Elio Lanutti (Idv) difende Striscia la Notizia. Ma qualcuno grida “scandaloso”

Creato il 05 maggio 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Ma qualcuno grida “scandaloso”

a cura di Iannozzi Giuseppe

L’Italia dei Valori difende Striscia la notizia. Ma a certi personaggi di una sedicente sinistra radicale Striscia la Notizia non piace, per cui subito montano sù uno scandalo; Elio Lanutti* ha difatti osato difendere il sacrosanto diritto di fare informazione e quindi il programma di Antonio Ricci.

Striscia la Notizia è un programma satirico libero che denuncia all’attenzione dell’opinione pubblica molti fattacci di questa nostra terra dei cachi, fattacci che, ahinoi, altri tg e organi di informazione ignorano bellamente, va da sé che il senatore Elio Lanutti ha fatto più che bene ad aprire una interrogazione parlamentare.

Sostenere il senatore Elio Lanutti, lo staff tutto di Striscia la Notizia e l’Italia dei Valori, questo il mio accalorato invito, perché non sono le veline del programma di Antonio Ricci il pericolo, sono invece ben altre le veline (politicizzate e di parte, politicanti attive) da guardare con forte fortissimo sospetto.

* Elio Lanutti su Wikipedia

Sul suo blog Loredana Lipperini scrive: “Qui si parla di una cosa molto semplice. Esiste un senatore, membro del gruppo Italia dei Valori, nonostante si dichiari non appartenente a schieramento alcuno.
Italia dei Valori, come molti partiti, si dichiara più che sensibile alla questione femminile, specie dopo il 13 febbraio, quando si è toccato con mano che la medesima ha un peso reale in questo paese.
Esiste una trasmissione, che sta schizzando fango davanti a milioni di spettatori, tutte le sere. Che manda smentite a raffica al New York Times, a El Pais (insultando Lorella Zanardo, nel caso), a Newsweek. Che persino, sfiorando il ridicolo, ha mandato videocassette a Napolitano l’8 marzo. Che insulta le giornaliste italiane. Che dichiara la libertà di stampa inesistente nell’unico nome di Antonio Ricci. Che deforma la realtà a proprio vantaggio, modificando il proprio passato, rendendolo invisibile, cercando di costruire un’altra storia rispetto a quella reale. Per pararsi le spalle, diciamo così.
E che ha denunciato una giornalista americana per questo motivo.
Quel senatore, appartenente a quello schieramento politico, difende quella trasmissione in Parlamento.
Esiste, inoltre, una singolare trasformazione della questione femminile in conflitto editoriale. Laddove, sempre secondo la tribuna di Canale 5, il gruppo Espresso è il male e il Fatto è il bene.
Sono tasselli. Se vuoi ci mettiamo pure Zelig, ma mi sembra che al momento sia ininfluente. Il punto è un altro, mi sembra.
Mi auguro che Italia dei Valori prenda le distanze dal suo senatore. Comunque, occorre fare il punto su questa vicenda.”

E Roberto Bui (Wu Ming 1): “Tra le più grottesche interrogazioni parlamentari di sempre. Praticamente Lannutti descrive “Striscia” come un patrimonio nazionale, presenta la critica apparsa su Newsweek come un attentato all’onore della Patria, poi chiede alla Farnesina (alla Farnesina!!!) “misure urgenti” (!!?) contro “l’attacco concentrico” che starebbe subendo Ricci, poverino. Cioè, capiamoci: un senatore IdV, plus royaliste que Mediaset, chiede l’intervento del Ministero degli Esteri (!) per sventare un supposto complotto internazionale contro Antonio Ricci, difensore dei deboli. Lo sprofondo è in-fi-ni-to. Hanno giustamente criticato Asor Rosa che – per tagliare con l’accetta – “invocava il golpe”, ma di una roba come questa che si può dire? Per difendere “Striscia” Frattini che dovrebbe fare, secondo Lannutti? Dichiarare guerra a Newsweek?
Ricci, se davvero fosse quel che sostiene di essere, dovrebbe *provare imbarazzo* per una mossa del genere (indicativa di una pulsione autoritaria e sintomatica di una totale assenza di senso del ridicolo). Ma il punto è proprio questo: poiché non è quel che sostiene di essere, non solo non proverà alcun imbarazzo, ma a quest’ora si starà sfregando le mani, soddisfatto perché la macchina della politica si è mossa per lui.
Meravigliosa la gente che Di Pietro ha portato in parlamento.”

