Edoardo, “sono solo canzonette”?

Creato il 16 novembre 2011 da Postscriptum

Copertina di "Sono solo Canzonette" uscito nel 1980 e divenuto un cult

Quando si parla di rock italiano inevitabilmente il nostro cervello fa un click e volenti o nolenti i primi due faccioni che ci vengono in mente sono quelli di Luciano Ligabue e Vasco Rossi e questo più o meno a buon diritto è un dato di fatto cui ognuno di noi si è inconsciamente abituato.
A dirla tutta però il rock in Italia di altri grandi esempi ce ne ha serviti tanti nel tempo più o meno apprezzabili, per citarne un paio la Nannini come i Negrita ma uno che la storia musicale e culturale italiana la ha letteralmente segnata tra la fine degli anni settanta ed i primi anni novanta e che tutti tendono a ricordare solo se gli viene citato è Edoardo Bennato.
Sì perché oggi in pochi lo sanno, ma Bennato fu un vero e proprio crack in quegli anni ed il suo rock popolare entrò nelle radio e nelle case degli italiani con un’energia tanto dirompente da essere poi studiato nelle scuole per un certo periodo non per le musiche ma per i testi ed il linguaggio semplice, diretto e comunque d’impatto immediato che però riusciva a portare con se sempre qualche messaggio in più.
Ora, come tutti i cantautori di lungo corso –perché oggi è definito, riduttivamente per certi versi, solo cantautore visto che ha scritto negli anni per gente come Lauzi, Bobby Solo e molti altri- i suoi lavori sono numerosissimi e sarebbe una cosa lunga, faticosa per me e noiosa per voi, stare lì a far le pulci ad ogni album o pezzo che il cantante napoletano ha tirato fuori dal cilindro e che sono talmente tanto lontani dalla tradizione neomelodica campana da meritare solo per questo una mia menzione d’onore ed un attestato di stima infinita (non me ne vogliano i fans di Merola, d’angelo,d’alessio,tatangelo e di tutti gli altri rappresentanti della tragedia napoletana in generale).
Bennato si diploma al liceo artistico di Napoli, dopo un’esperienza londinese ed il contatto col fermento culturale e musicale della City, si innamora del rock e di gente come Bob Dylan, cose che lo spingeranno ad imparare a suonare oltre la chitarra, anche l’armonica, il kazoo e diversi altri strumenti a percussione.
Sarà nel periodo londinese, agli inizi degli anni settanta, che dopo una serie di scarsi successi discografici scriverà “Un Giorno Credi” (link), pezzo che verrà pubblicato all’interno del suo primo LP.
Nel 1976 incide il concept “La Torre di Babele” – bisogna ricordare che Bennato porta avanti l’idea dell’album concettuale come un mantra, una filosofia musicale in pratica- album sperimentale dai testi di forte impegno sociale, dalle sonorità già indirizzate verso uno stile ben distinguibile e che tutt’oggi colpisce per freschezza ed attualità.
Senza volerla fare troppo lunga, arriva al successo vero ed esplosivo nel ’77 con l’album “Il burattino senza fili” concept che trae spunto da Pinocchio di Collodi ma porta avanti con ironia graffiante una forte critica sociale ed ai rapporti umani, ragazzi sfido chiunque di voi a dirmi che non ha mai sentito pezzi come “Il Gatto e la Volpe”(link) o “Mangia fuoco”(link).
E finalmente veniamo a noi, infatti la stessa graffiante ironia, che era stata la fortuna de “il burattino senza fili”, con l’aggiunta di un retrogusto amaro di disillusione ed un pizzico di cinismo le troviamo nel travolgente ed immortale concept “Sono solo Canzontette” del 1980.
Vi ricordate quando si diceva prima che Bennato venne studiato nelle scuole? Bene, questo album gli valse il titolo di “materia di studio” per la potenza espressiva e concettuale che un linguaggio semplice e diretto,  quello appunto del poliedrico artista campano, fu ed è a tutt’oggi in grado di esprimere, garantendo un perenne senso di modernità ed attualità ai suoi testi accompagnati da musiche apparentemente scanzonate ma studiate minuziosamente, con una cura quasi maniacale nella individuazione dei ritmi come dei silenzi, nell’innesto di ogni strumento e di tutte le sonorità col fine unico di non penalizzare il messaggio per un eccesso di leggerezza musicale o magari un carico strumentale eccessivo.
Il brano d’apertura del LATO A è già di per se tutto un programma, mi riferisco a “Ma che sarà…” (link), uno dei pezzi meno conosciuti dell’album che propone una nemmeno troppo velata e forte critica al conformismo ma è essenziale soprattutto per introdurre lo “stile Bennato”, fatto di ritimo incalzante fin dalle prime battute, percussioni sapientemente distribuite ed assolutamente indispensabili ad incorniciale una voce narrante che graffia e viaggia su continui e repentini cambi di modulazione, accompagnata da una chitarra sempre presente ma mai in primo piano ed un kazoo che spunta improvvisamente e cattura tutta l’attenzione (stranamente non c’è l’amata armonica ma forse è meglio così visto l’apparato strumentale sciorinato) rendendo assolutamente irresistibile questo mix unico di rock’n’roll blues e spunti melodici tipicamente italiani, na figata pazzesca insomma.
Il secondo brano è forse il più conosciuto tra quelli del cantante di Napoli assieme al primo ed al quarto del LATO B ed a Notti Magiche(link) scritta e cantata con Gianna Nannini per Italia Novanta (e ritenuta uno degli inni dei Mondiali più belli in assoluto) , il titolo praticamente già dice tutto, Il Rock di Capitan Uncino.
Nel testo Bennato tratteggia straordinariamente il profilo del capo dei pirati, da subito concentrato a richiamare sé la propria ciurma ed catechizzarla contro il nemico Peter Pan: nella metafora il capitano rappresenta i terroristi: “Per scuotere la gente non bastano i discorsi; ci vogliono le bombe”, c’è quindi una critica forte e chiara a tutti quei movimenti (terroristici o non) che non rinunciavano all’uso della violenza politica; nel corso degli anni però il brano s’è prestato a molte reinterpretazioni ed adattamenti ai tempi, ai personaggi ed agli scenari politici che si sono susseguiti, partendo da Cossiga, Andreotti, Craxi, fino ad arrivare ai giorni nostri, dove molti hanno rivisto nel testo un’attualissima chiave di lettura della situazione politica attuale, dove la violenza politica è quella della disinformazione,della demagogia, del qualunquismo e della logica degli schieramenti contrapposti politicamente e a tutti i costi.

