Caro Paolo, volevo comunicare la mia candidatura a consigliere federale in quota allenatori. Ho ritenuto importante ascoltare la voce di molti tecnici di tutte le regioni d’Italia , con i quali avevo avuto modo di lavorare durante il mio periodo di “formatore” per la Federazione Italiana rugby.
La candidatura da indipendente è un tentativo di rappresentare il mondo dei tecnici con le sue particolari esigenze. Troppo spesso le “colpe” della situazione del nostro movimento, vengono riversate sulla testa di chi prova ad educare i giovani lavorando in strutture molto spesso obsolete e con ambienti che non posseggono una cultura sportiva ed educativa alla base della loro missione sportiva. Non si tratta di interpretare il ruolo delle vittime, ma di cercare un linguaggio che possa garantire la crescita a tutti i livelli dei tecnici italiani.
Come obiettivi diventa prioritario riaprire un dialogo tecnico-formativo che riesca a sopperire alle esigenze culturali nelle quali il rugby viene insegnato in questo paese.
Una sorta di orgoglio della nostra cultura che non dimentichi quali sforzi e quale impegno ci vuole, a carico di tutti, per migliorare il livello di base degli allenatori. Una “professionalizzazione” dei dilettanti, basata sul piacere di appartenere ad un ambiente con l’ambizione di farlo progredire.
Con un obiettivo macro: portare al più presto possibile un allenatore italiano ad allenare le franchigie Celtic e la Nazionale. Il lavoro, la conoscenza, l’impegno e la dedizione come metro di giudizio. Le esperienze internazionali mi hanno insegnato che bisogna dimenticare qualche tradizione del passato per adottare una cultura dello sport di alto livello, senza dimenticare il piacere e il divertimento, abbandonare un po’ di goliardia e essere capaci di proporre metodologie di lavoro moderne.
Lavorare per il futuro deve diventare la parola d’ordine dei tecnici di questo paese.
Ciao Tiziano Casagrande (Titta)