo figlio
di un abbraccio caldo e sincero
lui dimenticherà dei giochi
di lagnarsi per un capriccio
e non ci sarà più bisogno del lupo nero
per attirare la sua attenzione
di babbo Natale
che giustifichi la tua richiesta d’amore.
LL
A domani
Lié Larousse