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el que no afana es un gil Il tango «Cambalache», di Enrique Santos Discépolo

Creato il 11 febbraio 2011 da Fabry2010

el que no afana es un gil Il tango «Cambalache», di Enrique Santos Discépolo

Que el mundo fue y sera una porqueria,
ya lo se…
En el quinientos seis
y en el dos mil también!
Que siempre ha habido chorros,
maquiavelos y estafaos,
contentos y amargaos,
valores y dublés…
Pero que el siglo veinte
es un despliegue
de maldad insolente
ya no hay quien lo niegue.
Vivimos revolcaos en un merengue
y en un mismo lodo
todos manoseaos…
Hoy resulta que es lo mismo
ser derecho que traidor!
Ignorante, sabio, chorro,
generoso o estafador!
Todo es igual! Nada es mejor!
Lo mismo un burro
que un gran profesor!
No hay aplazaos ni escalafon,
los inmorales nos han igualao.
Si uno vive en la impostura
y otro roba en su ambicion,
da lo mismo que sea cura,
colchonero, rey de bastos,
caradura o polizon…

Que falta de respeto,
que atropello a la razon!
Cualquiera es un señor!
Cualquiera es un ladron!
Mezclao con Stavisky va Don Bosco
y “La Mignon,”
Don Chicho y Napoleon,
Carnera y San Martin…
Igual que en la vidriera irrespetuosa
de los cambalaches
se ha mezclao la vida
y herida por un sable sin remache
ves llorar la Biblia
contra un calefon.

Siglo veinte, cambalache
problematico y febril!
El que no llora, no mama,
y el que no afana es un gil.
Dale nomas! Dale que va!
Que alla en el horno
nos vamo a encontrar!
No pienses mas,
sentate a un lao.
Que a nadie importa
si naciste honrao.
Que es lo mismo el que labura
noche y dia, como un buey
que el que vive de los otros,
que el que mata o el que cura
o esta fuera de la ley.

Un motivo molto popolare in Argentina, scritto (musica e testo) dal musicista Enrique Santos Discépolo nel 1935. Lo scanzonato e amaro cinismo dei versi pare aver accompagnato la storia argentina del ’900, tra populismo, sanguinosa dittatura e democrazia. La giunta militare “sconsigliò” a radio e TV pubblica la messa in onda di Cambalache. Oggetto del testo è il ’900, il secolo in cui tutto è in vendita come in un cambalache, il mercato dell’usato, dove si acquista e si scambia in una gran rinfusa di oggetti, un bazar.
Nel saggio di Pierre Vidal-Naquet Gli assassini della memoria, il testo di Cambalache è posto a mo’ di colofone, quasi come una nota leggera e triste a conclusione di un sofferto lavoro di storico sulle menzogne dei negazionisti, e viene presentato con queste parole:
Cambalache… descrive bene questo mondo che è il nostro, nel quale tuttavia spunta talvolta qualche fiore di verità che dà speranza e del quale provo, meglio che posso, ad essere un giardiniere fra tanti altri, senza sapere come risanarlo.

el que no afana es un gil Il tango «Cambalache», di Enrique Santos Discépolo

el que no afana es un gil Il tango «Cambalache», di Enrique Santos Discépolo

Che il mondo è stato e sarà sempre una porcheria
lo so…
Nel Millecinquecentosei
e anche nel Duemila!
Che ci siano sempre stati ladri,
machiavelli e truffati,
soddisfatti e delusi,
morale e menzogne…

Ma che il ventesimo secolo
sia un torrente
di cattiveria insolente,
nessuno può negarlo.
Viviamo in un turbine schiumoso,
e nella stessa melma,
tutti manipolati…

Oggi è la stessa cosa,
essere leali o traditori!
Ignoranti, sapienti o ladri,
generosi o imbroglioni!
Tutto è uguale! Niente è meglio!
Un asino vale quanto un grande professore!
Non c’è castigo né premio,
gente senza morale ci ha acciuffato.
Che viva nell’impostura
o insegua un’ambizione,
poco importa se sia parroco o materassaio,
re di bastoni, testone o mascalzone…

Che mancanza di rispetto,
che insulto alla ragione!
Non importa chi è un signore,
non importa chi è ladrone!
Mascolati a Stavisky,
troviamo Don Bosco e la Mignon,
Don Chicho e Napoleone,
Carnera e San Martin
(“la Mignon” era una conosciuta donna di vita di Buenos Aires, Don Chicho era il nome di battaglia di un gangster)
Come nella vetrina indecente
dei mercatini
tutto nella vita è confuso
e ferita da una sciabola spuntata
vedi la Bibbia piangere
accanto a uno scaldabagno.

Ventesimo secolo, mercatino problematico
e febbrile!
Chi non implora non ha niente
e chi non ruba è un imbecille.
Vai dunque, avanti, vai!
Che là nella fornace
ci incontreremo.
Non pensarci, siediti in un angolo.
Che a nessuno importa se sei nato onesto.
Che tutto è uguale, chi sgobba
notte e giorno come un bue,
chi vive sulle spalle degli altri,
chi uccide, chi guarisce,
o sta fuori dalla legge.



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