E Federico Guglielmi (Wu Ming 4): “Ogni tendenza, strategia comunicativa o movimento di stampo fascistoide 2.0 si basa su alcuni elementi di verità, innestati su una rappresentazione falsa della realtà.
La rappresentazione falsa è in buona sostanza questa: esiste una società buona e una classe politica cattiva (anche lo start up di Berlusconi si fondò su questa narrazione, nel ‘94, dopo Tangentopoli). L’aspirante capopopolo di turno chiama a sé la società buona contro la burocrazia politica, la partitocrazia, il magna-magna, etc.: la legittimazione viene dal basso, ma è reclamata e catalizzata dall’alto. [Inciso: si potrebbe dire che ogni volta che si determina un passaggio di questo tipo si mette in scena una parodia inconsapevole della rivoluzione culturale cinese, che ovviamente fu un evento ben più complesso di ciò che accade o può accadere oggi, ma certo non per questo meno pesante nelle sue conseguenze.]
La misura del successo della demagogia contemporanea è data dalla capacità di convincimento della gente di essere vittima non già di un sistema sociale ed economico ingiusto, di comportamenti e attitudini diffusi e condivisi, etc., ma di una classe parassitaria di politicanti ipocriti. L’elemento di verità è evidente: tale classe esiste davvero, il ceto politico e le stesse istituzioni sono sempre più tautologiche, autarchiche, indistinguibili e scollegate dalla società reale. Ma questo non significa che siano corpi estranei alla società stessa, che non si facciano portatrici di sentimenti, istinti e atteggiamenti che vivono nella pancia del paese. E questa, piaccia o no, è la nuova forma di legittimazione, se vogliamo indiretta, che la politica (o post-politica) ha scoperto negli ultimi anni. L’inciviltà politica rispecchia l’inciviltà sociale. Il fatto, evidentemente, è che la società, oltre a non essere affatto “buona”, è soprattutto divisa al suo interno, attraversata da conflitti, contraddizioni, interessi, che si preferisce non leggere e non interpretare. Troppo difficile, troppo sforzo… Meglio indirizzare la frustrazione e l’incazzatura contro gli azzeccagarbugli e fattucchieri della vecchia politica, che il leader di turno pretenderebbe di spazzare via, e delegittimare ogni critica riconducendola a una guerra per bande tra grandi trust mediatico-economici.
Un programma come Striscia la Notizia contribuisce da decenni a consolidare questa narrazione, basandola, appunto, su un fondamento vero. Le inchieste di SLN sono “vere”. Come fa notare Girolamo qui sopra, il consenso viene raccolto attraverso la rimozione delle contraddizioni spinose e ataviche di questo paese, in favore dell’esaltazione delle micro-contraddizioni palesi. Chi di noi potrebbe mai difendere gli ecomostri abbandonati per anni a se stessi, o i santoni e i finti medici che aggirano le vecchiette, o i truffatori online, o le gaffe clamorose e i comportamenti lestofanteschi del tal politico e del talaltro? Non c’è contraddizione politica nei “casi” trattati da un programma come quello: l’unica posizione assumibile è un unanime “Vaffa…” lanciato in direzione dei guitti, politici e non, presi di mira. E quel “Vaffa…” potrebbe essere accompagnato dal tormentone di un altro comico, di tanti anni fa: “In galera ti mando!”.
Striscia la Notizia fa a tutti gli effetti parte della fabbrica del consenso verso la nuova politica dei tempi che stiamo vivendo, ne ha accompagnato la costruzione per oltre vent’anni, contribuendo a un racconto nel quale la società – fatta coincidere con i telespettatori – assolve se stessa, rimuove le contraddizioni reali, e scarica le colpe su Tizio, Caio o Sempronio, tramite lo sberleffo e la gogna mediatica.
Per altro, il fatto che la fabbrica in questione si regga su un’idea del tutto autoritaria e unanimista si svela nella necessità di rifiutare qualunque critica venga mossa alla trasmissione. A tale rifiuto si accompagna l’individuazione di un nuovo bersaglio proprio in colui o colei che muove la critica. Se tu mi critichi io ti sparo addosso con tutta la potenza mediatica e legale che ho a disposizione: mi dichiaro vittima della macchina del fango mentre la dirigo contro quelli che identifico come miei nemici, non già come critici. Lo spazio per qualunque dialettica viene cancellato d’imperio per lasciare spazio alla guerra e all’intimidazione.
Questo è il messaggio, autoritario e fascista appunto, di cui oggi Antonio Ricci si fa portatore. E non c’è granché da meravigliarsi che un diepietrista si ritrovi al suo fianco in questa battaglia, dato che in un modo o nell’altro condividono la stessa autorappresentazione.”

