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Emerge dopo tre anni una denuncia per maltrattamento su minori in una scuola materna. La madre si era dichiarata insoddisfatta delle istituzioni

Creato il 11 ottobre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Triste storia, che emerge a distanza di anni: i fatti risalgono al periodo, presumibile, dal primo dicembre del 2008 al 15 giugno del 2009, come viene riportato sulla stessa denuncia sporta ai carabinieri. La madre accusò una maestra di maltrattamenti sulla figlia di quattro anni. La donna dichiara anche il proprio senso di insoddisfazione per il comportamento delle istituzioni, dai servizi sociali all’Asl.

In questo articolo viene riportato il contenuto della denuncia sporta dalla madre: non si tratta di una sentenza, ma di una versione di parte. L’interesse nostro è che la vicenda si sia conclusa nel modo più chiaro, senza lasciare dubbi. Questa è la prima parte della vicissitudine. Il codice di protocollo del verbale è CRCS28 2009 VD 902798, il codice Protocollo Sdi è CRCS282009902539. La denuncia è stata sporta oralmente e verbalizzata dai carabinieri.

“Di fatto a partire dallo scorso dicembre la bambina, tornata a casa da scuola, mi riferiva in più occasioni di particolari, che hanno in me destato una certa apprensione in merito alle attività che si sarebbero svolte durante le ore di scuola. Particolari di cui mi riferiva, di come la bambina con i compagni di scuola sarebbe solita giocare ‘al dottore’ e di come in un’occasione una maestra  (ometto il nome, ndr.) l’avrebbe pulita”.

La bambina riferiva poi alla madre di aver “imparato a scuola” a non pulirsi dopo aver fatto pipì nel vasino.

La madre, preoccupata, chiedeva informazioni a un’educatrice che lavorava presso una comunità, ricevendo una risposta rassicurante: a quell’età (quattro anni, ndr.), sosteneva l’educatrice, era “normale per i bambini esplorare il proprio corpo”.

Ci sono stati purtroppo degli sviluppi. Il 19 dicembre 2009, com’è riportato sulla denuncia, la bambina veniva ricoverata da parte dei servizi pediatrici del Pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore. La piccola era agitata – proseguiamo trascrivendo quanto riportato nella denuncia, e omettendo i dati personali – perché “a suo dire la maestra le avrebbe fatto del male nelle parti intime. Tuttavia la stessa (la figlia, ndr) è stata ricoverata per tre giorni in Ospedale, finché la madre non ha chiesto la dismissione.

Precisamente la madre dichiara nella denuncia “finché non ho richiesto la dismissione, con la motivazione ufficiale di una gastroenterite, come riferito nella documentazione che non si trova più in mio possesso perché ritiratami da parte dei Servizi Sociali”. I documenti sarebbero stati ritirati da un’assistente sociale.

La madre continua il proprio racconto, riferendo che i problemi della bambina non erano finiti: “Tuttavia da allora, e fin da quando a giugno non ho deciso di cambiare scola – prosegue la madre – in più occasioni mia figlia si era dimostrata disturbata nel suo comportamento; riferendomi in più occasioni di come la maestra (la stessa di cui sopra, ndr.) le avesse in più occasioni fatto male nel toccarla nelle parti intime, riferendo il tutto con fare apprensivo e preoccupato, e dimostrandosi particolarmente poco collaborativa nel riferire a me il tutto”.

La madre allora si rivolge ai servizi sociali del Comune, che la indirizzano da uno psicologo dell’Asl specializzato nelle situazioni degli abusi sui minori. Lo stesso psicologo tra febbraio e marzo del 2009 (dunque alcuni mesi dopo il ricovero in Ospedale, ndr.), aveva avuto quattro colloqui con la bambina, “di cui solo uno in mia presenza” afferma la madre. La quale riferisce le conclusioni dello psicologo: “Non avrei dovuto trattare con la bambina di questi argomenti in quanto, a dire dello specialista, mia figlia avrebbe una fervida fantasia e non saprebbe distinguersi tra reale e immaginario. A tale proposito intendo riferire che il dottore mi diceva di non dare troppo ascolto ai racconti della bambina consigliandomi anche di non richiedere la presenza delle educatrici della Comunità in qualità di testimoni, quando la bambina mi riferiva di certi episodi poco edificanti che sarebbero accaduti a scuola coinvolgendola”.

Quindi la critica della madre verso le istituzioni: “A tuttora mi sento poco soddisfatta del comportamento tenuto dalle istituzioni sia nei confronti miei che soprattutto di mia figlia, sia come scuola allora frequentata da mia figlia che come servizi sociali e altre istituzioni, per cui non escludo neppure che da parte di qualcuna delle istituzioni e dei soggetti su citati sia stata commessa qualche violazione od omissione”.

Così la madre presenta “denuncia e formale querela nei confronti dei responsabili di tutti i fatti già ravvisabili come reati”.

La donna si riserva di volersi costituire eventualmente parte civile e di fornire altresì ulteriori integrazioni e informazioni.

La denuncia si conclude accennando poi a “un’altra vittima del fatto”, un’altra bambina.

Vicenda dunque aspra. Si tratta, ripetiamo, della versione di chi ha sporto denuncia, non di una sentenza.

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