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Elezioni FIR: voci e ballottaggi eventuali, Gianni Amore dice la sua

Creato il 18 luglio 2012 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Elezioni FIR: voci e ballottaggi eventuali, Gianni Amore dice la suaGianni Amore ha scritto e diffuso una lettera aperta al movimento. Ve la propongo:

Da dieci giorni questa lettera è riposta in un cassetto, in attesa di pubblicarla. L’abbiamo pensata io e il mio staff, nel momento in cui hanno cominciato ad essere troppe le telefonate e le illazioni sulla mia candidatura. Ho solo una faccia e i “forse” usati nei miei riguardi, non mi appartengono. 

Eccone il testo a cui seguirà la prossima settimana la corrispondente video-lettera, con la quale crederete ancora di più se sono un abile stratega o una persona di cuore.

Sono da troppi anni nel mondo del rugby, conosco bene le parti nobili e meno nobili di questo sport, ho giocato tallonatore, abituato alle sfide aperte, preparato alle scintille da contrasto diretto, per non considerare altro che l’assunzione di atteggiamenti espliciti, trasparenti, privi di contorte strategie, oltre ogni convenienza politica.

Ho la presunzione di affermare che la mia candidatura, abbia scosso dal torpore il nostro rugby che si stava passivamente convincendo che la presidenza federale era un ruolo insostituibile, che le elezioni erano solo una formalità inutile. A questa scossa hanno contribuito anche la montagna di mete subite, che le nostre nazionali non mancano di collezionare in giro per il mondo e finalmente un risultato importante è arrivato….spero non si offenda nessuno….il monarca ha abdicato concedendo la costituzione repubblicana!

Sono convinto a causa dei miei inevitabili limiti politici, di non essere in partenza il più forte, di essere un vaso di vetro tra vasi di coccio, ma coloro che sposano le mie visioni, la mia passione, il mio entusiasmo mi voteranno consentendomi di raggiungere una percentuale maggiore di quella che inizialmente mi hanno accreditato del 10%. Nel mio viaggio elettorale ho trovato sale sospettosamente deserte (il problema sta manifestandosi anche ad altri), ma ricevo costantemente dimostrazioni di sostegno e apprezzamento. Tuttavia ciò che dà più certezze sul mio risultato elettorale è l’arrivo di telefonate di tipo politico che hanno forse lo scopo di scongiurare un possibile ballottaggio….il vaso non è poi così frangibile!

La mia scesa in campo è stata motivata dall’unico obiettivo di sostituire sedici anni di scelte indisturbate, con idee, innovazioni, rivoluzioni che appartengono al mio entusiasmo e alle mie competenze, necessarie a ribaltare con un lavoro preciso ed assiduo una situazione che non esito a definire disastrosa, nonostante i tanto decantati successi di pubblico che fra pochissimo tempo si riveleranno effimeri. Ma le mie ambizioni di conquistare la Presidenza non mi possono impedire di ipotizzare l’eventualità del ballottaggio, sul quale intendo dichiarare anticipatamente le mie intenzioni, che spero siano un motivo in più per convincere gli elettori e far regolare l’atteggiamento ai miei avversari politici.

Preferire un candidato ad un altro dipende unicamente dai contenuti dei rispettivi programmi, sui quali ho difficoltà di comprensione. Se le intenzioni programmatiche del sig. Gavazzi possono essere desunte dall’intenzione di perseguire la continuità della gestione attuale, nel caso del sig. Zatta la comprensione è meno scontata.

Siamo tre dottori al capezzale di un malato: Gavazzi è certo che le cure che ha finora somministrato vanno bene e faranno campare il paziente ancora meglio di come sta adesso (perché secondo il suo parere non sta poi così male), io e Zatta facciamo una diagnosi pressoché identica, ma mentre io mi sento in dovere di spiegare cura, posologia, terapia, farmaci, interventi chirurgici, riabilitazione, convalescenza, tempi di guarigione, il presidente del Treviso continua a riconfermare con la sicurezza generata dalla sua indiscussa autorevolezza che il malato soffre e che si adotteranno le cure giuste per farlo guarire…ma quali siano faccio fatica a capirlo. Il problema è che se queste cure salvano il cuore, ma rendono il malato paralitico o se per farlo respirare si deve sostenere con il polmone d’acciaio non sono d’accordo, perché sono convinto che il malato è guaribile, non solo con la necessaria cura, ma con il coinvolgimento diretto suo e della propria famiglia, condizione indispensabile per collocarlo nel suo futuro con una logica sostenibile.

