Emigranti (più o meno) di successo

Creato il 18 giugno 2011 da Antoniogiusto

Mario Balotelli è certamente il più famoso, controverso, pagato e multato tra gli emigranti italiani del pallone. Di lui, per una ragione o per l'altra, si parla in continuazione. Un giorno segna la prima tripletta della carriera contro l'Aston Villa, quello dopo anziché mirare al «triplo 20» utilizza come bersaglio delle sue freccette i ragazzini del City nel centro sportivo di Carrington, ritorna in campo e cerca di emulare Bruce Lee utilizzando il malcapitato Goran Popov come sparring partner, quindi qualcuno gli prende a sprangate la Maserati. Insomma, di lui sappiamo tutto, anzi troppo. E magari, presi dal suo ultimo battibecco con Rio Ferdinand o intenti a leggere cos'abbia detto a tale Jenny Thompson (escort che pare abbia avuto a che fare con Rooney in passato) ci dimentichiamo chi è stato il primo calciatore italiano a preparare la valigia ed attraversare la Manica per rincorrere un pallone di cuoio.
Una rapida occhiata agli almanacchi, ed ecco svelato il mistero: Attilio Fresia, nato a Torino il 5 marzo 1891, trasferitosi al Reading F.C. per 17 sterline nel 1913. Nel maggio di quell'anno, infatti, i «Royals» discesero in Italia per una tournée nel corso della quale affrontarono le più forti squadre italiane del tempo, a partire dal Genoa di Fresia. Che si mise in luce segnando una doppietta, attirando l'attenzione dei dirigenti inglesi, i quali convinsero il baffuto calciatore a trasferirsi in Inghilterra. La FIGC, però, impiegò alcuni mesi per ufficializzare il cambio di maglia, e così Fresia dovette attendere il dicembre del '13 per unirsi alla sua nuova squadra. Appena il tempo di scendere in campo con le riserve, contro il Croydon Common, quindi un mesto ritorno a casa, prima di salpare alla volta del Brasile per sedere sulla panchina del Palestra Itália, che nel 1942 muterà il nome in Palmeiras.
Fresia non fu però il primo calciatore italiano all'estero, preceduto da Francesco Calì e Vittorio Pozzo, avvistati in Svizzera agli inizi del Novecento. Il secondo non ha bisogno di presentazioni, ma di precisazioni: al Grasshoppers nel 1905-1906, poi il rientro in Italia per indossare la maglia del Torino e vincere due titoli mondiali come C.T. della Nazionale. Calì, nato a a Riposto, in Sicilia, emigrò in Svizzera con la famiglia per cercare fortuna, trovandola come calciatore. Dal 1899 al 1901 in forza allo Zurigo, giocò anche cinque partite con la rappresentativa elvetica prima di tornare in Italia per indossare la maglia del Genoa e quindi trasferirsi all'Andrea Doria, dove rimarrà per dieci anni. Nato centravanti, evolutosi in terzino, fu lui ad indossare la fascia di capitano nella prima partita giocata dall'Italia: contro la Francia, il 15 maggio 1910 a Milano, finì 6-2. Cento e uno anni più tardi, di italiani che varcano il confine per giocare al calcio ce ne sono ancora, ed il Canton Ticino è la meta più ambita: in Challenge League, la Serie B elvetica, Lugano, Chiasso e Locarno vantano la presenza di almeno un paio di italiani in rosa, ma è a Bellinzona (in Super League) che si è sviluppata la più folta colonia. Incluso l'allenatore Carlo Tebi, sono in sette ad indossare la maglia granata, tra cui spiccano Andrea Conti, figlio del grande Bruno e fratello del cagliaritano Daniele, il portiere Carlo Zotti e soprattutto Aimo Diana, cui solo la pubalgia negò un posto tra i ventitré di Germania 2006. Che, nel momento di sollevare al cielo la Coppa del Mondo, giocavano tutti in Italia.
Gli unici azzurri ad aver messo il becco fuori dal Belpaese, quel 9 luglio, erano Gattuso e Materazzi: una stagione a testa in Gran Bretagna, rispettivamente in Scozia con i Rangers ed in Inghilterra all'Everton, prima di far ritorno nella Penisola. E poi c'era Camoranesi, che aveva giocato in Argentina, Messico ed Uruguay, prima di essere naturalizzato però. Dopo quel 6-4 maturato ai calci di rigore, invece, via all'esodo. Cannavaro e Zambrotta scelsero la Spagna sotto forma di Real Madrid e Barcellona quella stessa estate, mentre dodici mesi dopo Grosso accettò le avances del Lione, e Toni andò a vincere la Bundesliga con annesso titolo di capocannoniere con la maglia del Bayern Monaco. Nel 2008-09 a conquistare il Meisterschale furono altri due campioni del mondo, Barzagli e Zaccardo, pedine del Wolfsburg che vinse il campionato proprio davanti al Bayern Monaco, in cui per sei mesi militò Oddo. Eccezion fatta per Camoranesi, tornato in Argentina al Lanús, e Cannvaro, andato a chiudere la carriera con l'Al-Ahli di Dubai, oggi hanno tutti fatto ritorno in patria.
