Finalmente torno con una recensione. Se ricordate avevo concluso il 2014 con la recensione del libro Charlotte Collins di Karen Aminadra, recensione che rientrava nel progetto EMA Book Blog Tour (vi rimando a quel post con tutte le spiegazioni del Tour e del progetto e alla pagina della EMA, vi basterà cliccare sull'immagine qui sotto).
Oggi è il momento di una nuova tappa del Tour. Il libro di cui vi parlerò è Era solo un giocatore di Gloria D..
Titolo: Era solo un giocatore
Autore: Gloria D.
Editore: Selfpublishing
Pagine: 147
Ebook: € 0,99
Data di pubblicazione: 10 novembre 2014
Dove acquistare: Amazon
TRAMA
«Gli dicevano che quella era la celebrità, gli dicevano di godersela. Lui, più che altro, non potendo evitarla, se la rimirava come un oggetto prezioso davanti al quale rimaneva attonito, terrorizzato e intrigato al tempo stesso, spaventato e ammaliato. Era questo ciò che aveva sempre sognato quando da bambino immaginava di diventare una stella del calcio?» "Era solo un giocatore" è il romanzo d’esordio di Gloria Danisi, un romanzo inaspettatamente acuto e attento a cogliere le sfumature psicologiche più sottili di un mestiere e di un mondo tanto sognato quanto segnato da inevitabili cliché. Una prosa limpida e avveduta nei tecnicismi; una brillante scelta narratologica capace di avvincere il lettore, calandolo letteralmente nella mente e nella pelle del giocatore. La storia di una parabola su cui i punti ascendenti fanno sempre il paio con quelli discendenti senza tuttavia equilibrarsi mai.
RECENSIONE
Questa volta credo di essermi scontrata con un libro che non fa per me. Non è l'argomento, il calcio mi piace, lo seguo r ho letto latri romanzi ambientati nello sport. E' il pacchetto nel suo insieme che non mi ha convinta.
Il romanzo parla della parabola calcistica e personale di un giovane calciatore che debutta in Serie A, ha un stagione strepitosa, gioca in Nazionale e poi rimane invischiato nel pantano della fama e di una vita lontana da casa. Si punta molto l'accento sull'aspetto psicologico del giocatore: cosa prova mentre gioca, come vede il mondo che lo circonda in campo e fuori, come percepisce l'amore/odio dei tifosi e, naturalmente, come vede il suo rapporto con la famiglia e le donne.
La storia è toccante, ma in alcuni punti l'ho trovata poco realistica e troppo distante. Non l'ho sentita come qualcosa di coinvolgente, che ti renda partecipe delle azioni, del gioco o della vita del calciatore. I vari episodi, le partite, i litigi si susseguono uno dopo l'altro ma non mi hanno eccessivamente impressionato.
Il mondo del calcio come ci viene presentato ha un'aria patinata, un po' da rivista di gossip. Non dico che effettivamente non sia così come è descritto (le feste, le avventure da una notte e via, gli approfittatori, le donne,...), ma allora doveva essere reso in maniera ancora più viva e di impatto. Invece sembra quasi non si voglia andare oltre un determinato limite e questo non mi ha permesso, come lettrice, di immergermi in pieno nella storia che appunto ho sentito sempre distante e un po' fredda.
Questa distanza è stata acuita anche dal protagonista, Flavio Attoma, il giocatore (anche chiamarlo sempre "il giocatore" l'ha reso più un'idea che una vera persona). Flavio inizialmente è il provinciale che si ritrova a vivere e giocare nella metropoli, circondato da un mondo di Sirene, tanto ammaliatrici quanto pericolose. Ed effettivamente si ritrova in lui questa innocenza, questa purezza d'animo che lo distingue dai compagni di squadra. Col passare del tempo però diventa eccessivamente moralista, tanto da cadere nella superbia. Trova tutti "ridicoli, stupidi e fatui...".... Perché, lui in più punti non lo è? Giudica, punta il dito contro coloro che lo circondano ma lui non è migliore o diverso da loro. Non mi nascondo dietro un dito, l'ho trovato un personaggio odioso, al limite del fastidioso, e più di una volta contraddittorio. Vuole dimostrare alla sua ex di non essere una persona diversa dal Flavio di una volta, ma lui stesso dice di non essere più quello di prima. Giudica le relazione degli altri ma lui stesso sta con una donna sciocca e vanesia che non ama e che usa come palliativo. Si pone continuamente sopra un piedistallo senza averne diritto. E' un protagonista irritante, che non sa farsi amare, neanche nei momenti di maggiore vulnerabilità.
Con un protagonista così il distacco con la storia mi è sembrato ancora più incolmabile.
C'è però un aspetto che mi ha colpita in positivo, ossia il rapporto di Flavio con il calcio, un rapporto ora intimo, quasi amoroso, ora euforico e delirante. Tutto inizia con calcio, tutto finisce col calcio. Lo sport rappresenta il suo inizio, la sua fine ma anche la sua salvezza da una vita che non è più sua.
Per quanto riguarda lo stile dell'autrice il discorso si fa più complesso. Inizialmente non mi piaceva, lo trovavo troppo pesante, troppo complesso, con un linguaggio troppo ricercato. Tuttavia ad un certo punto mi sono resa conto che la storia si leggeva bene, scorreva senza troppi problemi (magari con qualche refuso qua e là). Mi sono quindi ritrovata a riflettere su questa contraddizione. La spiegazione che mi sono data è che forse lo stile e l'argomento non vanno di pari passo. Mi piacerebbe rileggere questa autrice con un altro tipo di storia, con qualcosa di più adatto alla sua penna, che mi giustifichi uno stile così importante.
Voto
Alla prossimaEliza