L’interrogazione parlamentare

Legislatura 16º – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 547 del 03/05/2011

LANNUTTIAi Ministri dello sviluppo economico e degli affari esteri – Premesso che:

la trasmissione “Striscia la Notizia” – che usa le veline come metafora di un giornalismo paludato, popolato in special modo da giornalisti economici che, invece di fare i cani da guardia del potere, fungono da cani da riporto, limitandosi a riportare spesso le veline degli uffici stampa con i quali intessono rapporti amichevoli, quando non vengono foraggiati da regalie, viaggi in località esotiche e prebende senza sviluppare alcun senso critico nei confronti di banche, banchieri, assicuratori, potentati economici, autorità di controllo come Banca d’Italia, Isvap, Consob ed Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), monopolisti elettrici e del gas e dei cosiddetti capitalisti delle bollette e dei pedaggi, irrispettosi degli interessi dei consumatori e delle famiglie vessati da rincari di prezzi e tariffe e dalla sistematica distruzione del sudato risparmio con il fenomeno del “risparmio tradito” – non si è mai inginocchiata, a differenza di testate storiche più antiche e blasonate, al cospetto del potere economico e politico, sviluppando, al contrario, una funzione di supplenza anche dell’autorità giudiziaria e delle distratte autorità, che non sempre sembrano agire con la necessaria indipendenza, funzione che dovrebbe caratterizzare il mestiere e la professione giornalistica di contraltare ad usi, abusi e quotidiani soprusi;

i servizi degli inviati di “Striscia la Notizia”, come di Valerio Staffelli che spesso viene picchiato da personaggi famosi, dall’ex direttore Rai Fabrizio del Noce che con una microfonata gli spaccò il setto nasale agli ordini alla scorta dell’ex Governatore di Banca d’Italia Antonio Fazio (“dategli un po’ di botte, così se ne va”); o, solo per citare altri dei numerosi casi di pacifica risoluzione delle controversie, in occasione della giornata del risparmio quando, dopo aver inscenato a Roma in Piazza della Cancelleria, una rappresentazione dei ballerini di tango argentini per rappresentare la truffa del sistema bancario italiano che aveva collocato presso 470.000 famiglie obbligazioni argentine attinte dai portafogli titoli delle banche e vendute in contropartita diretta, l’auto blu dell’ex Presidente dell’Abi Maurizio Sella gli passò sopra un piede, o al caso dell’ex Presidente dell’Istat Biggeri, che non rappresentava l’inflazione reale con il changeover, costretto ad inventarsi l’inflazione percepita. Dal Gabibbo, pupazzo rosso inventato da Antonio Ricci per denunciare e smascherare sperperi, sprechi e le malefatte del potere, sempre pronto a raccogliere le denunce dei cittadini, a Stefania Petix con il bassotto siciliano, unica giornalista che denunciò nei servizi il furto con destrezza di Giampiero Fiorani e della Popolare di Lodi, che ad avviso dell’interrogante con il consenso della Banca d’Italia addebitò d’imperio nella notte tra Natale e Capodanno con un avviso sulla Gazzetta Ufficiale circa 100 euro ad oltre 1 milione di correntisti arrivando ad utilizzare perfino i conti dormienti (e quindi anche dei defunti) per le sue ambizioni di potere, vicenda che ha portato ad una recente sentenza di condanna, da parte della Procura della Repubblica di Pisa, a Gimmy Ghione, i cui servizi giornalistici, con minaccia di pignoramento alle banche che, nonostante fossero state condannate dai tribunali a pagare l’anatocismo bancario, anche in presenza dell’ufficiale giudiziario, rifiutavano di eseguire sentenze esecutive, sono serviti a sbloccare le vertenze con immediata emissione dell’assegno circolare, agli strani commissariamenti della Banca d’Italia, come nello scandalo Delta Cassa di Risparmio di San Marino, che ha messo in mezzo ad una strada 2.000 famiglie, fino all’anatocismo bancario, al caro conto corrente, all’omessa vigilanza di Consob e Banca d’Italia nei casi di Cirio, Parmalat e del risparmio tradito, servizi che assumono una vera e propria funzione di supplenza e, spesso, anche di risoluzione pacifica delle controversie;

