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Emmanuel Carrère intervistato da Marco Missiroli al Teatro Filodrammatici

Creato il 17 marzo 2015 da Temperamente

Grande imperdibile evento per le sciùre della Milano bene: al Teatro Filodrammatici il grande, affascinantissimo, Emmanuel Carrère incontra il pubblico nel suo tour promozionale per Il Regno; intervistato niente popò di meno che da Marco Missiroli, astro nascente dell’editoria nostrana, in auge al momento per il suo anticonformista (?) Atti osceni in luogo privato.

L’evento è gratuito ma chiaramente la fila è sterminata – obbligo esserci per recitare correttamente la parte di quello/a che ne capisce di libri – è tutta un coro di “ooohhhh” e “aaahh” femminili: nota è la fama del grande scrittore francese, ma anche noto il suo charme, particolarmente atto a colpire il gentilsesso. E poi, diciamolo: anche Missiroli è “un bel manzo”, perciò l’incontro è assolutamente imperdibile. Incredibilmente, si inizia quasi in tempo e, ancor più incredibile, nessuna femme sviene durante l’appuntamento. Buon per me, che Carrère l’ho già visto e incontrato un paio di volte fuor da Milano e che sono venuta perché voglio capire per qual motivo ha deciso anche lui di scrivere un libro filo-cristianoide, temendo già di vedere questo onorabilissimo ècrivain svendersi come il peggior Paolo Brosio sulla via dell’illuminazione della lavanda di Damasco.

Eh sì, perché l’ultimo libro di Emmanuel Carrère, per chi non lo sapesse, è incentrato sulla rilettura del nuovo  testamento, in particolare sul Vangelo di Luca, che è il vangelo del dubbio, dell’incertezza, dell’ipotetico, quello che più di tutti mette alla prova la fede del credente e meno degli altri risulta ad essere un’estesa agiografia della figura di Gesù Crsisto. Emmanuel Carrère dice di aver voluto scrivere, e di esserci probabilmente riuscito, un libro che analizzasse òa figura di Gesù con l’incedere metodologico di uno storico, più che di un teologo o di un religioso; e ha voluto parlare a credenti e non credenti, senza prendere le parti dell’uno o dell’altro, forse perché neanche lui sa bene dove collocarsi in queste categorie. Il suo interesse per la figura di Gesù nasce più di dieci anni fa, quando lo scrittore stava passando un brutto momento di depressione: se in quel frangente si è avvicinato al tema mistico- religioso è stato quasi per caso; e tuttavia questo avvicinamento non è stato decisivo: a tutt’oggi non si definisce un cristiano praticante né un fervente religioso.

Missiroli esalta la scrittura di Carrère per quella che è risaputamente la sua caratteristica: il suo essere costantemente volta alla prima persona, il suo essere così pregna del suo autore, il suo essere così intimista e personalistica. Il gioco letterario di Carrère è quello di narrare le vite degli/di altri attraverso la sua: attraverso le sue esperienze, i suoi amori e i suoi ricordi, che conosciamo altre persone, personaggi, storie e avventure; il modo in cui riesca a mescolare e collegare costantemente suo/altro, senza scadere nell’autoreferenzialità assoluta o nel mero egocentrismo è il segreto della sua scrittura; un segreto riuscito, ben custodito, per cui chi lo legge e lo ama lo ringrazierà in eterno. Missiroli lo prende in giro parlando del suo “regno” – e non di quello cattolico/cristiano fondato dal Nazareno: furbamente, Carrère lo prende in giro maggiormente, rispondendogli che non potrà mai esser tanto vanitoso da paragonare il suo regno con quello divino cristiano. E mentre questo scatena una risata goduta nell’audience, rifletto sul fatto che poi a intervistare Carrère è proprio l’autore di Atti osceni iin luoghi privati, un libro che parla dell’iniziazione educazione sessuale di un uomo, portando sulla piena pagina quel lato intimissimo e ipersoggettivo della vita come le prime conturbanti, ridicole esperienze, e direi che mi sembra una scelta equa.

Ed è così che arriviamo anche allo scandalo de Il Regno: quelle cinque, sei pagine in cui Carrère infila indiscretamente un po’ di pornografia, mediante la descrizione della visione di un video spinto. Episodio del libro che, a detta dell’autore, ha particolarmente colpito la critica e la stampa francese, che l’ha letteralmente subissato di domande al riguardo; mentre invece non ha solleticato quella italiana, che invece non ha, stranamente, sollevato alcun polverone. Questa dfferenza la dice lunga, forse, sulle abitudini e sui paradossi nostri e altrui (la perniciosità francese VS la bacchettonaggine italica) ma ciò che davvero importava era capire perché in un libro che col sesso non c’entra proprio niente lo scrittore abbia comunque voluto mettercelo. La risposta è molto più semplice di quello che si può immaginare: perché il sesso è troppo importante per le vite di noi esseri umani per star al di fuori di un romanzo. E se questo non vi soddisfa, Carrère aggiunge anche che, dato che innegabilmente il rapporto tra sesso e religione cristiana non è mai stato dei più semplici e dritti, era giusto, a parer suo, parlarne un po’ in un libro d’argomento religioso.

Un mio amico e collega libraio mi dice che ormai da anni evita di andare agli incontri pubblici con gli scrittori: sono solo eventi di facciata, la sostanza è altrove. In parte sono d’accordo con lui e annuisco, in parte mi dico che ha ragione, in parte che si sbaglia. E non solo perché lui ormai legge soltanto classici di scrittori morti perciò forse l’unico evento che lo interesserebbe si svolgerebbe al Père Lachaise, ma perché dopo aver ascoltato una grande mente che parla, beh, io sono leggermente sconvolta e ispirata. Tipo, dopo aver sentito nuovamente Carrère, sì, la mia testa brulica di idee e connessioni nuove. E credo sia questo che l’incontro con un grande scrittore – e i suoi libri, ça va sans dire – debba suscitare.

Un cenno alla tv e al cinema con cui Carrère ha collaborato (avete presente Les Revanants?) è doveroso: lavorare per queste produzioni è magnifico, ci dice, perché il peso del prodotto finale è condiviso con altre persone, il lavoro e le sue difficoltà si suddividono con gli altri, mentre invece uno scrittore solitamente lavora da solo, portando la sua croce in solitudo; ma ancor più doveroso è un cenno a Limonov, per cui Carrère ha scritto forse il suo libro più bello, probabilmente: e Limonov è stato incredibilmente contento di questa sua felice (il romanzo ha conosciuto una discretissima fortuna e si narra già di un film a venire) biografia, proprio perché scritta da un autore che non fa parte del suo ambiente, che è ed era oltre la cortina di ferro, e ha potuto dare la sua interpretazione dei fatti e del personaggio Limonov.

Missiroli e Carrère rappresentano proprio una bella coppia di scrittori sul palco dei Filodrammatici di Milano, ma desisto senza ombra di dubbio all’idea di fermarmi per l’autografo, men che meno a quella di passare al firmacopie alla Hoepli il giorno dopo. Lascio i due rincasando con la citazione, tra tutte quelle ascoltate, di Lèvinas

la strada più sicura per arrivare a sè è passare attraverso gli altri.

 


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