Effetti collaterali

Creato il 05 maggio 2013 da Kelvin
(Side effects)
di Steven Soderbergh (USA, 2013)
con Rooney Mara, Jude Law, Catherine Zeta-Jones, Channing Tatum, Vinessa Shaw
VOTO: **/5
Per bocca dello stesso Steven Soderbergh, questo Effetti Collaterali dovrebbe essere l'ultimo film della sua carriera di regista cinematografico. Pare infatti che d'ora in poi si dedicherà esclusivamente al teatro e alla fiction televisiva (il cui debutto lo vedrà impegnato a Cannes con l'annunciato Behind the Candelabra).  Ad essere sinceri, però, a noi sembra che Soderbergh il cinema 'vero' lo abbia già abbandonato da un pezzo, considerate le sue ultime deludentissime opere, lontane anni luce da quelle dei tempi migliori (Traffic, Erin Brockovich, Out of Sight) che lo consacrarono come cineasta talentuoso, eclettico e perfettamente integrato nell'establishment hollywoodiano (che, tradotto, significa essere capace di destreggiarsi con abilità tra film impegnati e titoli ben più commerciali e di genere per pagarsi i film 'seri').
Difficile però stabilire a quale categoria appartenga una pellicola come Effetti Collaterali: in teoria alla seconda, poiché schiera un cast di prim'ordine ed è realizzata con indubbia furbizia e senso dello spettacolo. Solo che stavolta Soderbergh non sembra volersi accontentare, e allora la infarcisce di temi controversi e dibattuti, decisamente scomodi, quasi a voler tentare di riunire in un solo film i due aspetti personali di cui sopra. Il risultato, lo diciamo subito, è estremamente deludente. E chi ha voluto vedere per forza in questo film echi hitchcockiani o atmosfere alla Brian De Palma dev'essere anch'esso sotto effetto di quei medicinali che sono i veri protagonisti di questa storia...

Rooney Mara, in una scena del film

E' una battuta, ovviamente: nessuno si offenda! Una battuta che mi dà lo spunto per raccontarvi la sinossi del film. Dunque: una giovane donna di nome Emily Taylor (la bella Rooney Mara) riabbraccia il marito (Channing Tatum) rilasciato dopo aver trascorso quattro anni in carcere per insider trading. A prima vista sembrerebbe che, nonostante la detenzione, il distacco sia stato più duro per la ragazza piuttosto che per lui: mentre quest'ultimo, infatti, è pieno di progetti e voglia di ricominciare, la donna è afflitta da manie depressive e trangugia psicofarmaci come fossero noccioline. Nemmeno la ritrovata vita coniugale sembra darle beneficio, anzi: una sera, uscendo con la macchina da un parcheggio sotterraneo, non trova di meglio che andare a schiantarsi volontariamente contro un muro. Dimessa dall'ospedale, viene affidata alle cure dello psichiatra Jonathan Banks (Jude Law) che le prescrive un farmaco di ultima generazione, dagli effetti a quanto pare miracolosi...
E i risultati, al momento, si vedono: la ragazza riacquista tranquillità e vigore (soprattutto sotto le lenzuola) ma non ha fatto i conti con gli effetti collaterali della medicina, che le provocano sonnolenza e sonnambulismo. Succede così che una notte, durante la catalessi, Emily pugnala a morte il marito assistendo inerte alla sua agonia. Per poi ovviamente dimenticarsi tutto una volta 'sveglia'... Il dilemma è chiaro: si può accusare di omicidio una donna in trance? E, all'opposto, se la donna non è colpevole si può agire a giudizio contro la casa farmaceutica produttrice del farmaco e contro il dottore che l'ha incautamente prescritto?

Jude Law e Catherine Zeta-ones

A questo punto credo che qualsiasi spettatore si aspetterebbe un bel film d'inchiesta, di quelli 'coraggiosi', che andassero a scavare nelle magagne del sistema sanitario americano e denunciassero pubblicamente lo strapotere delle multinazionali del farmaco, colpevoli di speculare sulla pelle della povera gente obbligandola (dietro miseri compensi) a fare da cavia per medicinali di dubbia utilità e che creano volontariamente dipendenza, a scopo esclusivo di lucro. Poteva essere un film importante, insomma, sulla falsariga di altri bei titoli di genere come The Insider o L'uomo della pioggia, capace di far riflettere e magari (ri)aprire un dibattito.

Rooney Mara e Channing Tatum

Invece, a sorpresa, niente di tutto questo. Soderbergh, anzi, scansa accuratamente ogni riferimento 'politico' per costruire un pasticciatissimo e confuso 'medical-thriller', del tutto inverosimile e con personaggi al limite del ridicolo (in particolare quello della 'panterona' Catherine Zeta-Jones, in un ruolo ben più adatto a un porno-soft casalingo... ma ovviamente non vi diciamo nulla per non privarvi del 'piacere' della visione). Peccato davvero, perché c'erano tutte le premesse per fare qualcosa di ben più interessante, e peccato soprattutto per vedere coinvolta in questa operazione un'attrice brava ed emergente come Rooney Mara, sulla quale mi sbilancio prevedendole una luminosa carriera: ha una faccia interessante e fuori del comune, di quelle che 'bucano lo schermo', adattissima per ruoli difficili e tormentati...
A noi spettatori invece non resta che un film improbabile, fiacco, patinatissimo, che ti fa ancora più arrabbiare per le premesse che c'erano e che invece non mantiene. E che crea quasi la stessa sonnolenza del farmaco 'incriminato'...

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