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ELEZIONI CROAZIA / 6: Kukuriku, pollastri o galletti? Il risveglio croato

Creato il 29 novembre 2011 da Eastjournal @EaSTJournal

di Matteo Zola

ELEZIONI CROAZIA / 6: Kukuriku, pollastri o galletti? Il risveglio croato

Chiacchierando con un giovane amico, studioso di cose croate, gli chiedo: “Ma questi di Kukuriku come ti sembrano, con un nome del genere non saranno mica dei polli?”. E lui mi fa: “Se quelli di prima erano faine, questi è possibile siano polli”. La situazione economica in Croazia è al collasso “e governare non sarà facile, nemmeno con la maggioranza in Parlamento” mi spiega.

Per chi canta il gallo?

Se la coalizione Kukuriku (lett. “chicchirichì“) vincerà le elezioni del 4 dicembre prossimo in Croazia, potrà forse contare sull’appoggio del presidente Ivo Josipovic, membro dell’Spd come quel Zoran Milanovic candidato premier dei galletti (o dei pollastri) di Kukuriku, coalizione che raggruppa il partito socialista, quello regionalista istriano e quello dei pensionati. Un’amalgama destinata, almeno nelle intenzioni, a segnare una nuova alba per la Croazia travolta dagli scandali a marca Hdz, un risveglio nazionale al grido di “Kukuriku”.

La domanda di fondo è: ma con la vittoria dell’opposizione cosa cambierà  realmente? C’è ancora nella classe politica croata qualcuno che sia “pulito” da compromessi con il vecchio sistema? E il vecchio sistema è davvero “vecchio” o forse cambierà solo bandiera, evitando scandali di proporzioni bibliche ma proseguendo nella gestione borbonica del potere?

Il “volto pulito” dell’Spd

Zoran Milanovic ha la fedina penale pulita, come pure i suoi compagni di partito, eppure fu proprio Sanader ad aprirgli la porta del bel mondo politico quando nel 1992 lo assunse come tecnico esperto in questioni giuridiche al ministero degli Esteri che all’epoca Ivo occupava come viceministro nel governo Tudjman.

Con questo non si vuole dire che Milanovic abbia il marchio dell’infamia tatuato sulla tessera di partito. Piuttosto s’intende gettare un gattopardiano seme del dubbio: tutto deve cambiare perché nulla cambi? Per una volta cercheremo di non esser pessimisti e guardiamo cosa accade in casa d’altri ponendo l’accento sulle energie positive di una Croazia capace di scendere in piazza e “indignarsi” per mesi senza raccogliere nemmeno una prima pagina “occidentale”.

Il risveglio croato

Su 4,5 milioni di croati ben 3 milioni vivono in condizioni di povertà. Gli scandali a base di corruzione e mafia hanno fatto dire “basta” a molti croati. Le proteste, iniziate nel febbraio scorso e mai fermatesi, sono partite da Facebook, grande collettore di malumori, e si sono presto realizzate in una manifestazione di 15mila persone nel centro di Zagabria che, per tutta risposta, si sono visti manganellare dalla polizia. Da allora la protesta croata si è allargata includendo anche persone meno giovani e famiglie pronte a manifestare contro gli “intoccabili” della politica e delle corporation.

Questa Croazia, giovane nelle idee oltre che nella carta d’identità, potrà forse riscattare vent’anni di oblio. Vent’anni di transizione. Una transizione finita, questo è l’augurio, non nel fango di uno Stato mafioso ma nel riscatto di un popolo finalmente capace di guardarsi dentro.


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