altri inviati di Striscia, come Valerio Ballantini, Max Laudadio, Moreno Morelli, Charly Gnocchi, Giampaolo Fabrizi, Cristina Gabetti, Edoardo Stoppa, eccetera, impreziositi dalla conduzione egregia in studio di Ezio Greggio, Enzo Iacchetti, ed altri che si avvicendano, svolgono una vera e propria funzione sociale e di supplenza rispetto ad una informazione servile ed inginocchiata agli interessi economici. Non è certamente colpa di “Striscia la Notizia”, se occorre invocare la trasmissione satirica ed i suoi inviati di punta, per trovare spesso soluzione ai problemi che affliggono i cittadini alle prese con usi, abusi e quotidiani soprusi, dalla mala giustizia, alla burocrazia soffocante, dalle bollette telefoniche, elettriche e del gas “gonfiate” con servizi fantasma, ai quotidiani soprusi di un sistema bancario arrogante ed inefficiente che ha allocato ad 1 milione di risparmiatori bond “spazzatura” per oltre 50 miliardi di euro negli ultimi anni, ai falsi dentisti, alla mala sanità, agli sperperi e sprechi delle regioni, alla tutela degli animali maltrattati. Striscia non è la malattia, ma il sintomo di un Paese che dovrebbe vergognarsi quando bisogna ricorrere ai pupazzi di pezza come il Gabibbo, od ai comici, come Beppe Grillo, per trovare giustizia e soluzione alle annose controversie. Se Striscia non ci fosse, bisognerebbe inventare una forma irriverente di notizie e di giornalismo, in un periodo in cui i giornalisti, invece di fare le inchieste per fornire ai lettori ed all’opinione pubblica strumenti di conoscenza e verità (seppur mediati dai mezzi, anche considerando che “il mezzo è il messaggio”, come affermava Mc Luhan), per formarsi una coscienza civile, eseguono spesso i desiderata del potere pubblicando false verità, tessendo le lodi dei banchieri, assicuratori o Governatori di turno, senza assolvere alla funzione sociale di contropotere, prevenendo così forme acute di corruzione ed un sistema gelatinoso senza soluzione di continuità in una degradante rappresentazione dell’etica pubblica;

considerato che:

