EMIL NOLDE #arte #pittura #espressionismo

Creato il 13 ottobre 2014 da Albertomax @albertomassazza

Pur essendosi accostato ai principali movimenti d’avanguardia tedeschi dell’inizio del novecento (Secessione Berlinese, Die Brucke, Der Blaue Reiter), la vicenda artistica di Emil Nolde appare come una solitaria ricerca interiore verso la pienezza della forma colore. Nato come Emil Hansen nel 1867, prese il cognome d’arte di Nolde nel 1902, dal paese al confine tra Germania e Danimarca che gli diede i natali. Prima di dedicarsi alla pittura, lavorò come intagliatore in un mobilificio di Flensburg, frequentando anche corsi accademici per perfezionarsi nel disegno. Dal 1892 al 1898 insegnò disegno ornamentale alla Scuola d’Arte Applicata di San Gallo, in Svizzera. Deciso a dedicarsi completamente alla pittura, si perfezionò a Dachau e Parigi, per poi rientrare in Germania dove si avvicinò agli ambienti della Secessione di Berlino. Dalla metà del primo decennio del nuovo secolo, la sua pittura abbandonò l’impostazione impressionista, per sviluppare l’autonomia del colore in senso dinamico e materico, tanto da essere accolto nel gruppo espressionista di Dresda Die Brucke, dal quale però uscì appena un anno dopo, data la sua natura poco incline al cameratismo del movimento.

In questo periodo fu influenzato dal proto-espressionismo di Munch ed Ensor, dal primitivismo di Gauguin e dal colorismo drammatico e inquieto di Van Gogh, punti di riferimento privilegiati di tutta la sua opera.  Nolde sviluppò i temi sacri (La Pentecoste, 1909; il polittico Vita di Cristo, 1911-12; Santa Maria Egiziaca, 1912) nell’essenzialità delle forme e nella crudeltà del colore, interpretando la lezione dei precursori Van Gogh, Gauguin e Munch alla luce dell’esperienza espressionista dresdiana. In ritratti e nature morte è più visibile l’ascendenza ensoriana nel gusto per le maschere e nel senso di horror vacui (Natura morta con maschere, 1911). Nei paesaggi e nelle marine, Nolde tende a dissolvere il dato naturale in esplosioni di colore, ora abbaglianti, ora cupe, fino a raggiungere esiti pressoché astratti che legittimano il temporaneo avvicinamento ai Blaue Reiter (Mare d’autunno, 1910). Un’altra fondamentale tappa per lo sviluppo della sua opera fu il viaggio intrapreso, al seguito di una spedizione scientifica, attraverso la Russia, la Cina e il Giappone, fino alla Nuova Guinea, che gli consentì di approfondire l’interesse per l’altrove culturale e per il primitivismo (Danzatrice indiana, 1917; Paradiso perduto, 1921).

Artista affermato nella tecnica ad olio e nell’acquerello, venne insignito della laurea honoris causa dall’Università di Kiel nel 1926. Con l’avvento di Hitler, nonostante la sua adesione pro forma al Partito Nazionalsocialista, fu ascritto alla schiera degli artisti degenerati, con confisca di oltre mille lavori ed esposizione dei più significativi alla mostra di arte degenerata, oltre al divieto di produrre ed esporre nuove opere. Ciò non gli impedì di portare avanti la sua ricerca che continuò anche dopo la piena riabilitazione successiva al crollo del nazismo, volta verso l’elaborazione dei modi e temi consueti in una maniera sempre più meditata e raffinata. Notevole spessore ha anche la sua opera di incisioni, litografie e disegni, per la quale venne premiato alla Biennale di Venezia del 1950. Morto nel 1956, Nolde è considerato uno dei più completi e originali interpreti dell’espressionismo tedesco.

Emil Nolde Quadri



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