Di Ennio Emanuele Piano il 11 ottobre | ore 16 : 52 PM
Non si può far finta di nulla, all’indomani delle tragiche notizie sul macello di decine (il numero è ancora poco preciso, come è solito in casi del genere) dei copti che domenica sera hanno deciso di scendere in strada per manifestare la loro giusta preoccupazione per le derive violente del dopo-rivoluzione. Troviamo assurdo però dare la colpa di tutto ciò alla “primavera araba”, falsa promessa di libertà e maligna portatrice di odio e violenze. La verità, purtroppo, è che i colpevoli sono tanti: i generali del governo Tantawi che lucrano sulla violenza per poter sfruttare il riflesso pavloviano di noi “occidentali”, sperando nel nostro appoggio ad una dittatura militare “purché al governo non vadano gli islamisti”, ricatto che fin ora ha sempre funzionato. Ma colpevole è anche l’Unione Europea, ce non ha il coraggio di andare oltre le “belle parole” di condanna, così come gli States, i veri “principali” dei generali, visto che sono loro a pagargli lo stipendio. Parte di colpa ce l’han pure gli islamisti, certo, dalla Fratellanza Musulmana ai salafiti, ma davvero possiamo pensare di poter confidare nella loro clemenza per la sopravvivenza della minoranza cristiana nel Paese?
Abbiamo fatto troppo poco per sostenere i moti democratici, ed ora ci troviamo (solo perché l’abbiamo voluto noi) a decretarne la morte. Bei campioni di coerenza!
Eppure, una speranza ancora c’è, e per vederla basta guardare alle righe che la cronaca dell’inviato al Cairo del Foglio, Daniele Raineri, ha dedicato alla manifestazione che ha seguito i funerali dei morti di domenica: “I copti si sono difesi vigorosamente, aiutati da altri giovani musulmani che cantavano “cristiani e musulmani una sola mano”, come ai tempi che oggi sembrano remoti della rivoluzione ecumenica di febbraio”. Cristiani e musulmani, una sola mano, vediamo di tendere loro la nostra.