in un articolo pubblicato sul quotidiano “Libero”, Giampiero Mughini scrive: «Qualcuno di voi non se n’è accorto, ma la Terza Guerra Mondiale è già scoppiata. A differenza che nella Seconda, questa volta non si tratta di morire per Danzica, la città polacca che i tedeschi volevano a tutti i costi tanto da mandare all’attacco i loro micidiali Panzer. Questa volta la posta in gioco è una ben nota trasmissione televisiva, Striscia la notizia, di cui qualcuno dice che è l’arma letale di cui dispongono i berlusconiani a umiliare e annichilire moralmente il Paese. E dunque, per usare una bella espressione che fa da titolo a un libro di Alfio Caruso, “Tutti i vivi” all’assalto di Striscia e delle sue nefande veline. L’attacco all’arma bianca, e a dimostrazione che le donne quando ci si mettono non temono i pericoli della prima linea, era stato condotto da Barbie Nadeau, una giornalista americana che da quindici anni vive in Italia, da dove oltre che collaborare alla Cnn manda delle corrispondenze a Newsweek, magazine fra i più prestigiosi al mondo. Era stata lei a scrivere (su Newsweek del 15 novembre del 2010) quanto l’avesse inorridita una puntata della trasmissione di Antonio Ricci dove diceva di averne viste di cotte e di crude in fatto di pornografia la più infamante. Il piglio dell’articolo era drammatico. Erano le otto e trenta di sera ed ecco che su Canale 5 apparivano immagini che nessun umano avrebbe potuto sopportare da quanto erano lesive della dignità delle donne. Innanzi allo sguardo concupiscente di due «uomini di mezza età» (quei due notori maniaci sessuali di Enzo Greggio e Ezio Iacchetti, immagino) ecco che una ragazza striscia sul ventre svestita di un tanga e di «una profonda scollatura a V che scende fin sotto l’ombelico». E siccome uno dei due maiali di cui ho detto ha in mano una cintura da cui penzola «una treccia d’aglio dalla forma vagamente fallica», il maschiaccio si alza e fa dondolare la treccia d’aglio davanti alla bocca aperta della ragazza. E qui lascio la parola alla prosa della giornalista americana: «Lei la prende in mano e la strofina sul lato del viso. “Dai, girati, fatti vedere”, dice l’altro uomo toccando il sedere della modella, “Grazie, bambola”». Se stavate leggendo questo mio articolo con dei bambini accanto, spero che li abbiate allontanati a nascondere loro queste immagini raccapriccianti che neppure in un film di Rocco Siffredi. Immagini che fanno da incipit di una tirata quale ve la potete immaginare sullo stato di abiezione morale cui Silvio Berlusconi ha ridotto la «questione femminile», e non a caso l’Italia è al 74° posto al mondo quanto al trattamento riservato alle donne. Ciò su cui non metto becco perché tutte le donne da me conosciute le ho trattate da regine: non so niente di quel che accade nella fonda Calabria, nella provincia veneta o nei quartieri periferici di Roma. So per certo che Ricci, Iacchetti e le loro eroine, da Elisabetta Canalis a Maddalena Corvaglia, sono in niente di niente responsabili di quel 74° posto. Della volgarità e della pornografia avvistata dalla giornalista americana io non ho avuto il benché minimo sentore tutte le volte che guardavo Striscia, trasmissione che per intelligenza e autoironia è tra le migliori dell’ultimo ventennio. E difatti, per tornare alla Terza guerra mondiale attualmente in corso, la redazione di Striscia la notizia aveva subito mandato una furente replica al settimanale americano, replica mai accolta e pubblicata. Mai.«Il vostro articolo o si basa su falsità e mistificazioni che non hanno alcun riscontro nella realtà». Falsità e mistificazioni. Non c’è nessuna ragazza che striscia sul ventre. Nessuno dei due conduttori di mezza età ha mai toccato il sedere di una velina. Non è vero affatto che le veline «sfilano tra un servizio e l’altro», solo aprono e chiudono ciascuna puntata. Non è vero affatto che le candidate veline altro non sognano che di sgambettare e sculettare, l’80 per cento delle partecipanti sogna di fare la giornalista. Striscia la notizia è il programma televisivo più premiato dalla critica «per la sua totale indipendenza e per l’impegno civile». Bombe incendiarie e fuoco di mitragliatrici. Ma non è finita. È intanto partita la querela di Striscia contro il settimanale americano che non ha mai pubblicato la loro smentita. Ed ecco che il sito online de L’Espresso pubblica una intervista alla giornalista americana (…) «È il tramonto del berlusconismo che dà le sue ultime zampate?», chiede il giornalista del settimanale romano. Sì, il berlusconismo è allo stremo, e questo cambia la prospettiva di un’intera generazione che è cresciuta con lui; le donne fanno parte di questo cambiamento. Ho sintetizzato la risposta di Babie Nardeau. E dunque mai più avremo, appena Berlusca sarà politicamente morto e sepolto, delle ragazze che sgambettano alla maniera delle veline. Non apro becco, io che non sono cresciuto affatto con Berlusca e bensì con i disegni hard di Paolo Eleuteri Serpieri, con le polaroid sensualissime di Carlo Mollino, con i libri dell’erotomane francese Pierre Louys, con i photobook giapponesi degli anni Sessanta e Settanta in cui le donne erano fotografate tali che al confronto le veline sono delle francescane scalze. Solo mi ricordo com’era vestita una giornalista molto di sinistra, ragazza intelligente e pungente, che ho avuto accanto su un set televisivo qualche giorno fa. Pantaloni aderentissimi e tacchi misura 12, maglietta senza maniche e che si alzava a scoprire l’ombelico. Era una trasmissione del mattino e non una nicchia televisiva di quando la mezzanotte è bell’e passata. Che dire? Se non che questo accanimento contro Striscia e le sue veline è roba che neppure alla terza elementare farebbe la sua figura”»;

