Il primo capitolo della pentalogia dedicata ai Whispering Corridors, datato 1998, fu il prodotto di un periodo di grandi cambiamenti in Corea del Sud, cambiamenti che iniziarono solo pochi anni prima con l’elezione del presidente Kim Young-sam, a capo del primo governo civile del paese dai tempi del colpo di stato militare del 1961.
Nell’anno in cui Whispering Corridors uscì nelle sale, la Corea del Sud, sorprendendo il mondo intero, riuscì a mantenere il suo impegno a democratizzare i processi politici, eleggendo, ancora una volta democraticamente, Kim Dae-jung, elezione che rappresentò il primo trasferimento del governo tra partiti con mezzi pacifici. Kim Dae-jung risollevò il Paese dalla crisi finanziaria e avviò una politica di riconciliazione con la Corea del Nord, che gli valse nel 2000 l’assegnazione del premio Nobel per la pace, per il suo lavoro a favore della democrazia e dei diritti umani nella Corea del Sud e in generale in Asia.
L’industria cinematografia coreana, inutile dirlo, ne ebbe un gran beneficio e film come Whispering Corridors, solo pochi anni prima impensabili, ebbero un successo di pubblico strepitoso (nell’anno in cui uscì divenne il settimo film coreano di sempre per numero di spettatori), e riuscirono da una parte a divertire ma, di contro, anche a portare un forte segnale di denuncia sociale. Fu proprio in questo scenario che il regista Park Ki-Hyung, all’epoca appena trentenne, decise di utilizzare la macchina da presa per portare all’attenzione del mondo la paradossale esistenza degli studenti coreani, fatta di pressione sociale innanzitutto, ma anche di una rigorosa disciplina che, tutt’altro che raramente, finisce per sfociare nell’abuso fisico perpetrato degli insegnanti nei confronti degli studenti.
Un sistema durissimo ma dannatamente efficace visto che, a conti fatti, senza l'ossessione maniacale per la competizione, sviluppata già in età prescolastica, la Corea del Sud non sarebbe mai diventata la potenza economica che è oggi. Dalla caduta del regime militare il PIL nazionale è aumentato del 40.000%, la Corea del Sud è diventata la quattordicesima potenza economica mondiale, il reddito pro-capite è passato dai 79 dollari ai circa 24.000 attuali e la disoccupazione è invidiabilmente solo al 3,9%. La Corea del Sud rappresenta inoltre uno dei paesi più avanzati dal punto di vista tecnologico, grazie anche agli investimenti di grandi aziende come Samsung, LG Electronics, Kia Motors e Hyundai. Ma a quale prezzo?
Per tutti gli altri non resta che la prospettiva di una vita nell’ombra, macchiata dall’umiliazione dell’aver frequentato un’università sbagliata. E così quattro milioni di studenti trascorre maniacalmente 14 ore al giorno sui libri, ininterrottamente dalle 8 di mattina alle 10 di sera, dilapidando intere fortune in lezioni integrative private. Spesso sono infatti le famiglie stesse che spingono sull’accelleratore della competizione, spingendo i figli al massacro, famiglie disposte al sacrificio estremo (quello dei figli) pur di far avverare il desiderio di vittoria. In questo scenario sono proprio gli insegnanti a ricavarne il maggior beneficio, sfruttando a proprio vantaggio la folle corsa all’istruzione dettata dal desiderio di eccellenza, e arricchendosi con attività di tutoring privato o addirittura online. In una corsa senza freni tutto diviene infine ammissibile e non stupiscono i numerosi casi di abusi che vedono protagonisti gli insegnanti nei confronti dei propri studenti.
Whispering Corridors è quindi soprattutto un impietoso ritratto del sistema educativo coreano. Insegnanti come quelli descritti dal regista Kim Young-sam, pur nel loro aspetto caricaturale, non sono molto diversi da quelli reali, ed è questo forse il vero aspetto horror di tutta la questione.