Io penso che la situazione sia un po’ più complicata rispetto alle visioni semplicistiche che ci propinano i mass media tradizionali. Dopo vent’anni di berlusconismo in cui la tv è stata osannata tanto da diventare l’unico luogo possibile della democrazia per molti italiani, la scelta di non andare in tv ha suscitato il panico. Grazie a Dio non è così. La democrazia partecipativa si chiama così perché vi si partecipa, non perché si lascia la tv accesa su un talk show politico. Chi segue Grillo da molto tempo, invece, ha capito che uno dei princìpi guida del movimento, è quello di partecipare tramite la rete a tutte le decisioni.
Forse un’altra verità fondamentale che determinerà le sorti del voto dei prossimi giorni è quello che gli esperti chiamano “analfabetismo di ritorno“. Tante persone scolarizzate, in Italia, oggi non sono capaci di decifrare un messaggio scritto o orale. Gli italiani non leggono, l’abbiamo sentito tante volte. Rispetto alle medie europee siamo uno dei paesi meno abituati a leggere e capire i testi. La cultura in Italia è sempre un passo indietro. Pochi finanziamenti per gli enti culturali: cinema, teatri, musica, biblioteche… e all’origine di tutto ci sono, come sempre, i tagli alla scuola, al sistema d’istruzione di ogni ordine e grado. Le scuole primarie e i cicli obbligatori sono una specie di corsa ad ostacoli. Strutture fatiscenti che cadono a pezzi, materiale inadeguato, insegnanti precari costretti a situazioni allucinanti (tipo 2 o 3 scuole in 2 regioni diverse) per arrivare a fine mese con uno stipendio minimo, e senza sapere se l’anno seguente avranno ancora un lavoro. Gli insegnanti più bravi devono fare i salti mortali per arrivare in fondo a qualche progetto formativo interessante. Inoltre, non esistono in Italia, non sono concepite nel sistema italiano, cicli scolastici per gli adulti, come invece succede negli altri stati europei. Non parlo di scuole serali per recuperare gli anni perduti, parlo di corsi scolastici di approfondimento, pensati per gli adulti già scolarizzati, che servono a mantenere gli interessi alti intorno al mondo della cultura e la mente allenata e aperta alla comprensione del mondo che ci circonda. Forse anche per questo molti italiani voteranno Grillo, per alcuni sarà un voto di testa, ragionato. Per altri sarà il famoso voto di pancia, che nasce come sfogo ad una rabbia accumulata in questi anni di ingiustizie spudorate e vantate come trofei di machismo del furbetto per eccellenza.
La verità è che usiamo parole di cui non sappiamo neanche più il significato. Fascista, comunista, populista, onestà, liberalizzazioni, assoluzione, persino rimborso IMU si è svuotato di significato. Diritti, futuro, flessibilità, ci sparano slogan che non hanno più nessun valore. Le parole sono vuote. La crisi non è solo economica, non è solo una crisi di valori. La crisi è molto più profonda: è una crisi di significato. Non sappiamo più cosa dire, non sappiamo più dove vogliamo andare e come arrivarci. Siamo soli come un bambino che si sveglia spaesato su una strada deserta. Non sa da che parte andare. Non c’è niente all’orizzonte. Nessuno che lo guidi. Chi l’ha portato lì? L’hanno tradito nel sonno, non si è accorto di nulla, o forse era incapace di reagire. Ma se vede qualcuno passare che sembra sapere bene dove sta andando, di sicuro lo seguirà. Perchè non ha niente da perdere.
Io non so ancora chi voterò. Mi chiedo: chi sono io mentre vado a votare? sono il bambino sperduto o sono il viaggiatore sicuro della mia strada?
Dovrebbero esserci dei corsi di educazione civica per tutti, sempre, non solo a scuola o prima del voto. Troppo spesso ci dimentichiamo che lo stato siamo noi.
Buon voto libero a tutti.