[...] Il rapporto con i libri non era stato, però, così immediatamente simbiotico. Mi ci ero avvicinata tardi, ai tempi dell’università a Roma quando, per guadagnare qualcosa nella fase del consumismo sfrenato degli anni ’80, lavoravo part time come libraia nella piccola bottega di un vecchio editore locale. A quell’epoca, cominciavano ad affacciarsi delle logiche di mercato che poi avrebbero affossato un certo modo di fare editoria, ma in quella libreria della periferia si respirava ancora un odore di antico, di narrativa vera. Mi piaceva abbinare i colori dei libri, le collane, i formati, ma più di ogni cosa amavo collocare le novità sugli scaffali anche in base all’odore che avevano appena sfornati dalle stamperie. [...]
[...] Avrà avuto più o meno la mia età. Sicuramente, anche lui un universitario. Lo tradiva una borsa a tracolla verde militare da cui fuoriuscivano dei quaderni troppo lunghi con gli angoli piegati. Vestiva alla moda, anche se il taglio di capelli sembrava non volerne sapere di adattarsi alle nuove tendenze dei gruppi musicali in voga in quel momento. I basettoni e una lunghezza troppo eccessiva ne facevano una sorta di caricatura ingabbiata tra due decenni. Aveva sempre un filo di barba incolta che incorniciava un volto spigoloso su cui campeggiava un naso importante, perfettamente equilibrato rispetto al taglio degli occhi. Grandi e nervosi. [...]
Tratto da REALE VIRTUALE di Viviana Picchiarelli
a cura di Costanza Bondi
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