Secondo Derek G. Gray, uno degli autori della ricerca, l’argento viene sfruttato per la decontaminazione dell’acqua da molto tempo. I Greci ed i Romani conservavano la loro acqua in brocche d’argento. Tuttavia, anche se l’argento è stato usato per tenere lontani i batteri con diverse modalità, dalle fasciature alle calze antibatteriche, nessuno lo ha mai usato sistematicamente per la produzione di acqua potabile, forse perché sembrava troppo semplice.
Derek Gray
Gray, in collaborazione con Theresa Dankovich, ha immerso dei fogli di carta da filtro spessa mezzo millimetro in una soluzione di nitrato d’argento. Per la formazione delle nanoparticelle, l’argento è stato ridotto tramite un bagno di boroidruro di sodio, quindi hanno usato la carta per filtrare una sospensione di batteri patogeni (Escherichia coli e Enterococcus faecalis), alla concentrazione tipica di una poco invitante pozzanghera. Il rilascio di argento dai fogli è trascurabile, con valori inferiori a 0,1 parti per milione, attuale limite per questo parametro nelle acque destinate al consumo umano secondo l’EPA e l’organizzazione mondiale della sanità. L’aspetto interessante è che le nanoparticelle di argento permangono sulla carta, anche dopo che l’acqua contaminata è passata attraverso di essa.
Sono sufficienti meno di 6 milligrammi per grammo secco di carta, per uccidere quasi tutti i batteri producendo un liquido che soddisfa ampiamente gli standard fissati dalla americana Environmental Protection Agency (EPA).
La ricerca è stata finanziata dal National Sciences and Engineering Council of Canada (NSERC) e il lavoro fa parte del Sentinel NSERC Bioactive Paper Network.
L’efficacia delle nanoparticelle di argento (AgNP) è già stata dimostrata anche per quanto riguarda la decontaminazione dell’aria tramite filtri a carbone attivo, come riportato in questo abstract.
Dankovich TA, & Gray DG (2011). Bactericidal Paper Impregnated with Silver Nanoparticles for Point-of-Use Water Treatment. Environmental science & technology, 45 (5), 1992-8 PMID: 21314116