Propongo la ricostruzione di Gino Strada, fondatore di Emergency, che sarà chiaramente di parte, ma al momento è quella che più facilmente ci porta alla realtà. Attenzione, non ho detto verità, ma realtà.
Le forze di sicurezza afghane ricevono una soffiata: nell’ospedale di Emergency a Lashkar Gah, nella provincia di Helmand nel sud dell’Afghanistan, si prepara un attentato al governatore Gulab Mangal. L’attentato è finanziato da un gruppo di talebani nascosti in Pakistan e nell’organizzazione sono coinvolti anche tre operatori di Emergency.
Domenica, alle 16.30 locali, le forze di sicurezza afghane, accompagnate (lo si vede chiaramente in un video) dalle forze internazionali della NATO, il contingente ISAF, irrompono nell’ospedale e puntano diretti al magazzino. Lì, senza nemmeno cercare tra le centinaia di scatoloni, trovano due scatole contenenti giubbotti esplosivi, armi e bombe a mano. Secondo Strada: “già pronte sul pavimento in mezzo al locale”. Gli italiani sono accusati di tramare l’attentato con la collaborazione di alcuni afghani (arrestati con loro) in cambio di un compenso quantificato in circa 500 mila dollari.
I nostri connazionali sono un infermiere, un chirurgo d’urgenza e un tecnico della logistica e da domenica di loro si hanno notizie frammentarie, se non dove si trovino: in qualche edificio a Kabul. Il fermo previsto dalla polizia afghana è di settantadue ore, abbondantemente superate oramai.
Gino Strada, attraverso nervose e dirette frasi a caldo, chiede la liberazione immediata e l’intervento più deciso della Farnesina, che per il momento ha garantito, dopo una lettera del Presidente Silvio Berlusconi indirizzata direttamente a Karzai, la visita dell’inviato speciale del Ministro degli Esteri e dell’Ambasciatore Italiano a Kabul. Visita che si è tenuta ieri, dove i tre italiani arrestati: Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani, sono apparsi in buona salute e non dichiarano particolari problemi, se non la paura per un destino incerto.
La verità possibile, almeno per l’organizzazione umanitaria (e per chiunque si soffermi a pensarci), è che quella zona è una delle più ricche del paese, al confine con il Pakistan e grande produttore di oppio. Un territorio in cui i governatori si alternano a ritmi molto rapidi, proprio perché la poltrona di governatore della zona è molto ambita. Si ricevono pertanto continue pressioni e insistenze ad andarsene quando ci si è seduti sopra. Nel territorio, progetti per uccidere il governatore, dovrebbero essere all’ordine del giorno ed è improbabile che si arrivi a pagare qualcuno, profumatamente, solo per organizzare un attentato. Anche perché, lo vediamo nei nostri ospedali (figuriamoci in zone di guerra ad alto tasso di confusione), entrare con un giubbotto esplosivo, armi o bombe, non sarebbe certo così complicato.
Emergency soccorre sia gli afghani che obbediscono al governo Karzai, sia i talebani; militari, guerriglieri e civili, in particolare i bambini, che generalmente sono i più colpiti e i più indifesi.
Per questo, probabilmente, si è inteso colpire l’organizzazione. Per il suo ruolo di testimone scomodo alle oscure attività di un governo fantoccio, che a quanto pare ha coinvolto (in un modo che DEVE essere chiarito) il contingente internazionale, l’ISAF, la NATO.
I punti oscuri sono tanti, ma come prima cosa è necessario liberare i nostri connazionali, dare loro il diritto di ricevere la tutela legale contro un’accusa, non ancora formalizzata, che li vede nella veste di “combattenti rivoltosi stranieri”. Accusa che in Afghanistan prevede la pena di morte.
Io sto con Emergency e tu?
Dal sito di Emergency:
Domenica 18 aprile. Matteo Dell'Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani Guazzugli Bonaiuti, fino a oggi detenuti in una struttura dei servizi di sicurezza afgani, sono stati liberati, non essendo stato possibile formulare alcuna accusa nei loro confronti.
Finalmente, dopo una settimana d'angoscia, e senza aver potuto beneficiare delle garanzie previste dalla costituzione e dalla legge afgane vigenti, potranno contattare le loro famiglie e i loro colleghi.
Ringraziamo tutti coloro che hanno lavorato insieme a Emergency per il rilascio, in Italia, in Afganistan e nel mondo.
Fonte: Ansa(1), Ansa(2), Corriere.it, La Stampa, Wikipedia