L'Attilio Persegati è un personaggio del (nuovo, molto recensito e moltissimo plaudito) romanzo di Piersandro Pallavicini, a cui è dedicata una pagina FB da mipiacere anche subito. Romanzo che è del tutto inutile recensire, anche perché l'hanno fatto in tanti e più attrezzati di me, ma che è imperativo consigliarvi. Primo, perché si ride. E si ride di cose di cui non siamo abituati a ridere, realizzando quella piccola alchimia miracolosa che è l'empatia scrittore-lettore. Ovvero: se lo scrittore si è divertito e appassionato nello scrivere, il lettore se ne accorge aggiungendo al piacere della lettura anche quello, impalpabile, trasmesso dalla scrittura. Secondo, perché la Vigevano in trasferta a Nizza è cosa davvero nostrana e universale, capace di rendere l'ironia irriverente e nichilista dei lombardi (dei lomellini?) una lettura del tempo che è, e non un segno dei tempi andati. Terzo perché l'azione, che scorre e non si avvita mai intorno a una trama sottile ma ben congegnata, fila dritto verso la nostra bocca avida di soddisfazioni: ma il Corsico Piccolini ce la farà a incontrare il suo amico Leo Meyer? Quarto, perché di concessioni al dettaglio non-funzionale, al compiacimento, al proliferare di pagine belle ma inutili - piccoli difetti del Sandro, evidentissimi in Atomico Dandy e ancora un poco in African Inferno - qui sono sostanzialmente assenti. Quinto, perché c'è il Persegati. Che a me piace moltissimo.
Contraltare e contrappunto del protagonista Cesare, è uno di quei coprotagonisti irresistibili, personaggio da portare a teatro e a cui dare licenza di muoversi tra le file come un trequartista della narrativa. Un grazie a Piersandro per avercelo fatto conoscere: se passo da Vigevano, non mancherò di andarlo a trovare, per rendere meno importante la sua solitudine (o la mia, direbbe Guccini).