Effetti collaterali
Creato il 01 maggio 2013 da Veripaccheri
Effetti collaterali - Side Effects
di Steven Soderbergh
con Mara Rooney, Jude Law, Channing Tatum, Catherine Zeta Jones
Usa 2013
genere, thriller
durata 106'
Appassionato
di arti visive Steven Soderbergh è un deux ex machina in continuo movimento. Baciato
da immediato successo con la palma d’oro al festival di Cannes per “Sex, lies
and Videotape”(1989), Soderbergh non ha dormito sugli allori e da quel momento ha organizzato una catena di montaggio capace di abbracciare il cinema nella sua
totalità, girando e producendo opere di ogni tipo e significato, capaci di
spaziare dalle produzioni mainstream al cinema art house, con soluzioni
cinematografiche largamente consolidate dalle regole del genere, oppure
coraggiosamente esposte ai tentativi di una ricerca borderline. Smentendo
continuamente se stesso Soderbergh è riuscito a rimanere quello di sempre grazie
ad un camaleontismo che gli ha permesso di sembrare nuovo anche quando non lo
era. In ogni caso a risultare decisivo non sono state le storie ne tanto meno
gli attori, intercambiabili e quasi mai decisivi – la Julia Roberts di “Erin
Brokovich” (2000) resta fin qui l’unica vera eccezione – ma piuttosto un formalismo
estetico e visuale che ha nutrito ogni fotogramma dei suoi molti titoli. Una regola ferrea a cui non sfugge nemmeno “Effetti collaterali”
ultimo fatica del regista newjorkese, arrivato a
breve distanza dall’exploit
commerciale di Magic Mike (2102) ed incentrato sul dramma di Emily
Tailor
(Rooney Mara) una giovane donna che commette un omicidio sotto effetto
dell’antidepressivo ordinatogli da Jonathan Banks (Jude Law)
lo psichiatra che l’aveva in cura. Se
l’industria farmaceutica con i suoi sodali e le sue medicine finisce
repentinamente sul banco degli
imputati in un modo che sembra fare il verso ad “Insider” (1999)di Michael Mann per
il tono da denuncia giornalistica, e con la chimica al posto del tabacco,
“Effetti collaterali” ci mette poco a rivelare la sua natura, trasformandosi quasi subito in un
thriller psicologico quando il dottor Banks, diventato nel frattempo
il bersaglio numero uno di media e polizia, incomincia un indagine
personale che gli farà fare inquietanti scoperte. Diretto "per caso" da
Steven Soderbergh in sostituzione del
suo naturale estensore, quel Scott Z. Burns, già sceneggiatore di
“Contagion”(2010) ed
in un primo momento intenzionato ad occuparsi personalmente della regia,
“Effetti
collaterali”conferma pregi e debolezze del suo autore, efficace quando riesce
ad applicare le qualità dello sguardo alla solidità dei contenuti, un po’ meno
quando è chiamato a fare tutto da solo, avvalendosi esclusivamente sulle
capacità della sua tavolozza. Ecco allora le immagini sghembe e dalla
cornice sfumata alla pari degli ambienti spesso sfocati a sottolineare lo stato
confusionale e l’isolamento della protagonista; ecco la fotografia desaturata - della
stesso Soderbergh - con la prevalenza di cromature dorate a ricreare il paradiso perduto alla quale Emily continua ad anelare
nonostante i rovesci finanziari che hanno escluso lei ed il marito dalla jet
society alla quale appartenevano Ed ancorala levigatezza degli attori dalle mise tanto perfette quanto i decor degli interni asettici anche quando si tratta di confrontarsi con la desolazione di una cella di prigione. Ingredienti affascinanti che però non si sposano allo sviluppo di una vicenda che forza la logica e piega i meccanismi di genere con sorprese e ribaltamenti di punti di vista mai credibili, soprattutto per quello che riguarda i due protagonisti, chiamati nella seconda parte ad alternarsi nel ruolo di vittima e carnefice. Se in altri casi aveva trovato il calore e robustezza dell'impianto narrativo in questo caso le pennellate di Soderbergh non riescano a scaldarsi e sembrano rimanere sulla soglia con compiaciuto distacco. Presentato senza clamore all'ultima berlinale "Effetti collaterali" rimane comunque un film di Steven Soderbergh dall'inizio alla fine. Bello da vedere ma oggi poco coinvolgente.
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