Così le cronache ci raccontano di tre minorenni (tra i quali una ragazza) e di un 19enne che, tra una serata in discoteca e un rave, massacrano di botte due carabinieri che stavano semplicemente compilando un verbale per il ritiro della patente al maggiorenne che aveva bevuto troppo. Ora si disperano quei ragazzi (il gip ha definito il più vecchio lucido e spietato nell'agire), ma la notte di Pasqua sulle strade della Maremma (il fatto è avvenuto in provincia di Grossetto) hanno persino divelto il palo di legno da una recinzione per picchiare più forte.
Le cronache ci raccontano di famiglie smarrite, di genitori che non capiscono la metamorfosi, la notte di follia, quel pestaggio che i giudici hanno rubricato come tentato omicidio.
Comportamenti che ci interrogano ogni giorno nel nostro difficile mestiere di genitori, che devono inquietare un Paese che avverte così drammaticamente l'assenza di maestri e l'emergenza educativa in cui si dibatte. Un'emergenza che tocca anche i genitori se è vero che basta sfogliare qualche pagina di un giornale qualsiasi per trovare un'altra storia: le minacce e gli spintoni ad un arbitro da parte di un gruppo di genitori durante un torneo giovanile di calcio a Jesolo. Genitori ultrà che ora rischiano il Daspo, genitori che, ne riferisce Beppe Savergnini in un corsivo sul Corriere, fanno dire ad un arbitro di calcio giovanile che il suo sogno sarebbe dirigere una partita di orfani. Genitori che andrebbero rieducati al vivere civile, al senso della vita vera, all'orgoglio di essere buoni maestri e non cattivi esempi, fari della crescita e non eroi negativi. Genitori in grado di riconquistare il rispetto dei figli restituendoli alla società meno spaventati e, di conseguenza, meno spaventosi.