El sicario-room 164
Creato il 01 settembre 2014 da Veripaccheri
El Sicario Room 164
di Gianfranco Rosi
Italia, Francia, 2010
genere, documentario
Con un titolo da film dell'orrore il festival di Locarno rispolvera il
Gianfranco Rosi meno famoso, quello che prima di Venezia si era fatto
conoscere per film che andavano a cercare lo loro verità lontano
dall'Italia. "El Sicario, Room 164" ci porta oltre oceano, e
precisamente a Jerez, cittadina messicana a ridosso della frontiera
americana dove avviene l'incontro con il sicario del titolo, organizzato
da Rosi attraverso la mediazione del giornalista Christian Bowden,
autore dell'articolo apparso su Harper's Bazar che ha ispirato il
regista. Vestito di nero, e con un retina dello stesso colore a
coprirgli la faccia, il protagonista del film si muove nella camera
d'albergo evocando sinistri presagi. L'argomento d'altronde non è dei
più invitanti, considerando che la conversazione con l'inquietante
interlocutore entra nei dettagli di un lavoro tanto cruento quanto fuori
dal comune. Ingaggiato dai cartelli del narcotraffico, l'uomo senza
nome si presta al gioco interpretando la parte di chi è abituato a
prendere di petto le situazioni. Per lo più seduto, al centro della
stanza, e con in mano una biro utilizzata per fermare sul blocknotes i
passaggi più importanti del suo discorso, il sicario non si lascia
pregare; fornisce dettagli, illustra metodologie di lavoro, e
soprattutto disegna organigrammi da cui a emergere è il patto di mutuo
soccorso tra i mercanti della morte e i burocrati del potere, allineati
in uno scambio di reciproche cortesie, finalizzate ad alimentare una
ricchezza dai confini illimitati.
Apprendiamo quindi del
reclutamento all'interno dell'accademia di polizia, dove, al termine di
ogni corso, almeno cinquanta elementi entrano a far parte
dell'organizzazione malavitosa con compiti diversificati e ritagliati
sulle qualità dei singoli individui. Oppure dei rapimenti organizzati
con la collaborazione delle forze dell'ordine, impegnate a rendere
sicura l'area nella quale, successivamente, verrà compiuto il sequestro
di persona, e anche il funzionamento di struttura verticista, assicurato
dalla totale dedizione degli anelli più bassi della catena, disposti a
tutto - per esempio a vivere in clandestinità, rinunciando per anni a
qualsiasi contatto con i propri familiari- pur di soddisfare i desideri
del Boss di turno. Ma la cosa più sorprendente accade quando il
protagonista, forse spinto dal retaggio che individua nell'iperattivismo
l'antidoto per i rimorsi di coscienza (ma sesso droga e alcool sono i
palliativi più comuni per mettere a tacere i sensi di colpa), si alza in
piedi, e inizia a mimare i gesti della violenza, quelli che, attraverso
le sevizie di indicibili torture (praticate indistintamente a uomini e
donne, e' bene dirlo) gli permettevano l'assolvimento del compito. Un
esibizione di macabra efficacia, con la scena del delitto riportata in
scena dalla seduta spiritica organizzata, fuori campo, dall'ineffabile
regista.
In un film del genere il compito più difficile era
quello di rimanere imparziali e di raccontare le nefandezze del
protagonista senza permettere al giudizio di spezzare l'incantesimo di
un'immediatezza che riempie lo schermo di energia e sensazioni. Rosi ci
riesce, grazie a un dispositivo semplice ma studiato nei minimi
particolari, che lavora dentro e fuori lo schermo. Nell'inquadratura,
spogliando le immagini di qualsiasi appeal estetico, ma anzi, facendo
emergere una dimensione di quotidiano - derivato dall'anonimato della
camera d'albergo - che associata alla drammatica eccezionalità del
racconto produce il conseguente straniamento. Fuori dallo schermo, e nei
riguardi dello spettatore, organizzando il racconto orale come un vero e
proprio soliloquio, con le domande del regista eliminate dal montaggio,
e la voce del sicario a rappresentare l'unico elemento di "umanità"
presente all'interno del film. Prodotto sui generis nella filmografia
dell'autore, "El Sicario Room 164" è arrivato in dvd (e in tv) senza
prima passare per il grande schermo.
(pubblicato su ondacinema.it/speciale festival di Locarno)
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