l’indipendenza e la credibilità ultraventennale di Striscia ha creato sconcerto e panico nei poteri, preoccupatissimi di non poter controllare preventivamente una trasmissione libera, che non esegue, a giudizio ed a conoscenza dell’interrogante, alcuna censura preventiva neppure se dovesse provenire dall’editore e che proprio per questo inchioda ai teleschermi una media di 7-8 milioni di telespettatori dalle 20,40 alle 21,20 di ogni sera, con punte di 10 milioni su “Canale 5″, nota emittente di proprietà della famiglia Berlusconi. Per questo, contro Striscia è partita da tempo una macchina del fango da parte di noti giornalisti, caratterizzati in passato da una scandalosa deferenza verso i loro editori ed alcuni potentati economici. La parola d’ordine è stata quella di far passare la trasmissione di Striscia e quelle passate ideate da Antonio Ricci, specie “Drive In”, come la mercificazione del corpo femminile e l’ideologia del “velinismo”, ossia la malattia infantile del berlusconismo. Antonio Ricci è diventato quindi l’ideologo ed il complice, quasi il convitato di pietra dei comportamenti scorretti e poco trasparenti del capo del Governo nei suoi affari femminili. La grottesca rappresentazione di Striscia ha trovato l’apice nell’inviata di “Newsweek”, così come raccontato in premessa da Mughini in un nuovo capitolo della macchina del fango scatenata contro “Striscia la Notizia”, con il sito de “L’Espresso” che offre ampio spazio ad un’intervista alla giornalista Barbie Nadeau;

in particolare nell’articolo in questione dal titolo “L’Italia e la questione femminile”, Barbie Nadeau, aggiungeva che mentre altri Paesi europei promuovono l’eguaglianza di genere, Berlusconi ha represso in modo efficace le donne creando un mondo in cui sono considerate oggetti sessuali anziché soggetti con pari dignità professionale. Barbie Nadeau rileva come l’Italia stia arretrando sul piano della parità di trattamento salariale, della partecipazione alla forza lavoro, e delle opportunità di carriera per le donne. Secondo la giornalista, non si può sfuggire alla rassegna di provocazioni libidinose, espressione del marciume ormai palese al vertice del Governo italiano, riflesso del più grave problema della società che riguarda l’evoluzione del ruolo della donna. Mentre le prime pagine raccontano la storia infinita di modelle adolescenti, escort a pagamento e danzatrici del ventre marocchine in pose poco dignitose con il Presidente del Consiglio dei ministri, i mezzi di comunicazione chiariscono che gli uomini sono uomini e le donne sfilano in vetrina. Boicottaggi, proteste e magari rimostranze sono eventi rari e quando vengono espressi, pochi li ascoltano. Secondo la giornalista, un’intera generazione è cresciuta in una società in cui una umiliante pornografia non esplicita rappresenta un’accettabile appendice del notiziario quotidiano. Sono trascorsi 23 anni da quando Canale 5 di Berlusconi ha presentato per la prima volta Striscia la notizia con le sue donne sensuali chiamate veline – che sfilano tra un servizio e l’altro. Prosegue rilevando che le showgirl non soltanto sono presenti su tutti i canali; alcune sono addirittura parte del Governo, designate da Berlusconi. I sondaggi indicano che un numero crescente di giovani donne italiane vorrebbe diventare una velina televisiva ben pagata piuttosto che fare il medico, l’avvocato o diventare titolare di un’impresa;

