Elefantentreffen 2014...il viaggio

Da Motociclistidatavola
E anche l’Elefantentreffen è andato. Wow. Ho deciso di dividere il racconto in almeno due post, uno sul viaggio ed uno sull’evento.Partiamo, dunque, dal viaggio.Dopo varie analisi decidiamo per una partenza intelligente…sono gli arrivi che in genere sono idioti.Comunque, decidiamo di partire alle 18.00 del giovedì, soggiornare a Bolzano e fare Bolzano Solla il venerdì, per spezzare i chilometri ed arrivare col sole per piantare le tende. I nostri piani assomigliano sempre a quelli di Willie il Coyote, perfetti fino a quando non li provi.Alle 15.00 Maybe telefona: Io sono libero, si può partire anche prima. Le vicende degli umani altro non sono che l’espressione dei capricci degli dei e la possibilità di partire prima altro non era che un capriccio di una divinità, benevola questa volta.Partiamo, prima tappa a Verona per aggregare ElBlack. A Bagnacavallo comincia a piovere, il nostro protettore deve avere un rivale sul monte Olimpo, scopriremo presto che si tratta di un rivale potente.Il viaggio prosegue bene, la Baronessa è carichissima e ho anche un passeggero di taglia buona. Non grosso ma comunque almeno 20 chili in più di Giulia. Siamo tranquillamente mezza tonnellata. La Baronessa sotto i 30 km/h e sopra i 120 è un toro meccanico impazzito, nel mezzo è una sentenza. a 110 viaggia come un transatlantico. Quando supero i camion li faccio sbandare con l’onda che sollevo da terra. Alle 19.30 ripartiamo assieme a ElBlack ed alla Tenerona. Autostrade spa ci comunica che da Rovereto Nord al confine di Stato nevica….gulp.Lungo la A22 c’è un punto in cui le montagne cominciano ad abbracciarti e tu ti ritrovi nel mezzo, sovrastato da giganti silenziosi. Accade in un attimo, passi dalla sperduta pianura padana all’abbraccio del Trentino in un battito di ciglia. Le vedi davanti a te per chilometri ed all’improvviso sono attorno a te. Di notte, in moto e sotto la pioggia tutto questo è incredibile, è epidermico. Non le vedi le montagne, le senti, senti che qualcosa è cambiato, senti che stai entrando in un territorio diverso, dove loro sono spettatori del tuo percorso. Ci sono stati dieci minuti incredibili, pioveva e sentivo le montagne attorno, pareva di sentirle respirare.Gli dei ci sono avversi, nei loro screzi siamo solo strumenti da usare per infastidirsi e farsi dispetti. Questa volta gli dei benevoli sono distratti, e la neve, quando arriva, è tanta. La strada diventa prima spruzzata di bianco, poi bianca, poi un tappeto di neve. Incrociamo mezzi completamente innevati. Siamo incolonnati dietro ad uno spargisale che fa i 30, continuare oltre non ha senso, a Trento usciamo. Sconfitti. Uscire dal casello ed abbandonare il primo obiettivo è avvilente e difficile, difficile tenere dritta la moto coi piedi che scivolano mentre siamo al casello, difficile pensare a cosa fare. Vicino al casello c’è un hotel, proviamo a raggiungerlo e ci rendiamo conto che, tutto sommato, l’autostrada era anche pulita. Entrare nel parcheggio è un’impresa, le moto slittano e non stanno dritte. Tranne la Baronessa, lei sfida spocchiosa il volere degli dei ed entra senza esitazioni. Sprezzante resterà a “dormire” all’aperto, senza neppure una tettoia. Noi siamo cotti, infreddoliti ed avviliti. Ci viene incontro un signore che ci dice di essere bloccato lì dalle 15,30. Che sia un dio avverso travestito? Andiamo a letto, stanchi e sconfitti dopo aver letto su FB che altri come noi sono stati respinti dalla montagna. Ma fino a domattina non c’è nulla da fare e, in fin dei conti, ci mancano solo 50 km sul totale. La cena porta sorrisi e buon umore, le decisioni prese prima di domani sono avventate. Si ride e si cazzeggia. Bene, molto