Elric è l’imperatore dell’antichissimo e glorioso impero di Melniboné, l’Impero Fulgido ormai ridotto a una pallida effige dell’incontrastabile e potente apparato di un tempo; i Regni Giovani, premono ai confini guadagnando lentamente, ma inesorabilmente, terreno. Gli stessi Melniboneani, che hanno costruito la grandezza del loro regno sulla crudeltà e la ferocia, si stanno illanguidendo, e il cinismo ha lasciato spazio all’indolenza. Soltanto i draghi, fedeli e secolari alleati, e l’appoggio delle divinità del Caos (primo fra tutti Arioch, Duca delle Sette Tenebre) permettono all’impero di reggere l’urto limitando i danni.
L’imperatore albino, fiaccato e indebolito nel fisico come lo è la struttura dell’impero che governa, è costretto ad assumere droghe, a ricorrere a oscuri preparati per sostenere il corpo debilitato.
La sua mente è però sorretta da una sensibilità e da un’intelligenza che non hanno eguali tra i rappresentanti del suo popolo; è questo che spinge Elric a ripensare, a mettere in discussione la stessa cultura e le tradizioni che sostengono l’impero melniboneano, delle quali lui stesso è frutto. Assistito da una solidità interiore appena mascherata dai dubbi e dall’apparente debolezza, Elric si troverà a lottare sia contro la sua stessa famiglia per il controllo dell’impero, sia contro i Giovani Regni per il mantenimento della solidità dei confini.
Sarà costretto alla guerra per conquistare la splendida Cymoril, e a compiere imprese mirabolanti per giungere in possesso del libro del Dio Morto, in una fantasmagorica serie di avventure descritte con un ritmo incalzante e uno stile vigoroso.
Nel momento dell'inizio della saga, da 500 anni sono sorti i "Regni Giovani" che hanno limitato l'impero alla sola sua patria: l'isola del Drago. La degenerazione dei melniboneani (da sempre cinici e crudeli ma nei secoli divenuti sempre più indolenti) minaccia di causare un'invasione dei popoli giovani e barbari, tuttavia ancora spaventati dalla leggendaria crudeltà dei melniboneani, dalla potenza della loro flotta e dal fatto che gli abitanti dell'impero sono gli unici a poter utilizzare in battaglia i draghi. Inoltre gli abitanti di Melnibonè sono devoti ai signori del Caos, lo stesso patrono di Elric è Arioch, noto come il duca di spade o il duca delle sette tenebre. Elric, imperatore dell'isola, per mantenere il suo potere si avvale di pozioni magiche che gli danno la forza fisica che non ha ma si distingue ancora di più dal resto del suo popolo per la capacità di provare sentimenti quali rimorso e carità.
Un Protagonista originale La figura del protagonista costituisce l’asse portante dell’opera del narratore inglese: la sua ambiguità, il suo dramma interiore simboleggiato dal rapporto con Stormbringer, la spada-demone che lo guida in battaglia assetata delle anime dei nemici, e lo rende invincibile ma spingendolo anche a perpetrare atroci delitti, il suo ribellarsi interiormente a un destino che non può effettivamente contrastare, tutto questo rende Elric un personaggio affascinante, unico nel panorama della letteratura fantasy, che poco ha del cavaliere valoroso, impavido e incrollabile nella sua missione. Siamo piuttosto di fronte a un antieroe corrotto nelle membra come nell’anima, a un volto oscuro che però lascia trapelare, dalle profondità di uno sguardo sfuggente, la luce ferma della saggezza, a volte addirittura della pietà. Questa intima e irrisolvibile scissione rende Elric più umano di tanti altri eroi della letteratura di ogni epoca, ce lo avvicina nella sua fallibilità, nel suo essere vessillo della finitudine, della limitatezza intrinseca a ogni essere umano e del costante sforzo compiuto da ognuno per oltrepassarla.
L'intero scenario del mondo di Elric è dominato dallo scontro cosmico ed eterno fra le forze del Caos (conosciute anche i Sovrani Scuri e legati alla magia, al cambiamento ed alla soggettività) e le forze della Legge (i Sovrani Bianchi e legati alla logica, alla stasi ed all'oggettività), la cui lotta non potrà mai finire (come una creatura del Caos rivelerà allo stesso Elric in Il fato del lupo bianco: «Noi viviamo per alimentare la lotta cosmica, non per vincere»).
