Firenze – Fontana del Nettuno in Piazza Signoria
«Non mi succede mai niente» rifletté, entrando in Piazza della Signoria e contemplandone con indifferenza le meraviglie, ormai abbastanza familiari. La grande piazza era in ombra. Il sole era uscito troppo tardi per illuminarla. Nel crepuscolo, Nettuno aveva già un aspetto inconsistente, per metà dio, per metà fantasma, e la sua fontana zampillava sognante verso gli uomini e i satiri che insieme oziavano ai suoi bordi. La Loggia sembrava il triplice ingresso di una caverna, dimora di molte divinità, indistinte ma immortali, che guardavano dall’alto l’andirivieni degli esseri umani. Era l’ora dell’irrealtà ─ l’ora, cioè in cui le cose inconsuete diventano reali. Una persona di età più avanzata, a quell’ora e in quel posto, avrebbe magari pensato che quel che stava succedendo era sufficiente, e si sarebbe sentita contenta. Non Lucy. Lucy desiderava di più.
Fissò con occhi pieni di quel desiderio la torre del palazzo che spuntava dall’oscurità sottostante come una colonna di oro ruvido. Non sembrava più una torre, non sembrava più sostenuta dalla terra: era come un tesoro irrangiungibile che pulsava nel cielo tranquillo. Il suo splendore ipnotizzò Lucy, e l’immagine continuò a danzarle davanti agli occhi anche quando li riabbassò per avviarsi verso casa.
Poi accadde davvero qualcosa. […]
( Edward Morgan Forster, Camera con vista, 1908 )
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