A Torino, una mostra da non perdere!
Eleonora Manca - METAMOR(pH)
Spacenomore
a cura di Francesca Canfora
“Nasciamo, per così dire, provvisoriamente, da qualche parte; soltanto a
poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine,
per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente.” (Rainer Maria
Rilke)
Figure sfuggenti dai contorni fumosi e impastati, corpi eterei, privi di
gravità e materia, si dimenano fluttuando nel vuoto, vittime di un
incessante mutazione. È un'impossibile tregua a rendere il corpo
raffigurato percettivamente inafferrabile e a rappresentare il comune
denominatore degli autoscatti di Eleonora Manca.
Soggetto e oggetto rappresentato coincidono, ma l'immagine risulta
sempre sdoppiata, confusa, mai univoca e ostinatamente in divenire.
L'ineluttabile involucro, luogo di indagine privilegiato dall'artista, è
perennemente in fieri, in balia di metamorfosi continue, e si
costituisce come archivio sensibile, poiché è tramite i sensi che spesso
la memoria si accende.
Lenta se asseconda il ritmo naturale dato dallo scorrere del tempo o
repentina, se dovuta a eventi traumatici, comunque sempre inesorabile è
la muta cui siamo sottoposti ogni giorno, che inevitabilmente lascia
segni o cicatrici, procurando talvolta sofferenza.
Cambiare pelle è sinonimo di trasformazione, non certo indolore.
“Niente è più fragile della superficie”, ma al contempo nulla è così
forte come l'epidermide, capace di autorigenerarsi e di reagire a
qualsiasi ferita.
Nello stesso tempo il corpo è in grado di riflettere dolori emotivi,
inquietudini, disagi o fobie, anche inconsci, e somatizza facendosene
portavoce.
Fitte, spasmi, crampi, formicolii o capogiri sono spesso spia o
campanello d'allarme di ciò che coscienza e raziocinio rimuovono,
richiamando così l'attenzione su ciò che viene occultato negli strati
più profondi.
Per Eleonora Manca “il corpo non mente” ed è necessario recuperare con
esso un contatto istintivo per sentirlo, ponendosi in costante ascolto
per cogliere i messaggi da esso inviati.
“Ogni corpo è memoria ed essa si stratifica a tal punto che ogni nostro
atto è legato ai ricordi che il pensiero cosciente tende ad annullare,
ma che sostano inattaccabili nel corpo. Mentre la mente opera secondo
azioni di conoscenza e di rimozione, il corpo non dimentica nulla e
mantiene nelle proprie cellule ogni avvenimento, ogni pensiero, ogni
sguardo, ogni parola. L’idioma del corpo è dunque l’inesplicabile
linguaggio della memoria, il non aver paura di toccare”. (E.M.)
Ma il corpo restituito dall'artista, ancor più rarefatto e
smaterializzato da un'acromia ricorrente, dove l'unica alternativa al
bianco e nero è il grigio in ogni sua possibile e morbida declinazione, è
il punto di partenza individuale e singolare da cui muove una ricerca
con un obiettivo plurale, archetipico.
Ad esser rappresentato è un corpo libero di esprimersi e di esistere
anche privo del suo contenuto, senziente o viscerale, e al contempo
foriero di verità poichè non potendo spogliarsi di null'altro non può
che offrire sè stesso.
“Il nudo, questo nudo, non trasgredisce niente, non imbarazza, non
intende compiacere” afferma l'artista. Fonte di bellezza a prescindere,
il corpo nudo anche se irriverente non può essere osceno, poichè “la
carne non è merce, non dovrebbe essere ancora un tabù nè l'anticamera
della parola sesso”.
La rappresentazione di Eleonora Manca, che ha per oggetto il proprio
corpo, è tutto fuorchè autoreferenziale: filtrato in modo da esser
spogliato della sua soggettività, privato delle sue particolarità e
della sua riconoscibilità, esso ambisce a diventare corpo non più unico e
sessuato ma universale.
“È un corpo che non smette di dissolversi, di essere predatore del
proprio sé mediante gesti sottrattivi. È fenomenologia di una presenza
assente come di un'assenza presente.” (E.M.)
Inaugurazione: Giovedì 1 ottobre, dalle h 18.00
Palazzo Graneri della Roccia - Via Bogino 9, Torino
Orari di apertura:
Dal Lunedì al Venerdì dalle 10,00 alle 19,00
Ufficio stampa: Simona Savoldi - T: 339.6598721 - savoldi.press@gmail.com
Eleonora Manca (1978). Artista visiva, videoartista e videoperformer
utilizza vari media (principalmente fotografia e video) portando avanti
una ricerca sulla metamorfosi e la memoria del corpo. Dopo una
formazione in Storia dell’Arte a Pisa si specializza in Teatro e Arti
della Scena presso il DAMS a Torino, dove collabora alle attività del
Centro Studi di Fenomenologia della Rappresentazione, occupandosi
inoltre di critica e saggistica teatrale. Vive e lavora a Torino.