EFFETTO DOMINO: Cose da pazzi – Evelina Santangelo

Creato il 18 marzo 2013 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

EFFETTO DOMINO - Rubrica di approfondimento tematico

Foto di Uliano Lucas

Periferie
Perciò veniamo bene nelle fotografie di Francesco Targhetta (Isbn, 2012)

L’estraneo di Tommaso Giagni (Einaudi Stile Libero, 2012)
Cose da pazzi di Evelina Santangelo (Einaudi, 2012)
Dentro di Sandro Bonvissuto (Einaudi, 2012)

Recensione di Luisa Badolato

Rafael, Richi, il figlio malato della signora Franca, la professoressa Rita, Nunzio, la zecca di Eros, il pinnolone di Lillo, Cetti, Salvo, Fiorella, Estella, Marcello Lomunno, Vito il barbiere, la uomina di Rosi, Maura la Grossa, Lilla la Stronza, la Larva, Bumma, Ciccia e Fifa, i cani.
A piazza Spina, nei sobborghi di Palermo, tutti hanno qualcosa da dire, urlando, sussurrando nel pettegolezzo, affondando nei propri pensieri, ma le parole si perdono a volte, le voci si confondono, qualcuno non vuole parlare più, perché stroncato dalla fatica o alienato dalla disoccupazione; Rafael è solo un bambino, e le cose dei grandi vorrebbe non capirle così bene, vorrebbe fossero solo chiacchiere, come a scuola quando la maestra urla di fare silenzio e dopo un po’ tutto tace: «La professoressa Rita fa schioccare le labbra sottili che sembrano disegnate a penna sulla faccia bianca. “Domani, – dice. Se non la fate finita. Tutti però”. E lo dice con una voce strana, che sembra parlare non a loro in particolare ma a tutti quelli che, per una qualche ragione, non la fanno finita».
Come in un serraglio, o in una guerra, ogni tanto qualcuno assesta un colpo, vince o perde a seconda che il destino gli abbia o meno spianato la strada. Ma chi soccombe è perduto per sempre, non gli resta che la rassegnazione, la malattia e la morte come abitudine, o il disperato brividino del gratta e vinci. Chi ha una trattoria piazza i tavoli fuori e fa i soldi, poi costruisce un locale megalusso nella miseria del vicoletto, dice di sì alla mafia, agli strozzini, dà la mano ai potentucci, pesta i piedi a chi vuole sporcarsi le mani solo di lavoro onesto e dissentire civilmente.
«Se un giorno divento un gabbiano, le cacate che mi debbo fare non sono normali. Sulla testa di tutti. A partire da mio fratello Nunzio sino al coglione di Eros, escludendo mia madre, tua madre, Fiorella e pure la professoressa Rita va’, per stavolta».
Nella lingua spigliata dei vicoli, ma poetica del lirismo dei vinti, l’autrice dipinge i tratti di un microcosmo che porta addosso le ferite di una nave che affonda, con dentro le scommesse della società, le facili certezze dei politici, le deboli speranze della povera gente che almeno per un giorno ha provato a fidarsi, è andata in corteo a sentire un comizio, ha issato una bandiera sconosciuta, per poi ritrovarsi a constatare che è meglio andar via, provare a dimenticare, rifarsi una vita lontano dal puzzo di fogna della piazza, dalle bassezze dei suoi abitanti, dalle frustrazioni familiari che pure erano le proprie traballanti radici, l’unica cosa che si possedeva in realtà: «Così se Rafael dovesse scrivere un tema sulla sua famiglia, forse gli basterebbe disegnare loro tre seduti intorno al tavolo con i capelli scombinati e gli occhi da rana. La famiglia Lomunno che fa colazione dopo una notte come quella. Questi pensieri però appartengono a quel genere di cose che non può dire nemmeno a Richi. Lo sente già: “Solenni minchiate, indiano”. È da quando ha finito la prima media, dall’inizio della scorsa estate, per l’esattezza, da quando il suo amico Richi è partito, per l’esattezza dell’esattezza, è da allora che, sempre più spesso, si ritrova a pensare cose che non può più dire e che, forse, ormai non dovrebbe nemmeno pensare, se non fosse il piscialetto che è». 

Nota sull’autrice
Evelina Santangelo, nata a Palermo nel 1965,  è laureata in Lettere Moderne. Ha collaborato con il quotidiano «L’Ora», ha lavorato come redattrice ed editor per la Narrativa italiana e inglese presso Einaudi.  I suoi racconti e romanzi hanno vinto numerosi premi. Tra le sue opere: La lucertola color smeraldo (Einaudi 2003), Il giorno degli orsi volanti (Einaudi 2005), Senzaterra (Einaudi 2008). Per Einaudi ha tradotto Firmino di Sam Savage e ha curato l’edizione di Terra matta di Vincenzo Rabito.
Il suo sito è www.evelinasantangelo.it/

Per approfondire:
Leggi l’intervista a Evelina Santangelo su Letteratitudine
Leggi la recensione su Il Sole 24 Ore

Evelina Santangelo
Cose da pazzi
Einaudi, 2012
pp.336, 21 euro


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