E' famoso quel passo di Walter Benjamin, negli appunti che scrisse su Baudelaire e la società urbana di fine '800 1), in cui, rispondendo ad un'osservazione di Valery sull'orrore per la 'civiltà tecnica', si legge: "Il comfort isola. Mentre assimila, d'altra parte, i suoi utenti al meccanismo. Con l'invenzione dei fiammiferi verso la fine del secolo, comincia una serie di innovazioni tecniche che hanno in comune il fatto di sostituire una serie complessa di operazioni con un gesto brusco. Questa evoluzione ha luogo in molti campi; ed è evidente, per esempio, nel telefono, dove al posto del moto continuo con cui bisognava girare la manovella dei primi apparecchi, subentra lo stacco del ricevitore". E continua poi, Benjamin, con altri esempi, come quello del cinema e della fotografia.
Svedesi
Mi ha sempre colpito, questo passo sul fiammifero, in primo luogo perchè capivo ma non accettavo che il grande pensatore avesse rivestito il fiammifero di valore tanto simbolicamente negativo, tinto di fosco, messo a simboleggiare il passaggio dell'uomo dallo stato di presenza nel mondo, di comunione col mondo a quello di solitudine provocata della immediatezza del gesto dell'accensione. Accusata, questa immediatezza, di mostrare il vuoto che aveva sostituito tutto il percorso di progetto, condivisione, utilizzo del tempo della vita per un'operazione di civiltà comune (accendere il fuoco sotto i fornelli, nel camino, sotto i piedi dell'eretico, sulla miccia del cannone). Io accendevo le prime sigarette in compagnia degli amici con un fiammifero svedese che si strisciava solo sul suo tratto di carta nera, imbevuta di chi sa quale sostanza, che lo svedese non si accendeva mai a sfregarlo sul muro o su un sasso.Con questi bricchetti 2) si doveva essere abbastanza capaci nella technè sottostante.tra i diversi svedesi, i minerva sono quelli al centro in alto
Intanto il fiammifero svedese veniva in due diversi formati, quello da cucina e quello da sigarette, chiamati appunto svedesi e minerva, di legno entrambi ma solido il primo, a sezione quadrata, e quasi flessibile il secondo, spesso soltanto un millimetro o poco più. Questo secondo era pronto a spezzarsi quando era acceso malamente, e a frantumarsi tra i denti e le dita nel gesto nervoso che si era soliti fare, noi impegnati rivoluzionari del '77, che davamo una boccata, facevamo un breve discorso sui destini del capitalismo, e sgranocchiavamo un minerva ormai spento. Sarà pur stata una oggettivizzazione della nostra sartriana morte nell'anima, un rito cinematografico hollywoodiano - che un po' James dean ci si sentiva tutti, al tempo - un gesto succedaneo per unghie ormai consumate... ma il minerva in bocca era un must.Cerini
Li usava mio padre. Erano i fiammiferi della normalità proletaria. Adulti. Semisconosciuti tra noi giovani. Anche oggi, se fate una ricerca su Google-immagini, sono difficili da trovare. Sarà che erano i fiammiferi della generazione precedente, ma con me non hanno mai avuto storia.Erano anche poco graditi perchè, intrisa com'era di cera la carta che costituiva il gambo, la fiamma lasciava nella sigaretta un odore e un sapore di grasso combusto che non piaceva, e ti costringeva ad attendere almeno un paio di secondi prima di avvicinarli alla punta della cicca. Due secondi durante i quali spesso la fiamma si spegneva per una qualche ragione che aveva il sopravvento 6).In ultimo, c'era il fiammifero da casa o di legno - da cucina.un uccello marino ucciso dalla plastica mangiata, tra cui un bic maledetto
Però qui mi accorgo che corro il rischio di prendere la stessa topica presa da Benjamin, ad identificare il nuovo con l'oggettivizzazione del cambiamento e della morte, della degenerazione e del declivio modernista. E a negare che il nuovo. il veloce, il comodo, possa essere esso stesso generatore di storie e di miti.L'altro giorno ero a Milano, in Piazza del Duomo. Le mie donne, che non si vedevano da tempo, se ne stavano impegnate nella fase due del rito di incontro: dopo essersi inchinate a mo' di uccelli marini, scuotendo i capelli e baciandosi a destra e sinistra, erano passate alla fase esplorativa, tutta interna ai negozi della Galleria e delle vie circostanti. Io, abbandonato, ero lì, seduto ai piedi di Vittorio Emanuele a cavallo, con la pipa spenta.
Tiro fuori un fiammifero di legno e lo accendo.Vicino a me due giovani ragazze, saranno state dell'età della mia figlia amatissima, sui 20 anni. Mi chiedono di accendersi la sigaretta. Io, elegante, non volendo essere troppo intrusivo, vista l'età che ci divide, porgo loro il pacchetto di fiammiferi. La ragazza lo prende, lo rigira tra le mani, poi mi guarda con espressione tra vuota e di sfida, scuotendo la mano a conchetta. E allora? E allora riprendo la scatola, e con un banale scrssccc-vamp accendo un fiammifero e riparo al vuoto del suo comfort.
Provate voi ad fumare una sigaretta sul fiume, con vento di burrasca, in qualunque altro modo.7) il fiammifero fa scrssccc-vamp, in varie tonalità e colori, quando per accenderlo viene sfregato sulla carta apposita (svedesi) o su un sasso (cerini o 'da cucina'), il rumore essendo la manifestazione sonora dell'attrito, seguita, la manifestazione, dalla vampata. Nel caso del 'da cucina' acceso sulla cerniera il clock-shhhfsss è generato dalla pressione che il fiammifero esercita ben forte sul dente della cerniera, pressione che viene seguita da uno spostamento micrometrico sul dente stesso (in direzione trasversale alla direzione di pressione) e che, inudibile, lascia lo spazio al clock della prima fiammata di tutta la testa di zolfo. Il shhhfsss successivo è, come tutti possono capire, il suono della fiamma in cui si trasforma l'energia potenziale racchiusa magicamente nella testa.