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Enrico De Pedis: diavolo o acqua santa? lo chiediamo a Rita Di Giovacchino

Creato il 19 aprile 2011 da Yourpluscommunication


Ci può tracciare quello che, secondo lei, è il profilo di Enrico De Pedis? e.. Secondo lei, Enrico De Pedis, è una figura estranea alla banda della Magliana?

Rispondo alle tue due domande che in realtà sono una sola…

Enrico De Pedis è l’ultimo vero capo della Banda della Magliana, o perlomeno dei Testaccini, il gruppo che all’interno dell’organizzazione criminale era più organicamennte legato a mafia, massoneria, servizi segreti ed è proprio grazie a ciò che a cavallo degli anni Ottanta, per circa dieci anni, la Banda ha potuto esercitare un pieno dominio su Roma.

De Pedis ha raggiunto l’apice della sua carrriera criminale in giovanissima età. Basti pensare che nel febbraio 1990, quando fu ucciso in via del Pellegrino, a due passi da Campo de Fiori, aveva soltanto 36 anni. Nel 1984, quando è scomparsa Emanuela Orlandi, soltanto 30. Ad accusarlo di aver rapito la quindicenne cittadina vaticana, sparita all’uscita della Scuola di musica che si trova nel complesso della Chiesa di Sant’Apollinare, alle spalle di piazza Navona, è stata due anni fa Sabrina Minardi, che all’epoca era la sua amante. La donna ha ammesso di aver avuto un ruolo negli spostamenti della ragazzina da una prigione all’altra, afferma anche di averla consegnata nei pressi di San Pietro nella mani di un alto Prelato. Il potere di Renatino, spiega, era dovuto al fatto che all’interno della Banda della Magliana lo consideravano “l’uomo del Vaticano”.

Racconta ancora Sabrina che il mandante di quello strano rapimento, ai danni di una giovane che apparteneva alla modesta famiglia di un messo Vaticano, era stato Paul Casimir Marcinkus, potente e solfureo presidente dello Ior, la Banca Vaticana, nei confronti del quale la magistratura milanese emise un mandato d’arresto per il crack del Banco Ambrosiano. Ma, come si sa, lo Stato Vaticano non ha mai concesso l’estradizione e Marcinkus ha continuato a svolgere il suo ruolo di potente banchiere, fin quando nel 1989, proprio l’anno della caduta del Muro di Berlino, non è tornato in America dove ha ripreso servizio nella sua Diocesi in Arkansas.

E’ una storia piena di ombre e di misteri quella di Renatino, che si intreccia con i fondali segreti che in quegli anni costituivano l’humus del terrorismo e dell’espansione a Roma della mafia corleonese. I Testaccini erano fortemente legati a Pippo Calò, il luogotenente di Totò Riina a Roma. Calò gestiva gli investimenti, i rapporti politici e d’intelligence dell’organizzazione mafiosa e riciclava denaro sporco presso gli sportelli dello Ior. Ed è qui che si intrecciano il destino di De Pedis a quelli della piccola Eamanuela, perché i soldi della mafia e della banda della Magliana erano stati inghiottiti dal crack dell’Ambrosiano le cui casse erano state svuotate per pagare tangenti ai partiti, ma anche per finanziare operazioni politiche in vari paesi del mondo a sostegno di governi o forze politiche vicine agli Usa, come in Nicaragua a favore di Somoza o in Polonia, il paese di papa Woytyla, a favore di Solidarnosc.
Ebbene i boss rivolevano indietro i loro soldi e Marcinkus, che forse temeva di fare la fine di Roberto Calvi, avrebbe suggerito di prelevare la bambina per fare pressione nei confornti di Wojtyla, l’unico che forse, con il suo immenso potere, era in grado di risolvere la questione, perchè i soldi della mafia nelle casse dello Ior non c’erano più. Una stoiria ancora al vaglio della Procura di Roma che tuttavia crede al ruolo svolto dal boss romano nel gioco grande della Storia che in quegli anni conduceva verso la caduta del Muro di Berlino.

Una storia che trova sostegno nella singolare circostanza che De Pedis, alla morte avvennuta in strada a saldo di un vecchio regolamento dei conti all’interno della banda della Magliana, ha trovato augusta sepoltura nella Cripta sotterranea di Sant’Apollinare che fino a quel momento aveva ospitato soltanto principi, cardinali pittori e musicisti. Perché De Pedis, il solista del mitra, si trova ancora lì? Una spiegazione ce la dà ancora una volta la Minardi: “Era molto amico del cardinale Poletti”. Che forse aveva un debito di riconoscenza nei suoi confronti, quale? Non lo sappiamo, ma tutto porta a pensare che il boss romano abbia svolto un ruolo di mediazione durante il sequestro di Emanuela tra mafia e Vaticano. E alla fine una accordo sarebbe stato trovato. anche se non è servito a salvare la vita di Emanuela, il cui corpo a dire di Sabrina, sarebbe stato gettato in una betoniera che si trovava in un cantiere a Torvaianica.

Marina Angelo

Enrico De Pedis: diavolo o acqua santa? lo chiediamo a Rita Di Giovacchino
Rita Di Giovacchino è una Giornalista. Per anni si è occupata di cronaca giudiziaria per “Il Messaggero“. Ha seguito da vicino tutti i processi, le inchieste e le grandi tragedie italiane degli ultimi venticinque anni: dal caso Moro alla morte di Falcone e Borsellino. Nel 1994 ha scritto un libro su Mino Pecorelli (“Scoop mortale”, Tullio Pironti) che descriveva l’intreccio criminale-politico di cui rimase vittima il direttore di “OP”. Con “Il libro nero della Prima Repubblica” (Fazi editore) ha ricostruito l’intreccio dei poteri, visibili e invisibili, che hanno caratterizzato e condizionato decenni di vita politica nazionale. Sempre con lo stesso editore, ha pubblicato “Delitti privati ” e “Storia di alti prelati e gangster romani“. Oggi Rita Di Giovacchino scrive per “Il Fatto Quotidiano“.

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