Ideatori: Mike White, Laura Dern
Attori: Laura Dern, Mike White, Luke Wilson,
Diane Ladd
Paese: USA
La HBO ci sta provando. Sta cercando negli ultimi tempi di proporre qualcosa di diverso dal genere che generalmente ci si aspetta dalla stessa, senza però ottenere risultati particolarmente degni di nota, se non in negativo. Ci ha provato con “Bored to Death”, che aveva tutti gli elementi per essere interessante – su tutti la rivisitazione in chiave ironica dell'hard boiled letterario – ma che si è poi rivelata tale da guadagnarsi quel titolo a tutti gli effetti. È stata poi la volta di “Hung” che sì, si lascia seguire senza troppi sforzi, ma che risulta a conti fatti assai debole, tanto che l'interesse nel prosieguo va via via scemando.
La HBO ci riprova ora con “Enlightened” affidandosi a Mike White e Laura Dern. Ideatori e produttori esecutivi della serie interpretano rispettivamente i ruoli di Tyler e della protagonista Amy Jillcoe.
Amy, dopo aver divorziato dal marito Levi (Luke Wilson) e dopo essere stata licenziata dall'azienda in cui ha lavorato per 15 anni, la Abbadon, ha un crollo nervoso. Nel tentativo di rimettersi in sesto si iscrive ad uno di quei classici percorsi che producono in serie illuminati dell'ultim'ora, alle prese con la ricerca della pace interiore e con la voglia di imporla al prossimo. Di ritorno dalle Hawaii, quindi, si ritroverà tra la nuova filosofia di vita e quella vecchia, piena di meschinità e delusioni.
Della Dern scrittrice non si sa molto, anche perché non c'è molto da sapere. Di White qualcosina si, invece. In ambito televisivo ha partecipato a prodotti che si sono poi notevolmente imposti, non tanto per la qualità degli stessi, tuttavia, quanto per il target a cui si rivolgevano. “Dawson's Creek” e “O.C.”, quest'ultimo soprattutto, non si distinguono infatti per sceneggiatura e dialoghi, quanto per la capacità di attecchire in maniera particolare su una determinata fascia d'età. È utile sottolineare questo aspetto perché il problema principale di “Enlightened” sembra essere proprio la sceneggiatura. Fin da subito non si capisce bene dove si voglia andare a parare. Vengono mischiate commedia e dramma in una maniera per niente fluente, tanto che si avverte in maniera chiara uno stridio che diverrà poi una delle caratteristiche principali della serie. I continui cambi di registro, sempre troppo netti, sballottano in maniera sistematica uno spettatore che dopo 10 puntate si ritrova più disorientato di prima e con alle spalle una stagione che non è riuscita poi neanche a rendersi così interessante. Salvo alcune puntate singolarmente prese, non a caso dirette da Jonathan Demme, “Enlightened” fatica non poco a trovare un equilibrio attraverso cui raccontare con lucidità storia e personaggi. Non che questi ultimi abbiano in sé un fascino potenziale così spiccato, intendiamoci; Amy Jillcoe, pur cercando di differenziarsi e di rendersi riconoscibile, risulta in realtà assai stereotipata e la scelta di spostare il punto di vista sul “freak” della situazione, di conseguenza, non può concretizzare le sue potenzialità nel mare di cliché che si susseguono sullo schermo. La protagonista non è infatti l'unico stereotipo presente nella serie; ad essere tali sono anche i colleghi e gli ex colleghi di Amy, che riescono proprio per questo ad annoiare in tempi record.
Gli unici personaggi riusciti, e che tengono non a caso in piedi il tutto, sono Levi ed Helen. Entrambi ritagliano parentesi divertenti all'interno della sceneggiatura, ed Helen in particolare risulta il personaggio di gran luna più credibile, grazie anche all'ottima interpretazione di Diane Ladd. Quella di Laura Dern, peraltro figlia della Ladd, è ancor più notevole ma la sostanziale differenza sta nel fatto che di Amy non sono stati delineati tratti in fase di scrittura tali da poter essere esaltati da una seppur eccellente interpretazione.
Amy Jillcoe dovrebbe sì risultare pedante e fastidiosa, ma all'interno di un complesso tale da valorizzare un personaggio simile e in fin dei conti avvicinarlo a chi guarda. In questo caso invece il complesso è assente e non si riesce a provare quasi mai empatia verso il personaggio, peraltro esagerato e fin troppo ingenuo. Al termine quindi non può, il tutto, non risultare noioso, nonostante la breve durata delle puntate. Più che una serie, a tal proposito, “Enlightened” sembra una sit-com e come tale sarebbe invero potuta essere ben più valida. Il cercare ostinatamente, al contrario, di comprimere dramma – peraltro in più di un'occasione riuscito, come quando Amy e Levi si ritrovano nella stanza di un motel illuminata da una luce calda e assai suggestiva – e commedia ostacola enormemente la ricerca di un'identità credibile. L'aspetto comico proposto, peraltro, è assai spiccato (si parlava non a caso di sit-com), quindi il contrasto con il dramma, anch'esso per contro affatto indifferente – si veda l'episodio incentrato su Hellen – risulta davvero eccessivo.
A conti fatti, pertanto, anche questo tentativo di inserire in maniera efficace la commedia all'interno delle proposte HBO si risolve in un nulla di fatto. D'altronde è difficile alquanto credere che l'emittente televisiva di gran lunga più autorevole in fatto di serie televisive non riesca ad individuare un prodotto valido, nonostante sia ormai al terzo tentativo. Questa, tuttavia, è una constatazione priva di qualsivoglia intento accusatorio, perché tanto alla HBO si perdona tutto.