Rock di Capitan Uncino

Parlavamo di culto e studio dei silenzi e della progressione nell’ingresso e nella compenetrazione tra i vari strumenti? Bene Il Rock di Capitan Uncino è un lavoro eccellente, una sintesi perfetta dello stile musicale di Edoardo Bennato, un crescendo continuo di ritmo e musicalità che ritroveremo in tutto e per tutto nell’ultimo pezzo del concept, il quarto del LATO B, che ad esso da il nome e cioè “Sono solo canzonette”.
Stavolta Bennato predilige testo e contenuti alla musica, è praticamente un esempio perfetto di cosa si intenda per satira sociale, un attacco ironico, irriverente ed a tratti violento alle ipocrisie e alla presunzione che caratterizzano la politica e quelli che amano definirsi intellettuali finendo col demonizzare ed irridere il resto del mondo, che poi rappresenta invece l’essenzialità complessa della vita comune. Musica coinvolgente e straordinariamente dinamica e testo da paura, uno di quei brani che farebbero riflettere anche il più disinteressato e superficiale tra gli uomini, ops scusate non volevo auto-menzionarmi.

Solo Canzonette

Vabbuò, al solito non intendevo tirarla per le lunghe e l’ho fatta lunghissima, però non posso chiudere così di botto, senza citare un altro pezzo che conosco pure i muri e che però non ne esce per nulla sminuito od inflazionato da tanta popolarità, prlo de “L’Isola che non c’è”, brano di apertura del LATO B.
Il pezzo è un richiamo orizzontale al brano di apertura del LATO A, ma che sarà..e si può dire sia il prosieguo del discorso iniziato là, se infatti in quest’ultimo si critica il conformismo e quindi il pensiero standardizzato e la produzione di cittadini in serie, ne l’isola che non c’è  invece si riapre la partita della speranza; la canzone porta un messaggio semplice,forte e chiaro, con la fantasia, l’abnegazione e la fiducia in se stessi e nei propri sogni si può riuscire in tutto, anche in quello che i più ritengono folle o eccessivo (“Son d’accordo con voi /non esiste una terra/dove non ci son santi né eroi/e se non ci son ladri/se non c’è mai la guerra /forse è proprio l’isola /che non c’è. che non c’è /E non è un’invenzione /e neanche un gioco di parole/se ci credi ti basta perché /poi la strada la trovi da te…”) .

che non c\’è

Per parte mia non può esserci miglior chiusura di questa canzone per la discussione su questo album concettuale, che è stato ed è uno dei più potenti e meglio riusciti lavori della musica italiana, un album e un discorso che parla e ragiona di tutto, partendo dalla disillusione attraversa la critica sociale e politica, per poi chiudersi lasciando una speranza ed un incoraggiamento ad ognuno di noi e per questo si può solo ringraziare Edorado Bennato ed andare a riascoltare all’infinito ogni pezzo di questo capolavoro.
P.s. Dimenticavo, per capire quello che intendo parlando di discorso che ha un capo e una coda, vi consiglio di ascoltare prima il LATO A nell’ordine corretto e poi il LATO B invece al contrario, cioè a partire da “sono solo Canzonette”, proseguendo con “Tutti insieme lo denunciam” e “Rockoccodrillo” per poi chiudere appunto la narrazione con “L’Isola che Non c’è”.

SONO SOLO CANZONETTE (1980)

LATO A
1.    Ma che sarà… -- 4:35
2.    Il rock di Capitan Uncino -- 5:40
3.    Nel covo dei pirati -- 5:17  (link)
4.    Dopo il liceo che potevo far -- 2:52 (link)
LATO B
1.    L’isola che non c’è -- 4:00
2.    Rockoccodrillo -- 6:15 (link)
3.    Tutti insieme lo denunciam -- 4:56 (link)
4.    Sono solo canzonette -- 5:14


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