Emozionante, adrenalinica, coinvolgente e spacca cuore. La Shifters series di Rachel Vincent

Creato il 13 aprile 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Valentina Coluccelli Emozionante, adrenalinico, coinvolgente e spacca cuore Così è l’ultimo capitolo di questa saga che si chiude lasciando ancora tante porte aperte da varcare, tante vite da raccontare, tante strade da percorrere lungo le quali sarebbe bello poter accompagnare i suoi protagonisti.

La Shifters series di Rachel Vincent è una delle saghe urban fantasy adult più riuscite e piacevoli e ricche che abbia letto, a dispetto dell’edizione da edicola che l’ha confinata di default in una categoria generica considerata inferiore e frivola.  Quando per la prima volta lessi Stray – primo capitolo della serie –, faticai a non confrontarlo e sovrapporlo con Bitten, a sua volta primo capitolo della Women of the Otherworld series di Kelley Armstrong, tanto erano simili per impianto generale, caratteri dei personaggi, relazioni che li legano, dettagli minori (la gabbia, la fame post trasformazione, il ranch, alcune frasi). A differenziare in modo decisivo i due romanzi però era l’atmosfera di fondo, perché alla dimensione di profonda solitudine e cupa introspezione di Bitten, Stray contrapponeva una realtà dinamica e molteplice, e caratterizzazioni meno scomode e spinose, più fruibili e accattivanti. Il romanzo della Vincent sembrava la versione solare, calda, accogliente e americana dell’introspettivo, solipsistico e canadese romanzo della Armstrong. Pur riconoscendo le differenze stilistiche e di contenuto però, rimpiansi di non poter valutare Stray senza l’influenza della precedente lettura di Bitten, che mi impedì di stabilire quale dimensione preferissi della medesima storia, quella con maggior spessore ma ombrosa, oppure quella più godibile e apparentemente più leggera.

Con i volumi successivi la Shifters Series ha acquisito completa indipendenza dall’opera della Armstrong; sia perché nell’intervallo tra la pubblicazione del primo e del secondo volume della Women of the Otherworld series, la Bluenocturne ha fatto uscire tutti i libri della saga della Vincent, sia perché questa ha saputo tratteggiarsi dei contorni nitidi, solidi, brillanti e catturare così tanto la mia attenzione e la mia partecipazione da diventare una delle mie preferite, da immaginarne il seguito a ogni libro concluso e da attenderne con ansia il successivo. Perché quella solarità estroversa, vivace e un po’ frivola del primo volume si è rivelata essere la vera forza di questa serie, anche e soprattutto quando è venuta a mancare. Al Lazy S. – il ranch in cui vivono tutti i membri del numeroso branco di pantere del territorio Centromeridionale – si sta davvero bene, si respirano aria di casa, calore famigliare, complicità e cameratismo fraterni. Così nella quotidianità serena e giocosa, come nei dissapori, nella difficoltà, nel pericolo, nella guerra. E proprio per questo, quando solarità e calore e serenità vengono progressivamente meno – prima con semplici e poco offensivi attacchi politici esterni, poi con dolorose e devastanti perdite – acquisiscono più valore, se ne prova una nostalgia soffocante e il loro ricordo accresce la disperazione e il rimpianto per il triste stato attuale. I tradimenti, gli allontanamenti, le separazioni e le morti di molti, ma soprattutto di due dei personaggi più vicini al cuore della protagonista come a quello del lettore, il fratello Ethan e il padre Greg, lasciano concretamente un vuoto nella narrazione, creano uno strappo che i protagonisti come il lettore non possono ricucire. Fanno male proprio perché si sono apprezzati così profondamente prima, nei momenti più quieti, quando la tragedia era solo una paura indefinita e immotivata. La serie, come accade quasi sempre, non ha mantenuto costantemente un alto livello. Alcuni libri sono apparsi di passaggio, altri preparatori, altri ancora non hanno saputo gestire al meglio il pathos che promettevano. Le scelte dell’autrice non sono sempre state appaganti, soprattutto negli ultimi due libri con l’indecisione affettiva della protagonista, con il poco comprensibile triangolo venutosi a creare, con le morti di personaggi così riusciti da essere vere e proprie colonne senza le quali si è convinti il tetto non potrà che crollare. Eppure la Shifters Series ha saputo mantener assolutamente vivi il mio coinvolgimento e la mia attrazione. È riuscita a farmi piangere per intere pagine senza sollievo (il capitolo in cui Greg Sanders muore è devastante!), a farmi ridere per battute ironiche e alzare gli occhi al cielo per imbarazzanti uscite goliardiche, a farmi battere il cuore per i momenti d’amore e quelli d’incomprensione tra Faythe e MarcNon mi resta che consegnarle un addio un po' nostalgico e una lettera di raccomandazione per ogni potenziale futuro lettore. LA SERIE * SHIFTERS SERIES 1. Stray - Il graffio della pantera (Bluenocturne 2010) 2. Rogue - Il graffio della notte (Bluenocturne 2010) 3. Pride - Il graffio sulla pelle (Bluenocturne 2011) 4. Pray - Graffio assassino (Bluenocturne 2011) 5. Shift - Graffio sull'anima (Bluenocturne 2011) 6. Alpha - L'ultimo graffio (Bluenocturne 2012) L'AURICE Dolce e determinata, sfacciatamente amichevole e un po’ viziata. Rachel Vincent si definisce così, molto vicina, per indole e temperamento, ai suoi amatissimi alter ego del mondo animale: i gatti. Non è un caso quindi che la protagonista della serie “Shifters”, Faythe Sanders, abbia una doppia identità felina. “Trovo i gatti delle creature molto affascinanti, sensuali in modo del tutto inconscio e naturale. E’ vero, spesso si rivelano maliziosi e un po’ arroganti, ma credo che la loro complessità sia esattamente la caratteristica che li rende così adatti a diventare, in un romanzo, personaggi sexy e carismatici”. Sito dell'autrice QUI

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