Elezioni politiche o governo tecnico?

Creato il 30 novembre 2010 da Bruno Corino @CorinoBruno


L’altra volta ho enunciato per la prima volta il “Teorema dell’elettore indeciso”, e la conclusione alla quale sono giunto si può riassumere in questi termini: in caso di una competizione elettorale tra due schieramenti politici vince lo schieramento che è stato “percepito” dagli elettori indecisi come lo schieramento che può danneggiare di meno i propri interessi. In pratica, quella parte di elettorato indeciso, cioè quella parte di elettorato che non sa per “chi” o per che “cosa votare”, nel momento in cui all’ultimo istante “decide” di votare, vota per la parte politica che ha percepito come la meno dannosa ai propri interessi. Questo comportamento non è affatto da sottovalutare, poiché in una competizione elettorale quando due coalizioni sono in perfetto equilibrio nei sondaggi, a decidere alla fine la vittoria dell’una o dell’altra coalizione è proprio quella parte di elettorato che si “schiera” all’ultimo momento. In che modo l’“elettore indeciso” intercetta la parte politica che lede di meno i propri interessi? Di solito è la parte politica che si presenta sulla scena elettorale come quella più “conservativa” che non quella che si vuole essere più “innovativa” (qui le categoria “destra” o “sinistra” non c’entrano): non solo quella parte politica che rassicura l’elettorale che manterrà in vigore i vari privilegi, ma anche quella che dichiara apertamente o implicitamente che non modificherà sostanzialmente gli assetti sociali. È chiaro che se nei sondaggi la parte percepita come innovativa è in netto vantaggio, il partito degli indecisi può fare ben poco per decidere la vittoria della coalizione percepita come conservativa. L’indeciso, ad esempio, non sapendo scegliere tra due programmi elettorali o tra due proposte politiche quale sia la migliore, alla fine sceglierà di scegliere il programma elettorale che percepisce come il meno peggiore, ossia quello che almeno dal suo punto di vista lascia le cose come stanno.
L’obiezione che si potrebbe fare all’edificio di questo teorema è perché l’elettore indeciso non decida invece all’ultimo istante di votare per il candidato o il programma politico ritenuto migliore anziché votare per la parte percepita come meno dannosa ai propri interessi? A questa obiezione posso opporre due ragioni: la prima perché sino all’ultimo non sa quale sia il candidato o il programma migliore; la seconda, perché calcola quale sia l’offerta più vantaggiosa per sé. In pratica, se l’aver votato la proposta politica meno peggiore si rivela essere (nel tempo) anche quella migliore, il vantaggio che si ricava per sé diventa doppio. Invece, se vota la proposta politica considerata migliore, ma percepita come peggiore per i propri interessi, il vantaggio per sé può essere a somma zero; nel caso in cui la proposta migliore si rivela (nel tempo) una delusione, lo svantaggio per sé diventa doppio.
È chiaro che il mio teorema prende in esame sono soltanto giochi di strategia in base alla quale s’effettua una determinata scelta; nei giochi di strategia si considera soltanto quale sia quella scelta che dà a sé il maggior vantaggio o il minimo svantaggio. Qualcuno mi ha chiesto se sia possibile applicare tale teorema alla situazione politica attuale facendo una previsione sullo sbocco che l’attuale crisi politica avrà in futuro. Come ho già avuto modo di dire la forza di tale teorema consiste nel fatto che gli attori fanno una scelta non sulla base della scelta che farà l’altro attore, bensì su un calcolo basato sul minimo svantaggio o massimo vantaggio per sé. All’inizio ho avuto qualche perplessità, perché non era facile trovare i parametri giusti per definire il problema. Poi, pian piano ho cominciato a ragionarci sopra, e l’ho presa un po’ come una sfida o una scommessa. Anzitutto sono partito da questo dato di fatto: poniamo che il governo al prossimo voto di fiducia ottenga una misurata maggioranza al Senato e una altrettanto misurata sfiducia alla Camera. A questo punto possiamo definire la situazione come di “stallo”: si formeranno due maggioranze (l’una alla Camera e l’altra al Senato). La maggioranza del senato ha potere di interdizione per qualsiasi altra soluzione che non siamo le elezioni anticipate. L’altra maggioranza premerà per un governo tecnico. Finché la maggioranza al Senato si presenta compatta, non ha al suo interno defezioni, lo sbocco delle elezioni anticipate sarà inevitabile. Quindi, la partita politica si gioca al Senato.
La compattezza della maggioranza al Senato dipende dallo scarto di voti che ha ottenuto al Senato: voglio dire se il governo otterrà la fiducia con uno scarto di venti/trenta senatori, ad esempio, la maggioranza sarà più compatta. Al suo interno non ci saranno defezioni, e si andrà dritto dritto alle elezioni anticipate. Se invece lo scarto sarà di dieci o al massimo quindici senatori, al suo interno ci saranno defezioni e si avrà un governo tecnico. Per quale ragione? Perché ad essere determinanti per un cambiamento di maggioranza di segno opposto saranno otto/nove senatori. A questo punto s’innesca un gioco di strategia: i quindici/sedici senatori che fanno la differenza si troveranno di fronte a questo dilemma: cooperare o defezionare? Se soltanto sette/otto senatori decidono di defezionare (abbandonare la maggioranza), si prendono tutti vantaggi del futuro governo tecnico, mentre gli altri sette/otto andranno all’opposizione. La scelta migliore per loro sarebbe restare compatti e andare alle elezioni anticipate, ma nel momento in cui si rendono conto che è sufficiente un minimo numero di senatori per cambiare la configurazione della maggioranza, ecco che la strategia meno svantaggiosa per loro è votare tutti e quindici/sedici a favore di un governo tecnico. Per sintetizzare la mia analisi dunque avremo il seguente risultato:
se la maggioranza di governo al Senato avrà una fiducia superiore a venti senatori, avremo elezioni anticipate; se la fiducia sarà inferiore a questa soglia avremo un governo tecnico. E la mia previsione è che (nel secondo caso) si avrà una nuova maggioranza con lo stesso numero che il governo in carica ha ottenuto al Senato.
Sarà così? vedremo… intanto ognuno può esercitarsi a calcolare quale sarà lo scarto al Senato...
ps. se l'attuale governo sarà battuto in entrambe la Camere il governo tecnico è inevitabile!