Elezioni a primavera 2016? Potete pure dimenticarvele. Arriva il commissariamento lungo

Creato il 10 ottobre 2015 da Romafaschifo

A noi per primi, a dire il vero, affascinerebbe in questa fase un governo della città in mano al Movimento 5 Stelle. Il MoVimento, certo, ha tante incongruenze e soprattutto è zeppo di figuri autenticamente e irrimediabilmente stupidi, il concentrato di stupidità è sconvolgente e pericoloso: una persona stupida è molto più insidiosa e dannosa di una persona disonesta per il semplice fatto che la stupidità non è reato e non può essere interrotta da forze dell'ordine e magistrati. Ma è anche vero che, al contempo, sono tante le persone all'interno dei "grillini" che in questi anni hanno capito, hanno approfondito, si sono preparati e hanno una visione della città assolutamente adeguata a quelle che sono le esigenze. Il discorso di Enrico Stefàno, consigliere comunale uscente pentastellato, ieri mattina a Agorà su Rai 3 dice tutto in questo senso.

Fascinazione, dunque, per 5 anni di 5 Stelle al Campidoglio. A questo punto, dopo aver visto come è stato passato al tritacarne un sindaco che ha cercato di scalfire un minimo (un minimo, eh, manco troppo!) le cricche che si sono mangiate la città, sarebbe la cosa per cui tifare. E sarebbe anche nelle cose, nelle previsioni, nelle proiezioni dei sondaggisti. Specie se il Cinque Stelle riuscisse a trovare una figura credibile, magari immediatamente esterna al movimento. 

E proprio perché il Cinque Stelle rischia di vincere (cosa che, ripetiamo, a questo punto non ci dispiacerebbe affatto) potete scordarvi che ci saranno elezioni a primavera: il PD le perderà senza ombra di dubbio e perdere Roma consegnandola ad un sindaco a Cinque Stelle nel bel mezzo del Giubileo sarebbe un'onta impensabile per il renzianismo. Ci sarà un decreto d'urgenza che lascerà il Commissario governativo per un periodo più lungo, con la scusa del Giubileo (Zanda in un'intervista di oggi è arrivato a parlare di ordine pubblico, ridicolo ma segnaletico di quale sia la comprensibile strategia del PD). Durante il Giubileo non si possono fare campagne elettorali, manifesti, cene, volantini, santini, affissioni abusive. Una campagna elettorale alla romana - questa sarà la scusa - non è assolutamente compatibile col Giubileo della Misericordia di Papa Francesco. E allora ecco la proroga del commissariamento con elezioni a primavera, sì, ma del 2017, non del 2016. A quel punto con ogni probabilità si svolgeranno anche le elezioni politiche, anticipate di un anno, e in quel momento con Ignazio Marino semi dimenticato e con un paese che veleggia sulle onde della ripresina economica la partita romana diventerà nazionale. La campagna elettorale la farà Renzi e il nome del candidato (credibilissime le ipotesi del manager Moretti o del magistrato Cantone) diventa quasi superfluo: se Renzi stravince le politiche automaticamente e per trascinamento stravince Roma. Questo lo scenario più probabile: un piccolo golpe che il Governo non sarà di certo preoccupato a giustificare e a inserire in uno storytelling adeguato...
In mezzo c'è una città che per oltre un anno e mezzo ha bisogno però di essere governata. Impensabile uno stop a tutti i progetti. Necessario, dunque, non solo un commissario in gamba (Alfonso Sabella, per favore!), ma delle norme speciali e specifiche che ne adeguino ed aumentino i poteri. Il commissario che entrerà in carica a novembre assomma in se i poteri della Giunta e del Consiglio. Troppo poco per cavarsi d'impaccio dai Tar, dalle soprintendenze, dalla Regione, dall'Autorità di Bacino, dalla Conferenza Stato Regioni e dai mille altri centri decisionali che impediscono alla città di correre. Il decreto d'urgenza che sancirà il commissariamento lungo, dunque, dovrà anche prevedere dei super poteri. In questo modo e solo in questo modo Matteo Renzi, che silurando Ignazio Marino invece di sostenerlo con forza ha compiuto il suo più grande pasticcio politico da quando è al potere, potrà riaccreditarsi come statista che vuole davvero occuparsi e salvare Roma e non utilizzarla come merce di scambio politico. Un problema resta in questo quadro: i dirigenti e i funzionari capitolini. In questi giorni concitati tutti (da Esposito, che oggi ha rilasciato questa illuminante intervista, a Sabella passando per Cantone stesso) hanno individuato in questa ributtante casta di mandarini il vero problema dell'amministrazione. Superpagati, corrotti fino al midollo, incapaci anche di abbozzare un provvedimento e un bando, capaci di scrivere le norme con sbagli giuridici inseriti appositamente, a mo' di polpettine avvelenate, in modo che siano facilmente impugnabili. Beh, loro resteranno a continuare a rosicchiarsi la città come milioni di tarli in un vecchio mobile ormai quasi del tutto polverizzato. Con un nuovo sindaco, con un nuovo commissario, con un sindaco a 5 Stelle loro resteranno sempre lì. Un problema enorme che mette una ipoteca seria sul tentativo - ammesso e non concesso che ve ne sia la volontà politica - di trasformare questa in una città normale. Un problema enorme che, intendiamoci, sebbene non con la gravità di Roma, esiste anche in tante altre istituzioni  italiane e che dovrebbe essere affrontata con una grande riforma della Pubblica Amministrazione. Marianna Madia ci ha provato ma, guarda caso, sono mesi che non se ne parla più. Guarda caso. E così continua ad essere impossibile licenziare gli incapaci, arrestare i corrotti, spostare in altra sede i conniventi. L'Italia ha il cancro, ha migliaia di metastasi e rifiuta di curarsi. Si chiama suicidio.