bene. Il giorno dopo Trento è bianchissima, un’unica distesa di neve solcata da vene nere come la notte. Le strade sono pulite, gli dei hanno ancora voglia di giocare. Colazione dei campioni e poi…si gioca.Ripartiamo, le strade sono pulite ma si vede quanta neve ha fatto. Mamma mia.Noi abbiamo usato tutti gli strumenti a nostra disposizione per asciugare vestiti e scarponi. Siamo di nuovo guerrieri pronti alla pugna.Poi, di nuovo, neve. A Bressanone riprende a scendere e a sporcare le strade, prima di Vipiteno ci fermiamo. Che fare? Dentro di me voglio andare avanti ma un po’ mi sento responsabile verso gli altri e verso Freddy che è in moto con me. Quanti rischi è legittimo correre per fare una boiata fra amici? Cerco nel profondo una ragione logica che mi aiuti a proseguire. Ma quando si sfidano gli dei non serve la logica, serve coraggio. Dico qualcosa circa l’ora e le temperature, qualcosa che ha poco senso ma che suona dannatamente logico a tutti. AVANTI!!!!Innsbruk ci accoglie con uno squarcio di cielo azzurro, da lì basta neve e basta pioggia. Appena ci fermiamo esplodono sorrisi nei caschi. Ah, uomini beati che possono ridere perché non consci del destino già segnato che li attende. Sorridere di uno scorcio di sole, di una canzone, di un piccolo passo in avanti.Ora, prima di arrivare, un altro piccolo scherzo degli abitanti del monte Olimpo. A Munchen dico a ElBlack di puntare Solla, senza specificare, nel navigatore. Ora, credo che Solla in tedesco voglia dire “Marina” o “Lido” perché nel giro di 15 km ci sono tre Solla. Solo dopo mi viene in mente che noi cerchiamo Solla di Thurmansbang. Una piccola deviazione che però poteva costarci cara.Poi c’è la cava, poi c’è il campeggio, poi c’è l’evento poi…il ritorno.Lasciamo l’Elefantentreffen col sole ed arriviamo a Monaco poco prima che inizi a piovere. La fortuna pare aver girato, gli dei avversi non hanno avuto ragione, chi ci protegge è più forte. Sticazzi. Il giorno dopo pioggia fino a Innsbruk, poi neve fino a Vipiteno poi acqua fino a casa. 600 km che se li facevo a nuoto mi bagnavo meno. Comunque, ormai siamo sulla via del ritorno, dobbiamo solo evitare di fare i cavalli (modo di dire che ho conosciuto l’altro giorno e che si riferisce alla tendenza dei cavalli ad andare più forte quando capiscono che stanno tornando a casa e si espongono a rischi e pericoli). Quindi prudenza sulla neve, che però non ci spaventa più, prudenza con l’acqua, che ormai è il nostro elemento naturale e…gas a martello. Sì, abbiam fatto un po’ i cavalli.Comunque è andata bene, siam tornati infreddoliti e bagnati ma tutto bene. Le moto non hanno avuto nessun problema, precise e puntuali su tutto. La Baronessa così carica era impegnativa ma, una volta messa la seconda, non c’era nulla che la placasse. Il viaggio è stato difficile, forse distratti dalle mille insidie della buca l’avevamo sottovalutato. Fare tanta strada in inverno non è come farla in estate. Portare un amico come passeggero si è rivelato molto impegnativo. Fortuna che fra gli dei benevoli ne esiste uno che ci manda sempre il Merendero in soccorso che ci ha alleggerito la via del ritorno. Con la moto parzialmente alleggerita non c’era più neve o pioggia che tenesse.I miei complimenti vanno a ElBlack, re assoluto dei cavalli che si è fatto una tirata bestiale per essere a Casa; a Maybe perché non ha mai perso un colpo, nonostante una moto non proprio da turismo carica come una endurona pronta per il giro del mondo; a Freddy perché fare il passeggero per la prima volta in queste condizioni è galleggiare fra eroico coraggio e fanciullesca incoscienza. 
Questo è solo l’inizio, stay tuned, altri racconti sono in arrivo.

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