Pochi mesi dopo la firma dell’accordo nucleare del luglio 2015, scrivemmo che l’Iran Deal aveva decretato la fine della Siria e – più in generale – degli accordi di Sykes-Picot del 1916. Si trattava di una affermazione lapalissiana, derivata dal fatto che l’empowerment del regime iraniano (e più in generale degli Sciiti) in Medioriente, ha dato il via ad una generale divisione dell’area su basi religiose e etniche. Ovviamente, il primo effetto di questa divisione sarebbe partito dalla Siria.
Diverso tempo e’ passato da quell’articolo e la direzione non sembra mutata. Peggio: le divisioni si sono approfondite e la questione curda e’ divenuta un tema centrale della nuova geopolitica mediorientale. In Iraq Massoud Barzani ha ribadito in occasione del Nowruz, il capodanno Persiano festeggiato anche dai Curdi, la necessita’ dei curdi iracheni di dichiarare un loro Stato indipendente (Basnews). In Siria, il PYD ha dichiarato autonomamente la nascita di una regione federale nell’area del Rojava, al confine con la Turchia. Una dichiarazione immediatamente rigettata dagli Stati Uniti – alleati di Ankara nella Nato – ma che probabilmente verrà sostenuta da Mosca (BBC). Nello stesso Kurdistan iracheno, quindi, il PKK sta lavorando per creare un cantone sotto il suo controllo (Basnews) e all’interno della Turchia, il leader del partito HDP Selahattin Demirtaş, ha pubblicamente annunciato il suo sostegno all’indipendenza dei curdi nella regione del Kurdistan iracheno. Una mossa che non potrà che creare frizioni tra Ankara e Baghdad e non potrà che aumentare le stesse aspirazioni indipendentiste dei curdi turchi (Basnews).
Poteva tutto ciò non avere un effetto diretto sui curdi iraniani, da decenni repressi dal regime di Teheran? Ovviamente no. Ecco allora che Mustafa Hijri, leader del Partito Democratico del Kurdistan iraniano (PDKI) ha pubblicamente annunciato l’intenzione di muovere i suoi Peshmerga all’interno del Kurdistan iraniano, dichiarando dopo due decenni la fine del cessate il fuoco (Rudaw). Ricordiamo che, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, i curdi iraniani avevano già dichiarato l’indipendenza di una loro Repubblica (Repubblica di Mahabad), poi sconfitta dopo il ritiro delle forze sovietiche dall’Iran.
La dichiarazione di Hijri non va sottovalutata per almeno tre motivi fondamentali:
- I mutamenti geopolitici della regione: in questo senso, la questione curda, potrebbe inserirsi non solo nella rivalità tra l’Iran e i suoi nemici nella Regione (in primis l’Arabia Saudita), anche nelle rivalità tra Mosca e Teheran. Russia e Iran condividono una alleanza tattica – talvolta anche strategica – ma anche punti di frizione e competizione (soprattutto sotto il profilo energetico). Non e’ quindi possibile escludere che, nel prossimo futuro, i russi non decidano di sostenere i curdi iraniani cosi come oggi sostengono i curdi siriani (ricordiamo che anche Mosca e Ankara, sino a poco tempo fa, erano alleate e in ottimi rapporti economici e diplomatici);
- La presenza al potere di Hassan Rouhani: nella memoria dei curdi iraniani, Rouhani non e’ un soggetto di moderazione. Al contrario, l’attuale seconda carica dell’Iran ricorda alla minoranza curda i fatti di “Mykonos”, quando quattro esponenti dell’opposizione curda iraniana furono trucidati da agenti dell’Iran in un ristorante di Berlino nel 1992 (tra i morti anche Sadegh Sharafkandi, all’epoca Segretario del PDKI). Quell’attacco fu organizzato direttamente dal regime centrale iraniano, con il sostegno dell’allora Presidente iraniano Rafsanjani – oggi mentore di Rouhani – e dello stesso Rouhani, all’epoca membro di una commissione speciale incaricata di decidere e approvare le operazioni di eliminazione dei “nemici del regime” all’estero (Hassan-Rouhani.info);
- L’Onda Curda e’ già cominciata: nel maggio 2015 una giovane ragazza curda, Farinaz Khosravani e’ stata uccisa in un hotel di Mahabad. Nonostante i tentativi di far passare la morte di Farinaz come un suicidio, presto si scopri che la donna era precipitata dal balcone dell’hotel, in un tentativo disperato di scappare dalle violenze sessuali di un agente dell’intelligence iraniana (MOIS). Alla morte di Farinaz seguirono durissime proteste popolari contro il regime dei Mullah. Ovviamente, proteste represse nel sangue (No Pasdaran).
Concludendo, considerando i motivi storici e geopolitici, possiamo certamente affermare che la questione dei diritti dei curdi iraniani potrebbe presto infiammarsi nuovamente. Le conseguenze di una nuova Onda Curda – soprattutto se accompagnate dall’indipendenza del Kurdistan iracheno e dalla nascita della Federazione del Rojava – saranno imprevedibili. Tutto questo, lo ribadiamo, ha il suo centro nell’accordo nucleare con Teheran e nella fine delle sanzioni verso il regime iraniano.