IL LIBRO: «La fine della loro storia, i protagonisti delle vicende narrate in questo libro, non la conoscevano in anticipo. E anche il lettore dovrebbe fingere di non conoscerla, se vuol capire il senso della storia». «Fece fessi tutti»: la frase, niente affatto elegante ma volgarmente efficace, fu usata nel 1949 da Cesare Rossi, uno dei più stretti collaboratori di Benito Mussolini nei primi anni del fascismo, per descrivere l’abilità con la quale il giovane duce, alla vigilia della marcia su Roma, mise nel sacco tutti i maggiorenti della classe dirigente liberale, che avrebbero potuto impedirgli di diventare il capo di un nuovo governo. Giolitti, Nitti, Orlando, Salandra e Facta caddero nella trappola delle trattative condotte separatamente con ciascuno di loro, fra settembre e ottobre del 1922, ognuno pensando di essere scelto come presidente del Consiglio in un ministero di coalizione con la partecipazione dei fascisti. E mentre il duce trattava, il partito fascista mobilitava la sua organizzazione armata per la conquista del potere. Con la violenza delle squadre dominava gran parte dell’Italia settentrionale e centrale e sfidava apertamente lo Stato. Fu così che l’attimo fuggente catturato con la marcia su Roma divenne l’inizio di una nuova era.
EMILIO GENTILE: Storico di fama internazionale, è stato insignito di diversi premi fra cui il Premio Hans Sigrist attribuitogli dall’università di Berna nel 2003 per i suoi studi sulle religioni della politica. Molti dei suoi libri sono stati tradotti in diverse lingue. I suoi studi hanno riguardato temi fondamentali per la comprensione della storia contemporanea, quali la modernità, la nazione, il totalitarismo, il pensiero mitico, le religioni della politica. Docente di storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma, collabora a giornali e riviste. Ha insegnato in Australia, Francia e Stati Uniti.Allievo di Renzo De Felice, dalla seconda metà degli anni Settanta, ha contribuito a modificare in modo radicale la storiografia sul fascismo. Autore del primo studio complessivo sull’ideologia fascista, si è occupato delle strutture istituzionali del fascismo, dell’organizzazione della politica e delle manifestazioni culturali, ma soprattutto ha inaugurato un nuovo filone di studi dedicati al totalitarismo. Con La via italiana al totalitarismo, ma anche con i lavori degli anni successivi, Gentile ha mostrato i limiti dell’interpretazione, proposta fra gli altri da Hannah Arendt, secondo cui il fascismo italiano non sarebbe stato un regime totalitario.Per questo ha spiegato, come fanno gli storici, quindi attraverso le fonti, che il fascismo fu il primo esperimento totalitario della storia perché diede vita ad una nuova forma di dominio politico che interessava tutti gli aspetti della vita di un cittadino italiano. Questo esperimento fu messo in atto da un partito-milizia che ebbe come obiettivo costante l’imposizione del primato della politica su ogni altro aspetto della vita individuale e collettiva della nazione. Sul web sono disponibili varie sue considerazioni sui presunti diari di Mussolini, che Gentile ritiene essere dei falsi.Il 22 aprile 2012 al teatro “La Nuova Fenice” di Osimo è stato insignito del Premio Renato Benedetto Fabrizi.