Premesse man mano disattese col proseguire del film, che diventando racconto di formazione prende i toni leggeri e malinconici di un teen movie sentimentale, per poi deviare nell’action che conduce a un regolamento di conti finale che per far quadrare i conti deve riprendere alcune scene addietro.
L’ultimo film di Salvatores si rivela confuso nei temi e nello stile. Se si vuole considerare il bicchiere mezzo pieno si può dire che il regista ha voluto spiazzare lo spettatore, saltando da un registro all’altro, senza soffermarsi però adeguatamente su nessuno. Ed è un peccato, perché le varie parti che compongono il film sono ben girate, ma appaiono mal amalgamate. Convincente è la caricata, violenta parte iniziale con Malkovitch mattatore che poi scompare e lascia spazio al protagonista, Kolima, che coinvolge con le sue avventure adolescenziali nell’estremo e freddissimo Nord-Est. Azzeccati i giovani interpreti (tutti sconosciuti e di origini lituana a parte l’inglese Eleonor Tomlinson, appena vista anche ne Il Cacciatore di giganti) e ben caratterizzati i loro personaggi. Più debole il finale, anticipato con tanti flash forward ma alla fine sbrigato frettolosamente.
La trasposizione dell’omonimo romanzo Nicolai Lilin è interessante per stile e per temi, e conferma due cose di Salvatores che sapevamo già: è un regista di respiro internazionale dotato di talento e stile, ma recentemente le sue opere non lasciano il segno.
VOTO: 6,5