Troppo particolari, le scelte stilistiche, tecniche, narrative, troppo delicato il concept biblico apocrifo, che si allontana notevolmente dai tradizionali temi videoludici. Ma tutte queste particolarità, lungi da rappresentare difetti o difficoltà, sono solo alcune delle numerose sfaccettature che compongono il variegato mosaico di Ascension of the Metatron.
Impossibile comunque non restare almeno affascinati dai quadri in movimento che rappresentano il mondo ultraterreno e onirico nel quale si muove Enoch, alla ricerca dei 7 Grigori, angeli decaduti di apocrifa memoria, padri degli sventurati Nephilim e simboli delle evoluzioni/derive/approdi dell’umanità, una volta lasciato il sicuro porto della fede.
Un’avventura che mischia abilmente particolari shōjo e sci-fi, con un background ovviamente religioso/mitologico giustamente multietnico e multiculturale. A questo punto potrebbero passare addirittura in secondo piano i continui rimandi fra action game 3D e platform 2D, non fosse invece così piacevole e fluido l’avvicendamento senza soluzione di continuità fra stili e tradizioni videoludiche apparentemente distanti, perennemente in bilico fra Devil May Cry e Super Mario.