Agonizzo la richiesta nella mente, la canotta a righe ormai impregnata di sudore. E penso che, in fondo, il concerto si riassuma anche così.
Me lo ricordo, David Otero, nei suoi primi live come solista. Un po' intimidito, fermo in mezzo al palco, ancora alla ricerca - forse - di una più completa identità. Difficile crederlo, adesso, lo stesso showman che ha preso in pugno il pubblico della Sala Riviera. Palco mitico. Agognato. Emozionante. Scenario ora stracolmo di anime saltellanti con addosso facce di età e sesso variegati. Sono lontane anni luce dalle bimbeminkia dei guapoooo troppo striduli. Dai pennarelli squagliati sulla fronte. Dalle botte e dalle invidie nelle file eterne sedute sui marciapiedi. E' una folla bella, colorata, che mi rispecchia e rappresento nel sentirmi a mio agio. Una folla che, con El Canto del Loco, non pare avere più nulla a che vedere.
Qui, alla Sala Riviera, David Otero aveva pianto sul palco in occasione di uno dei primi concerti veramente importanti del Canto del Loco. Ora ci torna da solista, dopo quella che a occhio e croce ipotizzo essere più di una decina di anni. E io lo vedo, dalla prima fila, lo vedo distintamente che succede di nuovo. Almeno due volte. Nei ringraziamenti. Nei ricordi. Nelle parti più emotive. In tanti gli hanno chiesto, sui social network, perchè dicesse che considera questo "il concerto più importante della sua vita". Lui che ha suonato davanti a un Calderón Sold Out, che ha fatto la storia riempiendo Las Ventas per tre giorni di fila. La veritá é che a me non sembra tanto difficile da capire. É un ritorno, epocale come tutti i ritorni sanno essere. Un ritorno da vincitore, oltretutto. La dimostrazione che ce la fa, e ce la fa eccome, anche senza il supporto di una band da classifica.
Ché Madrid è una di quelle città in cui riesci a muoverti anche senza cartina, spinta soltanto dai ricordi e dall'amore. Una di quelle a cui hai legato così tanti ricordi che ti sembra che ogni strada racconti una storia. Una di quelle che - come ogni relazione seria - vorresti presentare ai tuoi. E quando te ne vai hai sempre qualcosa che non sei riuscito a fare. Un motivo per tornare. Un viaggio nuovo da pianificare al più presto. Ecco. Oggi in quella città c'è un capitolo in più. Uno in cui David Otero mi insegna che la depressione post concerto può curarsi solo con un altro concerto. Soprattutto se attorno ad esso ci muovi incontri e persone. Volti visti in foto che diventano 3D. Facce cambiate dal tempo trascorso dall'ultimo "ciao". E assieme ad essi una marea di progetti e di canzoni nuove.
Stravolta dai ricordi e dal troppo sonno arretrato, anche per questo sono grata alla Spagna che più amo.