Non la parolaccia che nel linguaggio umano ha anch’essa diritto di cittadinanza, ma il turpiloquio, diffuso, insistente, compiaciuto, sintomo di rozzezza intellettuale e degrado civile, ci deve spingere a rivalutare, per contrasto, il pudore, un sentimento che già due secoli or sono il Foscolo(per non dire del Manzoni)considerava acquisizione di una più avvertita spiritualità.
Il turpiloquio è il parlare sboccato, l’uso scurrile della lingua, e a seconda delle situazioni e delle intenzioni assume differente significato:c’è perfino l’intellettuale che lo utilizza come arma, lui dice, di contestazione, ignorando che -il turpiloquio non ha mai liberato nessuno- (I.Calvino)
Ma fosse solo per questo, riprenderemmo gli sfrontati, cambieremmo canale, capiremmo che riserbo e discrezione non attraggono, non fanno spettacolo, al mercato delle immagini non hanno quotazione.
Del resto, ogni epoca ha le sue sfrontatezze.
Ma non è solo un fenomeno di vocabolario disinvolto, di frivolezza mentale, o di intemperanza giovanile, il turpiloquio così come è accettato e usato, è il risvolto linguistico di un impoverimento della comunicazione ridotta a un fraseggio scomposto e volgare, di un atteggiamento che intende la libertà come facoltà di non avere rispetto degli altri;attraverso i mass-media accampa un’immagine usuale della volgarità e, a tirare le somme, è il segno più appariscente di una spudoratezza che in vari modi e a livelli diversi investe il complesso della società:esibizionismo, mancanza di scrupoli, perdita del senso del limite.
C’è la preoccupante tendenza a pensare che tutto è permesso, ad accettare l’dea che “tutto è possibile”.
Elogio del pudore dunque che è essenzialmente misura, equilibrio, maturità.
Ecco, ad esempio, la vergogna del nudo, che un frainteso modernismo con connesso floridissimo mercato non perde occasione di deridere, è qualcosa di più e di più profondo che non la ritrosia del corpo, la semplice vergogna del sesso.
Vorrei ricordare, senza per questo instaurare immediate analogie, ma solo per lasciare intuire quanto importante sia la preservazione del pudore, che il primo atto della disumanizzazione dei deportati nei campi di concentramento nazisti, era appunto l’offesa al pudore, con “l’orgia dei comandi bestemmiati”, con la costrizione alla promiscuità, con la nudità totale ordinata più volte al giorno per i più disparati motivi.
Voglio dire che il senso del pudore è intimamente connesso con la dignità umana, esserne privi o offendere questo sentimento nel prossimo, è un modo di violare l’integrità della persona.
Pudore è perciò rispetto di se stessi, del proprio corpo, salvaguardia della persona nella sua singolare identità.
E’ un modo spontaneo di pensare e di essere giudici del proprio agire perché il pudore porta con sé il senso del limite, la capacità di discernere la turpitudine dal possibile errore umano.
“Il pensiero previene il male” parafrasando Hanna Arendt, la grande pensatrice ebrea tedesca, profonda studiosa del nazismo e dello sterminio degli ebrei, potremmo dire:”il pudore previene il male”
Queste mie considerazioni possono sembrare esagerate, e forse in parte lo sono, ma vorrei invitare i lettori a soffermarsi su ciò che succede in tante parti del mondo.
La cronaca delle nostre città (in Italia e nel Mondo) è testimonianza quotidiana dell’ “offesa al pudore”: dalla violenza sui bambini, al genocidio di intere popolazioni, dall’obbrobrio della tortura e della pena di morte, alla dilagante corruzione morale e intellettuale con il prepotere assoluto della legge del cosiddetto “libero mercato”, a danno di qualsiasi altra legge e norma elaborata dalla comunità degli uomini.
C’è poi l’insistenza di chi detiene il potere, piccolo o grande che sia, , uomini che non hanno pudore delle loro nefandezze, dice Cicerone, a spacciare la menzogna come verità, l’inganno come lealtà, la violenza come beneficio umanitario:a capovolgere cioè la realtà dei fatti.
E’ la maligna volontà di chi vuole persuadere l’umanità ad accettare come normale l’idea che “tutto è possibile”.(H.Arendt)
A queste pericolose tendenze dobbiamo contrapporre il pudore della verità, della parola saggia, del silenzio pensieroso, il pudore del pianto delle vittime innocenti.
NICOLA LO BIANCO
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