Lippi, condottiero di quella magnifica spedizione, è al momento senza panchina, ma ha le idee ben chiare sul suo futuro: all'estero. Sulle orme di Capello e Trapattoni, cittì come lo è stato anche lui fino allo scorso - disgraziato - 24 giugno e come Zaccheroni, fresco vincitore della Coppa d'Asia alla guida del Giappone. L'alternativa è una squadra di club, seguendo l'esempio di Ancelotti, Mancini, e Spalletti. Ma gli italiani in giro per il mondo con i loro schemi non finiscono certo qui. Dario Bonetti e Roberto Landi si guadagnano la pagnotta nel continente nero, sulle panchine di Zambia e Liberia, emulati da Beppe Dossena, allenatore del Saint George di Addis Abeba. Si muove invece nella penisola araba Zenga, passato dalla panchina dell'Al-Nassr di Riyad a quella dell'Al-Nasr di Dubai.
Ma la carriera di Zenga, allenatore giramondo concessosi in Italia a Catania e Palermo, si è sviluppata prevalentemente in Romania, dove ha stabilito un primato: è infatti l'unico tecnico nella storia del calcio rumeno ad essersi seduto sulle panchine delle tre maggiori squadre della capitale Bucarest, in ordine cronologico Naţional (oggi noto come Progresul), Steaua e Dinamo. Sostituendo la Dinamo con il Rapid ed aggiungendoci CFR Cluj e Politehnica Iaşi, ecco la parentesi rumena di Cristiano Bergodi, chiusa nel luglio scorso con l'approdo in Emilia per allenare il Modena. A proposito di Cluj: la tripletta messa a segno nel 2010 (Campionato, Coppa e Supercoppa di Romania) è figlia del lavoro di Andrea Mandorlini, penultimo italiano su una panchina rumena. L'ultimo superstite è Nicolò Napoli, alla guida dell'Universitatea Craiova, squadra in cui milita Andrea Cossu. E non è l'unico prodotto dello Stivale ancora in età da tacchetti ad essere stato esportato in Liga 1: Roberto De Zerbi, Felice Piccolo e Remo Amadio difendono i colori del CFR Cluj, mentre sull'altra sponda cittadina è da poco approdato Nicola Ascoli, in forza all'Universitatea Cluj. Nel Târgu Mureş ecco un duo tricolore, composto da Luigi Lavecchia e Alessandro Caparco, mentre Simone Cavalli, Antonino D'Agostino e Riccardo Corallo giocano in Transilvania nel Gloria Bistriţa.
Giunti in Transilvania, terra di vampiri e non di calcio, qualcuno penserà di essere giunto al termine del viaggio tra gli emigranti del pallone. Viaggio che, invece, deve ancora toccare gli angoli più remoti globo terracqueo. Giuseppe Funicello, nato ad Agropoli nel Cilento ma cresciuto a Norwalk (Connecticut), dopo essere transitato nelle giovanili della Salernitana ha vestito la maglia del Thor Akureyri in Islanda, ed attualmente milita nell'IFK Mariehamn in Veikkausliiga, massima serie finlandese, così come Marco Matrone: nato a Scafati ma naturalizzato finlandese, gioca nell'Haka dopo aver speso una stagione in Italia tra Arezzo e Sansepolcro. Scendiamo in Mitteleuropa, ed ecco Marco Migliorini: dalla Primavera del Chievo alla prima squadra del Zbrojovka Brno (Repubblica Ceca) nel gennaio 2011; para invece in Ungheria Federico Groppioni, che difende i pali dell'MTK Budapest. Gabriel Sava, anch'egli estremo difensore, ha scelto il Monaghan United, seconda divisione irlandese. E sempre in seconda divisione, stavolta in Scozia, ecco Raffaele De Vita tra le fila del Livingston, mentre Manuel Pascali gioca in Scottish Premier League nel Kilmarnock.
Cambiando decisamente clima, ecco che il nostro itinerario ci conduce a Larnaca, costa meridionale di Cipro. È qui che incontriamo Marco Fortin, portiere dell'AEK. In Grecia, invece, Mirko Savini e Bruno Cirillo compongono la difesa del PAOK Salonicco in Super League, mentre dopo la retrocessione nello scorso campionato Stefano Napoleoni (un triennio in Polonia nel Widzew Łódź) ha continuato la sua avventura con il Levadiakos anche in seconda divisione. In Bulgaria ecco un quartetto italiano, equamente diviso tra CSKA Sofia (Giuseppe Aquaro e Fabrizio Grillo) e Chernomorets Burgas (Michele Cruciani e Alberto Quadri). Con Thomas Danieli (Union Saint Gilloise, terza divisione belga, presidente ed allenatore italiani) e Luca Lodetti (Marsaxlokk, Premier League maltese) si chiude la carrellata europea, volutamente incentrata sui meno noti mestieranti del pallone.
Abbandonato il Vecchio Continente, si può spaziare dall'Australia, dove Marcello Fiorentini difende i colori del Newcastle Jets, agli Stati Uniti, con Simone Bracalello, in forza ai Minnesota Stars. In Asia, dove giocava Manuel Vergori (Cần Thơ, seconda divisione vietnamita) fino a qualche settimana fa, prima di firmare con il Francavilla, possiamo incontrare Raffaele Simone Quintieri, che fa gol in Indonesia nel Semarang United. Ecco infine Fabio Firmani, passato dalla Lazio allo Shaanxi Chanba (Chinese Super League) nel febbraio 2011. Perché la Cina è vicina, così come la Finlandia e lo Zambia, per gli uomini del calcio italiano.

Antonio Giusto

Fonte: Calcio 2000