Le regole di questo conflitto sono scritte dall'Editto dell'Equilibro Cosmico sulla cui natura il protagonista si interrogherà sempre. Neutrali in questa guerra sono gli spiriti dei signori degli animali e gli elementali della natura, i cui capi sono noti come i Sovrani Grigi. A sua insaputa Elric è il Campione Eterno, il prescelto per scatenare il conflitto finale fra Legge e Caos sul suo mondo, conflitto che deciderà le sorti del mondo successivo: più "legale" o più "caotico" a seconda di quelle delle due forze fosse risultato vincitrice nello scontro precedente.
Arma eterna del Campione Eterno è Stormbringer, la spada nera capace di risucchiare le anime di coloro che uccide. Essa tuttavia è una spada senziente legata al Caos, che anela uccidere, e lo trascinerà, quasi suo malgrado, a trafiggere proprio la donna che ama, ed a tradire il suo Paese ed il suo popolo.
L’Universo secondo Moorcock In questo suo confronto titanico però, il negromante albino è, in realtà, pedina inconsapevole su una scacchiera ben più vasta e importante di quella che concerne solamente il suo impero. Questa considerazione conduce a parlare della vasta e dettagliata cosmologia ideata da Moorcock, che lascia facilmente spazio a considerazioni di natura religiosa e filosofica. Il tema classico della contrapposizione eterna tra Bene e Caos è infatti riletto all’interno di una concezione relativistica, nella quale le stesse forze del Bene non combattono per la vittoria, ma soltanto per assicurare il mantenimento dell’Equilibrio; il Caos costituisce un elemento ineliminabile, imprescindibile per la stessa esistenza del Multiverso, ossia l’infinita, inesauribile realtà nella quale trovano posto tutti i mondi e le epoche esistenti.
Questo cosmo multiprospettico è il teatro dello scontro universale, ed Elric, eroe corrotto dal Caos, altri non è che l’ennesima palingenesi del Campione Eterno, l’entità che in ogni mondo e in ogni epoca costituisce il punto focale, l’ago della bilancia di questa lotta infinita. La corruzione è necessaria all’esistenza del Campione come lo è al mantenimento dell’equilibrio che sostiene il Multiverso, ed Elric è, in questo senso, l’incarnazione dell’equilibrio stesso, e della sofferenza, dell’inevitabile travaglio connesso al suo mantenimento.
Ogni evento, la vita e la morte, la guerra e la pace, la sconfitta e la vittoria, ma anche ciò che a prima vista può apparire insignificante, vanno ricondotti al tutto, riconsiderati alla luce di un ben preciso quadro meta-fisico; esso rappresenta il senso ultimo dell’universo moorcockiano e, anche e soprattutto, la solida nervatura che percorre la totalità dei suoi scritti restituendoceli come all’interno di una vasto puzzle, dove ogni frammento deriva il suo significato da tutti gli altri. Questa chiave di lettura mostra la profonda unità di tutta la saga e ne costituisce al contempo un ulteriore elemento di originalità e di interesse; un altro tassello che aggiunge forza al complessivo invito ad accostarsi a un’opera di sicuro interesse, non solo per i più fedeli appassionati di letteratura fantasy.
La Saga L'intera saga è composta da sette libri (più due raccolte), di cui due scritti dopo il termine della saga ma ambientati prima della fine della stessa.
Libri "originali":
1) Elric di Melniboné, 1978 (orig.: Elric of Melniboné, 1972) 2) Elric il negromante, 1979 (accorpa: The Vanishing Tower, The bane of The Black Sword e Stormbringer, tutti del 1977) 3) Sui mari del fato, 1978 (orig.:The Sailor on The Seas of Fate, 1975) 4) Il fato del lupo bianco, 1978 (orig.:The Weird of the White Wolf, 1977) 5) Elric alla fine del tempo, 1985 (orig.:Elric at the End of Time, 1984)
L'intera saga è stata pubblicata in unico volume Elric (ciclo di) nel 1991.
Libri "postumi":
1) Elric: La fortezza della perla, 1998 (orig.: The Fortress of the Pearl, 1989) 2) Elric: la vendetta della rosa, 1998 (orig.: The Revenge of the Rose, 1991) 3) Elric: La figlia della ladra di sogni, 2001 (The Dreamthief's Daughter: A Tale of the Albino, 2001),
"Addio, amico, io ero mille volte più malvagio di te"
Fonte: rivista Terre di Confine n.° 6 del gennaio 2006 - www.terrediconfine.eu 4. Fonte: http://www.terra-di-mezzo.it