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edonisti analogici, ovvero i gourmet della fotografia

Da Guchippai
alcuni mesi fa ero stata accettata tra i collaboratori di un nuovo blog/portale; non mi è mai stato molto chiaro come avrebbe funzionato la cosa, anche se suppongo fosse una roba in stile Paperblog. prevedeva diversi livelli di collaborazione, da quello sporadico non retribuito a quello fisso con una retribuzione minima. io mi ero proposta per quello sporadico, avendo però l'intenzione di produrre articoli originali. è andata a finire che il blog doveva aprire lo scorso settembre, invece nessuno si è più fatto vivo. avevo scritto un articolo semi-serio sulla fotografia analogica; visto che alla fine di quel progetto non se n'è fatto nulla, ho deciso di postarlo qui.edonisti analogici, ovvero i gourmet della fotografiaSul fatto che gli appassionati di fotografia analogica siano un fenomeno di nicchia non ci piove, ma certamente non sono una specie in via d'estinzione: che si tratti di professionisti che non hanno mai abbandonato i rullini, di persone che hanno transitato per il digitale e poi sono tornate all'analogico o di giovani che, fino a un certo punto della loro vita, l'analogico manco sapevano cos'era, il numero di appassionati non sta affatto diminuendo. Se ne stanno accorgendo anche certe ditte, come l'italiana Ferrania, che ha annunciato la ripresa della produzione di pellicole cessata alcuni anni fa.Per quanto mi riguarda, appartengo al secondo dei gruppi di cui sopra: sono nata e cresciuta quando la fotografia digitale non era ancora stata inventata, sono passata serenamente al digitale, quindi mi sono riconvertita alla vecchia scuola, cosa della quale non solo non sono affatto pentita, ma che anzi mi sta regalando moltissime soddisfazioni.Ci si chiederà perché complicarsi la vita quando la fotografia digitale è tanto più facile: la macchina pensa per te, vedi subito il risultato e subito lo puoi condividere, puoi fare un sacco di modifiche e migliorie coi programmi appositi. La mia risposta è: la differenza è la stessa tra mangiare al fast food e passare tre ore in cucina a preparare qualche manicaretto.Dedicarsi alla fotografia analogica significa riscoprire e godere sapori dimenticati o sconosciuti, e il processo che precede lo scatto è importante quanto il risultato.I sensi acquistano il loro peso: non solo vista, ma anche tatto, olfatto e udito (riguardo a quest'ultimo, non c'è suono più bello di quello di un otturatore che scatta, e in ogni macchina è diverso). Si comincia maneggiando la scatola di un rullino, trafficando per aprirlo e per inserire la pellicola, si procede tenendo in mano macchine di solido metallo o di sensuale bachelite e, se si sviluppa in casa, ci si trasforma in maghi della chimica.Molto spesso gli appassionati di fotografia analogica sono pure collezionisti di macchine fotografiche vintage; non solo perché oggi si possono acquistare a prezzi più che ragionevoli dei veri e propri gioielli che al momento della loro uscita sul mercato pochi si potevano permettere, ma anche per via dell'innegabile bellezza di questi oggetti.Usando macchine che richiedono l'impostazione manuale di diaframmi e tempi si impara ad assaporare la luce in tutte le sue sfumature, soppesandola e valutandola per comprenderne la qualità e l'influenza. Allo stesso modo, ogni inquadratura viene indagata a fondo prima di diventare quella definitiva. Dietro a ogni immagine c'è molta più consapevolezza e questo dà la sensazione di stare davvero creando qualcosa.Ci si godono il piacere dell'attesa (un gusto che quasi mai possiamo permetterci, presi come siamo dalla filosofia del tutto e subito) e l'anticipazione della sorpresa, perché ci piace sperimentare e a volte non abbiamo idea di che cosa uscirà fuori. Molti infatti amano utilizzare pellicole scadute e metodi non ortodossi di sviluppo, quando non si divertono addirittura a strapazzare i rullini immergendoli in detersivi o strani intrugli. Si tratta di un aspetto ludico eccitante, molto diverso da chi elabora le proprie immagini digitalmente, ed equivalente al godimento di aprire la sorpresa dell'uovo di Pasqua.Quando poi abbiamo tra le mani i risultati dei nostri sforzi, abbiamo l'opportunità non solo di provare la gioia di uno scatto ben riuscito, ma anche di apprendere l'arte dell'autocritica e quella preziosissima dell'imparare dai nostri errori, condita dall'umiltà che nasce dalla consapevolezza di essere fallibili. Il detto “sbagliando s'impara” non è mai stato tanto vero!Non concluderò questa riflessione dicendo che la fotografia analogica è migliore di quella digitale: questo è forse ciò che vi aspettereste, tuttavia il punto è un altro. Siamo diversi, ognuno ha i propri gusti e il proprio carattere, non c'è dunque nulla di male nel preferire un Big Mac ai tortellini fatti a mano. Che ciascuno scelga liberamente il proprio menù; tutto quello che chiedo è che noi gourmet della fotografia non veniamo guardati come un gruppo di lunatici che si ostinano a negare il progresso. È solo che a noi le cose piace assaporarcele in modo diverso.

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