I miei collaboratori e molti miei sostenitori mi dicono: “Zatta ti ha copiato il programma!”. Li fermo subito perché non ho la presunzione di pensare che i mali del nostro rugby abbiano il mio copyright, che possa fare mie, le analisi scontate di un movimento in difficoltà, che il ricorrere ad un evento istituzionale come gli Stati Generali da me per primo annunciati, non sia altro che una modalità storica alla quale i popoli hanno ricorso in situazioni di pericolo o disordine istituzionale. Ma è altresì sacrosanto che il ribadire solo la diagnosi sulla quale si possono raccogliere grandi consensi non è sufficiente per me e spero non lo sia neanche per gli elettori.

Esorto quindi i miei due competitors a compromettersi apertamente di fronte al movimento in modo più chiaro, udibile, diffuso, stampato, dettagliato e quindi comprensibile, di descrivere a me come a tutti gli elettori le soluzioni ai problemi, unici elementi di giudizio perché soltanto nel come si intende intervenire, io collaborerò con quel medico che, se non sarò io, lo dovrà far rialzare dal letto.

Ci sono malati che si fanno curare dal medico di cui hanno una stima cieca, che hanno paura a chiedere, che non vogliono capire come verranno curati, che consegnano passivamente la loro vita in mano ad altri, che rinunciano a partecipare al destino delle proprie sorti. Io mi considero un medico che vuole coinvolgere il malato nella guarigione, che ha bisogno della sua collaborazione, che mi deve raccontare come si sente, non intendo prendermi la responsabilità di fare tutto da solo senza monitorare costantemente il suo stato di salute. E’ lui che mi dirà che sta bene attraverso i miglioramenti conseguiti. 

Spero non si vada a votare ancora una volta per abitudine, per convenienza, per speranza, per non rischiare, o peggio ancora per clientelismo, per la mania di ricorrere ad un uomo preparato, ma che non avrà mai la forza e la potenzialità di tutto il movimento.

E’ un occasione elettorale che richiede di mettere da parte quella prudenza che in questo momento non è proprio opportuna per il bene del rugby che ha bisogno di idee innovative, di modernità, di visioni imprenditoriali, al posto di quell’anzianità, di quella decantata esperienza che stanno diventando zavorre pericolose.

Solo a queste condizioni si conosceranno pubblicamente le mie intenzioni rispetto ad un ballottaggio che se ci sarà vorrà dire che non sono riuscito a persuadere l’elettorato con la mia azione per vincere da solo.

Farò di tutto per impedire che le elezioni si riducano ad un gioco già fatto ad una spartizione tra potenti, non collaborerò, non venderò i miei voti per un vantaggio personale.

Il rugby è di tutto il movimento non di poche persone che ritengono di far tutto da soli, ma di chi è capace di valorizzare le risorse esistenti e in molti casi nascoste. Sui campi c’è un movimento vivo, entusiasta che ha voglia di fare e che non chiede perché non sa a che porta bussare e che ha la certezza di non essere molto considerato. Non si punisca chi vuole fare, chi merita ascolto, sostegno e spazio. Non favoriamo progetti all’ombra del campanile, non diamogli una prospettiva locale, ma nazionale. Non isoliamoci, non creiamoci ostacoli a vicenda alimentando polemiche infinite o sarà la fine del rugby italiano. Cosa sarebbe stata la mia vita senza rugby, cosa sarei io oggi senza sapere il significato della lotta, del rischio, del crollo, della rinascita, del dolore dell’infortunio e della voglia di tornare in campo. 

I miei voti non hanno prezzo se non davanti ad un programma chiaro, della cui realizzazione l’autore dovrà farsi responsabile, io per primo se dovrò diventare il Presidente dei rugbisti.

Gianni Amore


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