La trama (con parole mie): siamo nel 2154, e la Terra è ormai popolata dai derelitti della società in balìa di malattie, vulnerabilità e degrado, controllati da una forza di polizia robotica e diretti da un'elite manageriale che vive nella stazione orbitale Elysium, una sorta di paradiso ove Natura e Tecnologia si incontrano e la sicurezza, la salute e la stabilità sono garantite sempre e comunque.Quando Max, ex detenuto deciso a rigare dritto, è ridotto in fin di vita a causa di un incidente sul lavoro, il tentativo disperato dello stesso di salvarsi trovando posto su una delle tante navi dirette clandestinamente su Elysium diviene una scintilla pronta a dare origine ad una sorta di sotterranea rivolta dei terrestri e all'inizio di una nuova era per l'intera società.
Neppure il tempo di essermi di fatto abituato al ritorno a casa dopo un mese di vita da spiaggia neanche fossi un Ex-Presidente, e subito arriva il confronto con una delle pellicole sulla carta più importanti di questa parte finale dell'anno: Elysium.Tutto questo clamore perchè dietro la macchina da presa di quest'epopea action/sci-fi dalle forti venature di critica sociale troviamo Neill Blomkamp, genietto cresciuto negli ambiti creativi del videoclip ed esploso qualche anno fa con lo splendido District 9, che raccolse consensi quasi unanimi nella Blogosfera e non.Peccato che questa volta al buon Neill la ciambella non riesca propriamente con il proverbiale buco: non che Elysium sia un brutto film, mal girato o realizzato - tutt'altro -, o che Matt Damon non si faccia in quattro per mostrare tutte le sfaccettature di un personaggio complesso almeno quanto il Wikus protagonista della precedente fatica del regista sudafricano, eppure l'originalità delle vicissitudini degli indimenticabili Gamberoni si perde in una critica fin troppo evidente al sistema da "Impero" made in USA - si sprecano i riferimenti alla questione del confine con il Messico - e ad una serie di situazioni che danno allo spettatore l'impressione del già visto e sentito, una sorta di deja-vù d'autore che si differenzia da blockbuster di grana decisamente più grossa come Oblivion soltanto grazie all'abilità tecnica di Blomkamp.E non bastano una partenza convincente - i rapporti decisamente tesi e difficili da immaginare con i funzionari della legge robotici - ed un main charachter quantomeno controverso - l'egoismo di Max, almeno fino al climax conclusivo probabilmente imposto al buon Neill dalla grande distribuzione, e la sua volontà di salvarsi la pelle a tutti i costi anche a scapito della figlia della vecchia amica d'infanzia è uno spunto di riflessione decisamente niente male - per rendere Elysium il piccolo cult che molti appassionati - sottoscritto compreso - si aspettavano: certo, bottigliare uno come Blomkamp quando avevo salvato il già citato Oblivion potrà apparire quantomeno esagerato, eppure la legge dei "numeri dieci" non ammette eccezioni.Quando sulle spalle porti un talento fuori dal comune il tuo pubblico si aspetterà sempre qualcosa fuori dal comune dalle tue imprese: ed una sorta di versione riveduta e corretta - nonchè pesantemente edulcorata - del lavoro responsabile della fama conquistata non basterà mai e poi mai per far gridare l'audience nuovamente al miracolo.Il cyberpunk sporco e cattivo, dunque, questa volta finisce per essere tale solo in superficie, rivelandosi un fuoco di paglia che senza dubbio raccoglierà consensi ma che neppure lontanamente regge il paragone con le sue origini: una vicenda che sugli schermi del Saloon si era vissuta anche rispetto a Duncan Jones, passato dai fasti di Moon al decisamente non memorabile Source code.E come per il pargolo di David Bowie, anche nel caso di Blomkamp non resta che attendere il terzo capitolo dell'avventura per capire se quelle che abbiamo di fronte sono due promesse dalla classe cristallina o meteore dalla luce talmente brillante da illudere (quasi) tutte le platee di essere stelle.
MrFord
"Now nothin' can take you away from me we've been down that road beforebut that's over nowyou keep me comin' back for more."Bryan Adams - "Heaven" -