- Quanto possibilità di vittoria si è dato?
“Non lo so. E’ positivo il fatto che io mi sia candidato, non ho fatto previsioni. Credo in quello che faccio e ho fatto pochi calcoli. Davvero, non lo so”.
- I suoi rapporti con Dondi sono stati altalenanti, per usare un eufemismo. Se 10 mesi fa qualcuno avesse detto che lei sarebbe stato il candidato appoggiato da Dondi nessuno ci avrebbe creduto. Come si spiega questo cambio di umore?
“Non è cambiato nulla in realtà, sono i giornalisti che speculano su queste cose. Giancarlo mi conosce da tempo, sa quali sono le mie prerogative , i miei pregi e i miei difetti. Davvero, non è cambiato nulla”,
- Abbiamo letto che in caso di sua vittoria per Dondi è già pronta la carica di “presidente onorario” ma lei ha anche parlato di impegni più concreti. Può specificare?
“Non è il presidente che decide certe cose, ma i consiglieri. Ad ogni modo credo che un uomo della sua esperienza non vada perso. E non dimentichiamoci che siede nel board internazionale”
- E gli “impegni più concreti”?
“Non lo so, vedremo”.
- Nella sua conferenza di presentazione ha parlato di tecnici, arbitri e settore giovanile. I problemi in quegli ambiti sembrano essere tanti, troppi. Da dove iniziare?
“La crescita deve essere generale. Deve passare dalla federazione, dalla nazionale e da lì espandersi a tutto il movimento. Dobbiamo crescere assieme e dobbiamo crescere tutti. Senza bravi allenatori poi è difficile avere bravi giocatori”.
- Eccellenza, da troppi anni si vivono “estati calde”, con società che falliscono e acqua alla gola. Non sarebbe il caso di pensare a un ridimensionamento numerico?
“Sono liberale e liberista, non dobbiamo mettere limiti e non possiamo determinare la crescita. C’è una situazione economica difficile per tutti e i problemi del rugby italiano sono determinati anche da quella. Di una cosa sono certo: dobbiamo incrementare il pubblico, dare il via a una campagna di marketing che diminuisca la differenza tra gli 80mila dell’Olimpico e i mille delle gare di Eccellenza. Più pubblico significa più sponsor e più soldi dalle tv”.
- Dalle sue parole di ieri sembra voler creare una federazione più vicina ai club, ma per farlo si appoggia a una gestione che è stata molto accentatrice come linee-guida del movimento.
“I club sono i soci della FIR. Non esiste e non deve esistere una dicotomia tra federazione e club, bisogna trovare un modo di comunicare per crescere senza contrapposizione”.
- Dalle pagine del mio blog il presidente del CUS Padova, Roberto Zanovello, le chiede due cose: di pubblicare tutti i bilanci dal 2004 in poi, da quando cioè non sono più visibili, e di poter discutere il nuovo Statuto prima che venga blindato per il voto in Consiglio.
“Me lo hanno detto. Io non ho ancora avuto il tempo di leggerle, quando lo avrò fatto risponderò”.
- Il bilancio, si parla di circa 40 milioni di euro. La FIR però già nel 2013 potrebbe perdere i soldi di Sky, che a quanto si dice dopo la prossima edizione non sarebbe più intenzionata a rinnovare il contratto per il Sei Nazioni.
“Troveremo altre soluzioni. Sky non ha sempre seguito il Sei Nazioni e il contributo di Sky nel pentolone degli introiti della FIR non è certo rilevante”.
- Accademie U20. Decisamente qualcosa non funziona. Tanti soldi, tanto impegno ma risultati scarsi e limitati.
“Non so cosa vi aspettavate dalle Accademie. Dico solo che dobbiamo iniziare a lavorare per il Mondiale 2019 e che non ci sono solo le Accademie, bisogna pensare a tutto il settore giovanile.
- Lei è stato molto diplomatico con i suoi contendenti. Lo stesso però non si può dire del suo “sponsor”. Dondi è stato molto sprezzante verso Treviso: li ha definiti anche “quelli che fanno le canottiere”.
“Non posso giudicare quello che dice Dondi. Io sono contento che ci sia una pluralità di candidature”.
- Siamo a fine giugno e ancora non si sa dove si giocheranno due dei tre test-match di novembre. Lo trova normale?
“La FIR ha assegnato la sfida con Tonga a Brescia e quella con l’Australia a Firenze. Il Consiglio Federale del 20 luglio ratificherà tutto”.
- Secondo lei quando si voterà? Settembre?
“Non lo so, non scommetto. Aspettiamo il 20 luglio e vediamo”
PS: un clima rilassato e di rispetto reciproco. Professionale, mi verrebbe da dire. Così dovrebbero svolgersi le interviste: uno che fa domande e uno che risponde dopo averti concesso la possibilità di porgerle. Che se non gradisce la domanda non dice nulla ma risponde lo stesso, che non è stato obbligato da nessuno a star lì. Mi piacerebbe poter scrivere che con Alfredo Gavazzi è andata così, ma non posso. Sin dall’inizio l’atteggiamento del consigliere federale è stato… prevenuto, credo che sia la parola più adatta.
Sarebbe stato facile pubblicare i commenti, le parole e le espressioni fuori luogo usate dal candidato alla presidenza FIR. Ma preferisco pensare che il tutto sia dovuto a un caso e che da quello dipenda anche la vaghezza di molte sue risposte. Magari anche le domande non erano un granché, per carità. Però…