Elogi solenni

Creato il 16 dicembre 2012 da Renzomazzetti

LA POVERTA' CULTURALE GENERA POVERTA' ECONOMICA.

Lingue diverse di personalità europee formulano fervide congratulazioni all’imperterrito governante che stanga con riserbo i medi e i bassi mentre per i senza reddito è meglio morire che sopravvivere nei patimenti. Le lodi pubbliche e senza riserve con una certa ambizione di compiutezza e di solennità dovrebbero, secondo loro, fungere da surrogato di dolcissimo miele indispensabile nella forzosa assunzione degli amarissimi veleni spacciati per medicina contro il baratro per i sudditi dell’era tecnocratica. Le lodi con il compiacimento accrescono l’ingiustizia del comportamento ossequioso verso privilegiate persone alle quali riconoscono il prestigio sociale, spirituale, gerarchico, patrimoniale, esaltando i meriti di avere accumulato grandi ricchezze da salvaguardare dalla perfida invidia ignorante e da tutelare con la regola del diritto acquisito. (Ricordo da un racconto di Tirella).

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L  A     C  A  N  Z  O  N  E     D  E  L    P  I  A  V  E

Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio

dei primi fanti il ventiquattro maggio;

l’esercito marciava per raggiunger la frontiera

per far contro il nemico una barriera!

Muti passaron quella notte i fanti,

tacere bisognava e andare avanti.

S’udiva intanto dalle amate sponde

sommesso e lieve il tripudiar dell’onde.

Era un presagio dolce e lusinghiero

il Piave mormorò: Non passa lo straniero!

Ma in una notte triste si parlò di un fosco evento

e il Piave udiva l’ira e lo sgomento.

Ahi quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto,

poiché il nemico irruppe a Caporetto.

Profughi ovunque dai lontani monti,

venivan a gremir tutti i suoi ponti.

S’udiva allor dalle violate sponde

sommesso e triste il mormorio dell’onde.

Come in un singhiozzo in quell’autunno nero

il Piave mormorò: Ritorna lo straniero!

E ritornò il nemico per l’orgoglio e per la fame

volea sfogare tutte le sue brame,

vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora

sfamarsi e tripudiare come allora!

No, disse il Piave, no, dissero i fanti,

mai più il nemico faccia un passo avanti!

Si vide il Piave rigonfiar le sponde

e come i fanti combattevan l’onde.

Rosso del sangue del nemico altero,

il Piave comandò: Indietro va, o straniero!

Indietreggiò il nemico fino a Trieste fino a Trento

e la Vittoria sciolse l’ali al vento!

Fu sacro il patto antico e tra le schiere furon visti

risorgere Oberdan, Sauro e Battisti!

Infranse alfin l’italico valore

le forche e l’armi dell’impiccatore.

Sicure l’Alpi, libere le sponde,

e tacque il Piave, si placaron l’onde.

Sul patrio suolo vinti i torvi imperi,

la pace non trovò nè oppressi, nè stranieri.

-Ermete  Giovanni  Gaeta-


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