l’interrogante è venuto in possesso della replica puntuale che Striscia ha trasmesso al settimanale americano, che però non ha mai concesso il diritto di replica, che si ritiene utile riportare di seguito: “Il vostro articolo si basa su falsità e mistificazioni che non hanno riscontro nella realtà. Il pezzo descrive in maniera pretestuosa una piccola scena di Striscia la Notizia del 2008. Ci sembra impossibile che, in poche righe, un settimanale come “Newsweek” riesca a commettere così tanti errori, raccontando uno sketch in maniera completamente stravolta rispetto a come è realmente stato trasmesso. 1) La ragazza di cui si parla nel pezzo non striscia in alcun modo sul suo stomaco: entra ed esce dallo studio camminando e rimane in piedi per tutta la scena. 2) L’oggetto che tiene in mano uno dei conduttori è un guinzaglio, per fare un gioco di parole con il termine “aglio”. Quindi definire fallica la treccia d’aglio è a dir poco pretestuoso e fuorviante. La ragazza non mette in bocca e non strofina la treccia d’aglio sul suo viso, ma semplicemente si limita ad annusarne, per una frazione di secondo, il profumo. È solo una vostra perversa interpretazione il fatto che stia mimando un qualsiasi tipo di rapporto orale. 3) Nessuno dei due conduttori, da voi definiti di mezza età, tocca o ha mai toccato il sedere delle ragazze in studio. Striscia la Notizia non è il “Benny Hill Show”, ma è una trasmissione provocatoria, che da 23 anni diverte e fa satira sul mondo dell’informazione, al punto da essere, da tanti anni, oggetto di studio sia nelle Università italiane (Bocconi, Cattolica e Statale), sia in quelle europee (Sorbonne/Parigi). 4) Il costume indossato dalla ragazza non è di paillettes. 5) Non è vero che le Veline “sfilano tra un servizio e l’altro”, semplicemente aprono e chiudono la trasmissione con una coreografia di 30 secondi. 6) È sbagliata l’interpretazione che date del termine “Velina”. Veline, nell’epoca fascista, erano le comunicazioni inviate dalle autorità alla stampa allo scopo di condizionarne l’attività. 7) È assolutamente falso il sondaggio che citate, in cui si sostiene che “un numero crescente di giovani donne italiane vorrebbe diventare una velina televisiva ben pagata”, piuttosto che fare altri lavori. Nelle selezioni effettuate ogni 3 o 4 anni per il ruolo di Velina, l’80% delle partecipanti dichiara di sognare una carriera da giornalista. A seguire affermano di voler fare l’avvocato o il medico, mentre solo una piccolissima parte dichiara di desiderare di intraprendere la carriera artistica. Il fatto di voler giudicare 23 anni di gloriosa storia di una trasmissione da una gag comica, peraltro riportata in maniera assolutamente falsa, è già di per sé stesso indicativo di una vostra volontà assolutamente mistificatoria. Striscia la Notizia è il programma televisivo italiano più premiato dalla critica e più seguito per le sue inchieste giornalistiche, per la sua totale indipendenza e per l’impegno civile. Da un sondaggio pubblicato il 25 ottobre 2010 da “la Repubblica”, quotidiano ferocemente oppositore di Berlusconi, Striscia la Notizia è ritenuta la trasmissione nazionale più credibile. Ben altri sono i ruoli femminili a Striscia la Notizia che avete volutamente taciuto. Al timone del Tg satirico per diversi mesi all’anno c’è, da oltre sei anni, Michelle Hunziker, accreditata conduttrice e attrice. Tra gli inviati ci sono la giornalista Cristina Gabetti, che conduce la seguitissima rubrica “Occhio allo spreco”, dedicata all’ambiente e all’ecologia, e Stefania Petyx, che realizza eccezionali servizi sul territorio siciliano, denunciando le questioni legate al mondo della mafia. Dovreste chiedere scusa, oltre che a noi e agli italiani trattati come una massa di deficienti, anche ai vostri lettori per averli ingannati”. In una intervista a Barbie Nadeau, dal titolo: “Così Striscia vuole farmi tacere” firmato da Lara Crinò per “L’Espresso”, la giornalista di Newsweek, invece di chiedere scusa per non aver rettificato la richiesta di Striscia, si erge a vittima affermando testualmente che dopo aver pubblicato per ‘Newsweek’ un’inchiesta sull’immagine sessista proposta da Mediaset, si è ritrovata con i poliziotti in casa e una denuncia per diffamazione: «Cercano di intimidire i corrispondenti stranieri in Italia» Vive in Italia da quindici anni, e dice che lo considera “il posto migliore dove far crescere i figli”. Aggiunge pure che la nostra società “è difficile da capire, ci sono così tante variabili” e che per uno straniero questa complessità è una sfida stimolante. Barbie Latza Nadeau è americana e scrive per ‘Newsweek’, uno dei magazine americani più prestigiosi, per la sua costola online ‘The Daily Beast’ e collabora con la CNN. E’ una giornalista esperta, abituata più alla chiarezza delle testate anglosassoni che a bizantinismi dei nostri media. Eppure, per la prima volta da quando lavora, ha paura di quel che scrive. Questo perché, come ha raccontato ieri online e oggi anche sul nuovo numero di “Newsweek”, una sera dello scorso febbraio un poliziotto ha bussato alla porta della sua casa romana. “Ero a casa da sola con i bambini” racconta “e sono rimasta sconcertata quando ho visto l’agente. Mi ha detto che dovevo andare alla stazione di polizia per qualcosa che aveva a che fare con ciò che avevo scritto per Newsweek su Mediaset e Silvio Berlusconi”. Il giorno dopo Barbie Nadeau si è recata alla polizia e ha scoperto di essere stata denunciata da “Striscia la notizia” per diffamazione, a seguito di un suo articolo apparso a novembre 2010 su “Newsweek” dal titolo ‘Italy’s Women Problem’. Dopo la denuncia, in accordo con “Newsweek”, la giornalista si è presa un avvocato che la difenderà. Ma qui ci spiega perché l’azione legale di Striscia non è, secondo lei, “una mera coincidenza”. Striscia aveva chiesto a “Newsweek” il diritto di replica per contrastare le menzogne di Barbie Nadeau, ma non gli era mai stato concesso. Non c’è rimasto altro che passare alle vie legali per fare in qualche modo sentire la nostra voce a “Newsweek”. Naturalmente Striscia devolverà in beneficenza il risarcimento. L’interrogante non ha alcuna indulgenza verso i comportamenti criticabili, seppur della sua sfera privata, del capo del Governo;

