Energia

Creato il 03 ottobre 2010 da Renzomazzetti

BICEFALO - Vuoto o con il cervello? E... il cuore

ENERGIA. = La tragedia di Chernobyl ha suscitato una grande inquietudine in tutto il mondo e in particolare in Europa. Un’inquietudine che tuttora resta viva, a mano a mano che si apprendono notizie di altri incidenti verificatisi negli ultimi mesi sul Continente. Nel nostro stesso paese gli effetti della nube sembrano ancora persistere. L’opinione pubblica è allarmata, soprattutto perché si trova di fronte al combinarsi delle preoccupazioni determinate dagli effetti della nube sprigionatasi da Chernobyl con la più generale ansietà sullo stato di salute del nostro territorio in cui estesi fenomeni di inquinamento mettono in discussione quotidianamente la vita dei cittadini. In molte regioni le misure di sicurezza sono state riproposte, in altre si fatica a trovare una via d’uscita per indicare alle popolazioni come comportarsi di fronte ai problemi più elementari dell’esistenza: bere, mangiare, lavarsi. Siamo giunti ad un punto tale che la tutela dell’ambiente, non solo in relazione al rischio nucleare, si presenta come una priorità in grado di fissare le regole elementari di coesistenza, fra gli uomini e la natura, di una collettività matura e civile. Grandi sono i ritardi. Grandi sono anche le questioni che ci sono di fronte. La questione del nucleare ha suscitato prima ma soprattutto dopo Chernobyl interesse e passione. É giusto e io credo che noi comunisti abbiamo dato prova di grande sensibilità e di intelligenza nell’aver fatto di questo problema uno dei temi centrali del congresso e di aver avuto, dopo li scoppio della centrale in Ucraina, la prontezza e il coraggio di tornare a riflettere e a proporre un esame di fondo. I testi pubblicati da Rinascita e dall’ Unità sono, sotto questo aspetto, la testimonianza di una passione civile ma anche di una ricerca che si interroga sulle nuove prospettive per l’umanità. Sono sul tappeto questioni di rilevante portata. Anche dalla vicenda di Chernobyl, oltre che più in generale da uno sguardo sulla situazione attuale del mondo, noi sentiamo emergere con forza l’esigenza di regole che consentano non solo la convivenza fra i popoli ma avviino una inedita cooperazione su scala internazionale resa necessaria per lo stesso grado di interdipendenza che vincola tutti i paesi. Tutto ciò che è accaduto ha riproposto con grande forza il problema del governo dell’innovazione indicando nuove dimensioni, sovranazionali o mondiali, in cui esso deve potersi esercitare. Lo sviluppo e il controllo della produzione dell’energia suppone coordinamento, scambi di informazioni, decisioni su di una scala rispetto alla quale le misure adottate nei singoli paesi non avrebbero che scarsa incidenza e portata sia ai fini dello sviluppo che a quello della sicurezza. C’è un punto però che riassume in sé tutte le contraddizioni e i problemi che sono stati sollevati in queste ultime settimane. Quale atteggiamento bisogna avere all’indomani di episodi che richiamano vecchie e nuove paure e che ripropongono il tema della qualità dello sviluppo, del rapporto fra scienza e sviluppo – oltre che fra scienza e potere e più in generale fra uomo e natura? Io penso che vadano rifiutate sia le rese sia le fughe in avanti. Occorre invece una valutazione razionale, rigorosa, attenta a tutti gli aspetti di questo immane problema. Non si può sfuggire da un dato indiscutibile; resta il bisogno di energia ed esso crescerà nell’avvenire. Le semplificazioni o le anticipazioni non giovano molto, dunque. Serve viceversa un esame attento della situazione, dei bisogni del paese, assieme alla valutazione approfondita di tutto ciò che può mettere a riparo una comunità da rischi e pericoli attuali o che si protraggono nel tempo. Abbiamo la necessità di pensare ad un paese che sappia fare un ricorso intelligente alle tecnologie e che al tempo stesso sappia governare l’insieme di questi processi. É per questo che abbiamo proposto una conferenza nazionale sull’energia che ci consenta un riesame degli indirizzi e delle scelte. Su questa nostra posizione abbiamo registrato consensi e quindi ci sentiamo vieppiù impegnati alla sua realizzazione e a un suo svolgimento all’altezza dei problemi sul tappeto. Ma di fronte a questioni che investono direttamente la sicurezza di individui, realtà locali oltre che dell’intera comunità nazionale non è necessario anche andare ad un coinvolgimento maggiore del paese? A noi sembra di sì. Ci sono scelte – il nucleare è una di queste -, che riguardano l’economia, la cultura, il destino di questa generazione e di quelle successive. Allora che fare? Come tenere assieme una valutazione razionale con il massimo di coinvolgimento dei cittadini?

Noi abbiamo proposto una legge – e chiederemo anche il sostegno popolare – per l’istituzione del referendum propositivo perché siamo convinti che sia interesse generale che gli italiani possano esprimersi sul merito del problema non limitandosi alle norme e alle procedure per la costruzione di centrali. E’ questa la differenza, veramente di fondo, fra la nostra richiesta di referendum consultivo e quella proposta in queste settimane con i referendum abrogativi. La nostra è una posizione chiara. Una consultazione che permetta alla comunità nazionale di esprimersi sulla sostanza del problema per formare una volontà politica a cui deve contribuire, con il proprio apporto, la stessa comunità scientifica, oggi attraversata da tensioni nuove. C’è chi ci chiede che cosa faremo se non passerà la nostra proposta. Noi ci dobbiamo chiedere invece che cosa fare perché la nostra proposta, cioè la proposta più ragionevole e utile, passi. Certo la grande questione del nucleare richiede una discussione più approfondita. Il progresso non si può fermare, né è possibile limitare l’autonomia di ricerca della scienza. C’è un problema di governo di questo processi che preveda il rischio e l’errore e che si eserciti su scala sovranazionale. E’ necessario tuttavia, non poter sfuggire alla questione ma per allargare il grande tema di uno sviluppo che faccia dell’ambiente una risorsa, non dimenticare le minacce e i pericoli di inquinamento, di deturpazione e di distruzione del patrimonio naturale che hanno tante altre origini e che derivano da tanti altri fattori: in Italia, ma non solo in Italia, c’è una natura aggredita che richiede tutela non per sé stessa ma per dare una prospettiva più civile, più umana per noi e per quelli che verranno dopo di noi. -Alessandro Natta- Rinascita 1986.

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E' ora di smetterla con il gioco dei quattro cantoni... la prevenzione ambientale va potenziata nella Zona del Cuoio!

PRIMA VITA

Con la schiena curva

il capo rivolto in alto

e le braccia

le cui mani

penetrano nella bruciante terra

la forma umana

appare per la prima volta

battendo per assodare la terra

le estremità callose divenute piedi.

Per il soffio possente dell’aria

non ancora forgiata nella parola

si apre il cielo sull’universo.

Due grandi occhi

penetrano nelle affascinanti profondità

cominciando a tessere i primi perché

portando la volontà del sapere

nell’ammasso confuso di un cervello.

-Renzo Mazzetti-


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