Risulta sconcertante che la Sicilia, con i suoi tassi di disoccupazione e con la crisi che attraversa, ben al di sopra dello standard nazionale, non abbia invece espresso una sua scelta decisa a sinistra, negandole ancora una volta il diritto ad essere rappresentata nel parlamento siciliano. Certo le liste della Marano dovrebbero fare il mea culpa, e tanto più lo dovrebbe fare Claudio Fava la cui inerzia nella fase di presentazione delle liste, risulta inspiegabile. Un colpo di mannaia sulla sinistra, come se questa non avesse già subito altri precedenti colpi mortali, durante tutta la fase del berlusconismo. Ma è inutile piangere sul latte versato. Si dovranno fare pure i conti con il presente e pensare al futuro. Checché ne pensi il mondo intero.
Quello che osservo, in queste ore in cui ci sono ancora dei seggi elettorali che non hanno ultimato il loro lavoro, è che nessuno dei rappresentanti dei partiti intervistati fa riferimento a quel 51% di siciliani che non sono andati a votare, e che il 48% dei votanti non solo rappresenta la minoranza dei siciliani, ma la rappresenta con l’ulteriore deprivazione di senso di quanti hanno votato scheda bianca o hanno annullato la validità della scheda. Nessuno ci ha dato informazioni in materia. Anche se il primo dato incontrovertibile è proprio la sottrazione del diritto, espressa in modi differenziati, dalla stragrande maggioranza degli elettori. Hanno voluto punire il sistema politico, senza rendersi conto che hanno colpito solo se stessi.
Comunque sia, Crocetta, al quale nessuno nega la vocazione ad essere innovativo oltre che antimafia, ai suoi trenta deputati potrà aggiungere altri otto o nove deputati che gli derivano dal sistema di attribuzione dei seggi. Potrà avere 39 deputati. Non arriva ai 46 utili per la maggioranza di voti necessari a governare. E qui sorgono alcune domande. Li chiederà a Grillo o a Miccichè? E’ probabile che non li chiederà a nessuno. Chiamerà di volta in volta su singole proposte e programmi l’Ars a esprimersi, come del resto ha già dichiarato.
Insomma avremo un governo che sarà la versione aggiornata e contemporanea di quello che fu il milazzismo. Tutti dentro in nome della Sicilia e del suo autonomismo. Ben altra cosa da quello che pensa Casini: un nuovo blocco progressista-moderato nel quale non ci sarà a rappresentarlo il “comunista e gay” Crocetta, come lo ha definito in modo che voleva essere forse offensivo Gad Lerner, ma un soggetto che avrà come valore primario un nuovo sicilianismo, senza passato e senza futuro.
Giuseppe Casarrubea