Solfrizzi, si è scatenata la caccia all’errore.«Mi sono lamentato che invece della 500 ci fosse la 600... È facile parlare da fuori, sul set tutto si fa velocemente. Questo è un tentativo non disonesto laddove ci sono errori non c’è malafede».
Una serie sugli anni 70 è delicata.«Col terrore di non fare e non dire c’è solo la paralisi. Abbiamo provato a raccontare le contraddizioni, la stagione dell’odio. Poi se qualcuno mi dice: “Non ci siete riusciti”, rispondo: “Parliamone”. Accetto le critiche. Non ho certezze».
Ha visto le due puntate?«Alcune cose mi sono piaciute, altre no. Metteremo Gli anni spezzati con altri tentativi che spero verranno. Ma se tutto si risolve in un’aggressione non mi piace».
È stato difficile interpretare Calabresi?«Sì. Da attore ho vissuto le cose in maniera diversa. Non ho verità in tasca, ho provato a restituire la figura di un uomo».
Intervista di Silvia Fumarolaper "La Repubblica"