considerato che a giudizio dell’interrogante:

la rappresentazione fuorviante e mistificatoria di un programma di satira di un settimanale prestigioso come “Newsweek”, che, nonostante reiterate richieste, non ha voluto pubblicare la rettifica, fa parte di una campagna mediatica, “macchina del fango” per screditare “Striscia la Notizia”;

l’indicazione al pubblico lubidrio di Antonio Ricci come ideologo del “velinismo” e dell’offesa al corpo delle donne ha verosimilmente lo scopo di indebolire un programma di satira scomodo che, con le sue inchieste irriverenti, mette davvero a “nudo” le malefatte del potere economico, delle colluse autorità vigilanti e di banchieri adusi a frodare utenti e risparmiatori senza pagare mai il conto;

la signora Nadeau, che si spaccia per vittima solo per attaccare il capo del Governo che non sembra abbia alcuna influenza sull’autore di Striscia e sul programma ed il settimanale “Newsweek”, avrebbe il dovere di chiedere scusa per aver rappresentato eventi scenici falsi e fuorvianti,

si chiede di sapere:

se al Governo risultino i fatti richiamati e quale sia la sua valutazione per gli aspetti di propria competenza;

quali misure urgenti il Governo intenda attivare per ripristinare la verità dei fatti ed impedire l’attacco concentrico ad una trasmissione libera come “Striscia la Notizia” che non sembra abbia mai censurato notizie scomode avendo cura di verificare le fonti ed aiutare milioni di consumatori, risparmiatori e famiglie a tutelarsi dalle grinfie dei banchieri e dei potentati economici.

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