“Ehi, tu!” – Interpellare

Creato il 29 ottobre 2012 da Larivistaculturale @MePignatelli

Interpellare, per Louis Althusser, è il processo attraverso il quale l’ideologia si rivolge all’individuo pre-ideologico producendolo come un soggetto distinto.

Althusser riprende Jacques Lacan nella definizione di ideologia, intendendola come la rappresentazione dell’immaginario del soggetto in relazione alle sue reali condizioni di esistenza.

“Interpellazione” è un termine coniato proprio da Louis Althusser, filosofo marxista francese, per descrivere come l’ideologia si rivolge all’individuo.

Per spiegare come funziona l’interpellazione nel contesto dell’ideologia, Althusser usa l’esempio del poliziotto che strilla “Ehi, tu, lì!”. Almeno un individuo si girerà (e molto probabilmente quello giusto), per “rispondere” alla chiamata. In quel momento in cui uno realizza che la chiamata è per sé, uno diventa un soggetto relativo (in questo esempio) all’ideologia della legge e del crimine.

Nel concetto di “Interpellazione” si ritrovano teorie sviluppate da Althusser e critici come Roland Barthes, Jacques Derrida, Michel Foucault e Jacques Lacan, per i quali la nozione del soggetto autonomo, completamente coerente e attuale è un’illusione, un costrutto ideologico destinato ad implementare ulteriormente le agende del capitalismo dell’umanesimo liberale (e quindi del loro discorso). In realtà, gli esseri umani sono coinvolti in strutture sociali e discorsive che, chi più chi meno, formano l’identità dell’individuo.

Ulteriormente, Ernesto Laclau e Chantal Mouffe, teorici post-marxisti, in Egemonia e strategia socialista.Verso una politica democratica radicale, hanno cercato di rielaborare il concetto di egemonia di Gramsci in un modo che metta in luce il ruolo dei significati e dei processi di interpellazione nella creazione di identità politiche  e nell’articolazione e sedimentazione di discorsi politici e ordini egemonici.

Nella lettura di Guido Liguori, “ciò che tuttavia allontana il libro dalla tradizione gramsciano-togliattiana (come dal marxismo tutto) è il rifiuto di leggere la società come segnata dalla lotta per l’egemonia tra «classi fondamentali», soggetti ultimi ineliminabili dell’egemonia per Gramsci. Il problema non è per i due autori quello di legare i «nuovi movimenti» alla classe lavoratrice comunque intesa: anzi, concepire ancora un soggetto come privilegiato nel teatro della lotta per il cambiamento vuol dire cadere nel peccato capitale che il libro, come tutta la cultura post-moderna, denuncia incessantemente: l’essenzialismo, ovvero il definire l’identità dei soggetti «ontologicamente», «a priori» – in realtà (per il marxismo) a partire dalle dinamiche sistemiche in cui
essi sono inseriti.

È invece la «politica» che dovrebbe dar vita – per Laclau e Mouffe – a un «blocco» di soggetti antagonistici, confluenti in un progetto di cambiamento che ha per gli autori i connotati di una «democrazia radicale», che non esclude a priori misure di tipo socialista, ma che di fatto ne prescinde grandemente.

Molti gli spunti e le pagine interessanti del libro, come la critica al «carattere fondativo dell’atto rivoluzionario» a favore del carattere processuale del cambiamento (guerra di posizione) o il tema centrale della ideologie, delle identità e dei soggetti, di cui si dà una rappresentazione complessa, dinamica e sfaccettata che non sarebbe dispiaciuta a Gramsci, per il quale i soggetti non sono una pura espressione dell’economico, anche se da esso non prescindono. Certo, gli individui concreti vivono sulla propria pelle più contraddizioni nello stesso tempo, come il libro sottolinea. E in alcune contingenze non è detto che quella di classe sia la contraddizione principale, anche per un/una subalterno/a. Ma – a parte la differenza di genere, che ha uno statuto molto particolare – si è sicuri che queste contraddizioni «non di classe» non siano superabili nell’ambito del sistema sociale dato?”

Laclau e Mouffe disegnano un campo in cui tutte le micronarrazioni e tutte le identità appaiono uguali,  con la possibilità, ipotizzata, che facciamo «blocco», ovvero – per dirla nel linguaggio degli autori – che si formi una «catena di equivalenze»,  fra tutti i movimenti in cerca di diritti. Una coalizione tra chi si sente interpellato, capace di cambiare il sistema radicalmente.

© Melissa Pignatelli 2012
Testi: Ernesto Laclau, New Reflections on the Revolution of our Time, Verso, 1990; Ernesto Laclau e Chantal Mouffe, Egemonia e strategia socialista.Verso una politica democratica radicale, il Melangolo, 2011. Guido Liguori, La democrazia radicale che sorge dalle differenze, Il Manifesto, 31 dicembre 2011.


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