Non sono molti gli elementi che possono fare di una serie, una bella serie. A volte basta anche solo uno di questi per rendere il prodotto interessante e, così, farlo seguire.
Solitamente basta avere protagonista una famiglia, possibilmente complicata.
Oppure si può far partire la storia con una malattia che mette in moto vuoi la vendetta, vuoi una nuova strada da percorrere o vuoi il riavvicinamento con i propri cari, in alternativa anche l'uscita dal carcere va bene, visto che anche in questo caso vendetta, nuova strada e riavvicinamento sono carte da giocare.
A questo punto si può passare ai protagonisti singoli, e allora sai che ci vuole lo stronzo che il pubblico deve odiare e vuole veder affogare nel dolore, sai che ci vuole qualcuno di idolesco da amare, sai che ci vuole quello più complicato e sensibile, se poi è gay ancora meglio così da acchiappare anche quella fetta di pubblico.
Infine, si devono curare i dettagli, creando uno stile personale nelle riprese e puntando sulla musica, che mai come in questi tempi in cui le serie sono diventate più popolari che mai, fanno e subiscono un traino.
Ora, ci possono essere delle serie che usano uno o più di questi elementi, e poi ci sono quelle che decidono di usarle tutte.
Shameless è una di queste, ma se ci aggiungete parecchi milioni in più, un po' meno fratelli da mantenere e una musica che non è solo sfondo sonoro ma vera e propria protagonista a cui tutto gira attorno, allora avrete Empire.
A dirla tutta, quello che dovrete fare, è aggiungerci pure una spruzzata di trash qua e là, e molto, molto colore.
Empire è infatti un black drama da record, capace di macinare settimana dopo settimana sempre più ascolti, in un'ascesa inarrestabile che vede solo in The Walking Dead il rivale da battere.
Il motivo di questo successo?
Temi molto americani, e l'uso, per l'appunto, di tutti quegli elementi chiave che fanno di una serie una serie che non si vuole perdere.
La famiglia protagonista è per l'appunto complicata: Lucious Lyon è il patriarca e il magnate dietro l'Empire Records, casa discografica fondata dopo i suoi successi nel mondo del rap e dell'hip-hop che lo considera ancora una leggenda, un'icona che ha cambiato il volto del genere. Sotto di lui ci sono i suoi tre figli: il serioso Andre, che si occupa del lato finanziario dell'azienda, e i due artisti Hakeem e Jamal, con il primo classico figlio di, viziato all'impossibile, e il secondo -gay- denigrato dal padre e non capito.
Empire usa poi ben due dei tipici inizi esaltanti: la scoperta della malattia (nello specifico la SLA, diagnosticata a Lucious il quale si trova a dover scegliere e quindi mettere alla prova il figlio a cui lasciare il suo impero) e l'uscita dal carcere (nello specifico l'uscita di Cookies, ex moglie di Luciuos e madre dei suoi tre figli, co-fondatrice tramite traffici illeciti dell'etichetta).
Se Lucious diventa così l'uomo da odiare, viscido e doppiogiochista, freddo e calcolatore, Cookies diventa un'idola totale, donna che non le manda a dire a nessuno, che fa dello stile animalié la sua divisa da battaglia ma che soprattutto con la musica ci sa fare, aiutando i suoi artisti -Jamal compreso- ad imboccare il giusto sound.
E così, infine, la musica diventa colonna portante della serie, carica e trasbordante di momenti musicali, con canzoni e pezzi che ha fatto impazzire le classifiche di itunes, curata da quell'altro piccolo genio di Timbaland, e che porta ad amare l'hip-hop/rap anche chi il genere non lo mastica con facilità.
Nella sua scalata inarrestabile, Empire ha visto passare numerose stelle al suo cospetto, da Courtney Love a Patti LaBelle, da Rita Ora a Estelle, fino a Snoop Dog, Jennifer Hudson e Naomi Campbell mettendo così a segno colpi sempre più precisi per acchiappare il pubblico.
Il tocco trash dato da uno stile di ripresa a volte quasi soap-operistico, e quei colpi di scena che strappano anche qualche risata, ne fanno un ottimo prodotto di intrattenimento.
Certo, le incoerenze ci sono, soprattutto nel finale, e la conclusione non è certo delle migliori a livello di sceneggiatura, in cui quanto costruito e distrutto nel mentre sembra essere messo da parte, ma sfido chiunque a non venir preso da una famiglia tanto complicata, da tutti i loro soldi o semplicemente a non venir trascinato da una colonna sonora così d'impatto.
Oggi nella blogosfera si celebra il Black Power Day, causa contrattempo la visione di Cadillac Records che la sottoscritta era chiamata a vedere è stata rimandata, e questo post fa da suo sostituto.
Potete trovare Empire anche nelle pagine di Non c'è paragone, mentre i colleghi blogger sono andati a spulciare in una filmografia molto Black, passate a trovarli:
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