Dopo 40 anni di assenza nasce a Fasano il circolo Arci ispirato al teatro di Artaud
Il riferimento al teatro di Antonin Artaud è già come un programma, l’idea di fondo che anima i sei fondatori del Circolo Arci Eliogabalo al suo esordio in un panorama culturale – quello fasanese – in cui i divergenti sono spesso additati come diversi.
A capo del circolo Rosanna Savoia, fasanese, emergente regista di teatro, collaboratrice della Compagnia di Teatro Amatoriale Peppino Mancini. La regista è accompagnata da appassionati e cultori di musica, comunicazione, cinema, fotografia, letteratura.
Eliogabalo ed Artaud a distanza di due millenni l”uno dall’altro sono come due pilastri del sovvertimento poetico dell’arte e della vita. Il primo, l’imperatore romano, perso nella pratica della sua personale rivoluzione dei costumi e del pensiero del tempo, ha finito i suoi giorni nella maledizione della classe dominante e del popolo. Una rivoluzione tutto sommato andata persa, anche se ben goduta. Il secondo, Artaud, la sua rivoluzione l’ha realizzata lasciando nel teatro, non pochi eredi spirituali e tanta innovazione.
Possiamo dire, senza tema di smentita e con soddisfazione, che l’Eliogabalo fasanese è tra gli eredi dello spirito di Artaud. Lo si evince chiaramente da quanto scrivono sulle note di presentazione del circolo e delle attività che si apprestano a mettere in campo. “Vi sono bombe da mettere in qualche posto, ma alla base della maggior parte delle abitudini del pensiero presente.” (Manifesto per un teatro abortito, Antonin Artaud – 1927). Bombe metafisiche, insomma.
Nelle attività del circolo, dunque, ci sarà il teatro, il cinema, la musica, i libri, fotografia, pittura, filtrati dalla lente dell’imperatore anarchico e sovvertitore delle consuetudini, spesso bigotte e intrise di falso conformismo. Insomma, tutto quanto, più che cultura eruditiva, fa formazione, anzi, auto formazione attraverso la sperimentazione delle nuove dinamiche del sapere in una sorta di sradicamento dei luoghi comuni, un azzeramento dei costumi imperanti, dove il linguaggio si fa innanzitutto metafisico, tanto da ricordare il pensiero tradizionale di René Guénon e dell’oriente a cui Artaud era legato. Una predilezione quindi per la comunicazione dei simboli, dei segni, dei gesti, dei movimenti (più che del linguaggio logico formale), in ogni ambito dell’arte e dove per arte Artaud intendeva l’arte della vita.
L’Eliogabalo di Artaud è, dunque, un po’ l’alter ego del circolo Arci che in poco meno di venti giorni dalla sua fondazione ha già l’attenzione del pubblico, politici compresi. Forse si tratta solo di una sorta di nostalgia ancestrale, quella della politica, ma senza più alcun legame con le origini dell’Arci. Del resto Eliogabalo da buon rivoluzionario se ne guarderebbe bene di far comunella con il potere dei palazzi, preferendo di gran lunga il potere del vivere.
Su Facebook, il social network più famoso del web, intanto, esiste già un “gruppo” e una “pagina fan” visitatissimi, come anche il sito ufficiale del circolo www.eliogabalo.it.
E noi attendiamo con interesse vivo e con il desiderio di narrare tutta la diversità dell’arte che gli amici del circolo Eliogabalo vorranno offrirci, convinti, come siamo, che sapranno destare la nostra attenzione.
giuseppe vinci
pubblicato su: Largo Bellavista Marzo 2011
mensile indipendente della Valle d’Itria – anno 5 n. 49